IL RE DEI FIAMMIFERI (di Claudio Tescari)

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indexSoltanto fino a due secoli fa, accendere un fuoco richiedeva una certa abilità e l’uso di strumenti quali la pietra focaia e l’acciarino; una soluzione al problema si ebbe solo grazie ai progressi della chimica. Numerosi inventori, già primi anni dell’800, si cimentarono nell’individuare composti da applicare su bastoncini di legno, che offrissero garanzie di sicurezza ed economicità di produzione. Tra tanti, si ricordano il francese Chancel, gli inglesi John Walker e Charles Sauria e l’ungherese Jans Irinyi. Nel 1832, il farmacista Carlo Francesco Ghigliano, di Dogliani nei pressi di Asti, mise a punto i fiammiferi a sfregamento. Il Ghigliano non brevettò la sua invenzione ed anzi la illustrava a chiunque lo chiedesse, offrendo un raro esempio di disinteresse. In pochi anni e con alcune modifiche alla formula, aprirono in tutto il mondo le fabbriche di fiammiferi, con un successo commerciale che si può ben immaginare. Anche in Svezia furono istallate fabbriche di fiammiferi, tra cui quella di un imprenditore di nome Pèr Edvar Kreuger e di suo figlio Ernest, discendenti di Joann Kroger, fornaio tedesco emigrato in Svezia nel 1710.

Ivar Kreuger nasce nel 1880 a Kalmar dove il padre gestisce due fabbrichette di fiammiferi. La sua carriera scolastica non è brillante e si conclude con il conseguimento fraudolento di un diploma presso il Reale Istituto di Tecnologia di Stoccolma. Il giovane Ivar, che si fa passare per ingegnere, va prima a Parigi, quindi a Londra e partecipa alla guerra Anglo–Boera in Sud Africa come mercenario nell’esercito inglese. Poi si trasferisce in America, dove conosce il magnate Vanderbilt junior e lo convince a finanziare un’impresa edilizia che intendeva aprire in Svezia. Vince un appalto per la costruzione di un intero quartiere di Stoccolma e riesce ad ultimare i lavori in anticipo sul previsto grazie all’utilizzo di strutture in cemento armato, poco sfruttato agli inizi del ‘900. In breve, diviene un leader in campo edilizio ed inizia a contrarre debiti con le banche per acquisire imprese e partecipazioni azionarie in altri settori industriali. Dopo aver assunto la gestione delle imprese di famiglia, ottiene un grande successo dall’aver convinto i produttori di fiammiferi svedesi a consorziarsi in un’unica società sotto la sua direzione, formando un cartello che ben presto s’impone in gran parte del mercato mondiale, con imprese di produzione e distribuzione negli USA, in Inghilterra ed in Giappone. Dopo la fine della Prima guerra mondiale, Kreuger è diventato un finanziere internazionale che concede prestiti agli Stati in cambio del monopolio nella vendita di fiammiferi. Presta 125 milioni di Dollari alla Germania, 42 milioni alla Polonia, 36 all’Ungheria, alla Romania 30 milioni ed altri 45 milioni complessivi a Jugoslavia, Turchia, Lettonia e Lituania. Alla Grecia presta un milione di Sterline ed all’Estonia concede 7 milioni di Corone Svedesi. Sostiene anche alcuni stati del Sud America (Guatemala, Bolivia ed Equador) con 7 milioni di dollari in totale. L’enorme esborso di denaro fu garantito dai titoli di stato che Ivar Krueger diceva di detenere e da quelli che riceveva dai destinatari dei prestiti. Alla fine degli anni 20, la proposta di prestiti in cambio del monopolio dei fiammiferi, fu avanzata anche all’Italia ma Mussolini rifiutò l’accordo proposto. Tuttavia Krueger non rinunciò ai Buoni del Tesoro italiani, facendosene stampare di falsi. Questo era un suo metodo abituale di rimpinguare le riserve a garanzia dei crediti concessigli dalle banche di mezzo mondo. Purtroppo per lui, con la sua intraprendenza negli Stati Uniti, si era fatto un nemico pericolosissimo: il magnate dell’acciaio e banchiere Morgan che mise in allarme le Banche centrali e quelle private. Ben presto Krueger si vide richiedere la restituzione dei prestiti scaduti e chiarimenti sulle garanzie offerte. Intanto c’era stata la crisi economica del 1929, l’insolvenza della Germania di Weimar, le difficoltà finanziarie di molti Stati europei ed i crediti di Kreuger erano in gran parte inesigibili. Il 24 febbraio del 1932, i titoli delle sue società crollarono alla Borsa di Stoccolma e, a catena, persero valore anche in altri mercati borsistici. Alle 11 del 12 marzo 1932, fu convocato presso la Banque de Suede et de Paris per un tentativo di salvataggio del suo impero economico. Ma Ivar Kreuger non vi andò. Nella notte si era sparato al cuore nella sua elegante abitazione in Rue de Rivolì. Aveva 52 anni soltanto e debiti per qualche decina di miliardi di Euro, in termini odierni. Non aveva figli e non si era mai sposato.

Tutto ciò che rimane a ricordare la potenza economica e industriale di Ivar Kreuger è una semplice scatola di “svedesi”.

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