IN DIFESA DELLA VITA. NONOSTANTE LA CORTE EUROPEA (recensione a cura di David Taglieri)

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Mai come oggi è attuale (alla luce della recente sentenza della Corte europea dei diritti umani che boccia l’Italia sulla legge 40 del 2004) un saggio di grande interesse firmato dal giornalista Antonio Socci e da Carlo Casini, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e Presidente del Movimento per la vita italiano   (da non confondere con Pierferdinando, che per questi temi non nutre particolare curiosità intellettuale…).

In Difesa della vita. Legge 40, fecondazione assistita e mass media (Edizioni Piemme, 2005, pagg. 149) costituisce un’analisi dettagliata della legge 40 sulla fecondazione assistita, che per alcuni rappresenta un buon compromesso fra cattolici e laici, per altri una reciproca sconfitta da entrambi i punti di vista.

Il libro intende innanzitutto dimostrare che tutti i principi inerenti alla vita non sono norme dogmatiche imposte dalla Chiesa ma derivazioni sacrosante del diritto naturale, che poi la Chiesa, attraverso il buon senso e con la collaborazione fra fede e ragione, ha saputo fare proprie.

Il ricordo va ad un grande intellettuale della sinistra dialogante ed intelligente come Norberto Bobbio, da sempre definitosi antiabortista, il quale da sinistra difende il più debole, e da difensore dei diritti dei più deboli dice che fra mamma e bambino il più debole è il secondo.

Socci lo cita:  “…mi stupisco che i laici lascino ai cattolici il privilegio e l’onore  di affermare che non si deve uccidere.”

Ed infatti la premessa  è dedicata proprio a lui, che viene considerato il reale ispiratore – a sua insaputa – della legge: i presupposti etici e filosofici della legge si richiamano al diritto naturale, ai laici, agli atei che hanno a cuore la difesa della vita.

Il problema è la contrapposizione cattolici–atei, come se certe battaglie fossero patrimonio della religione, quando in realtà le stesse proteggono e preservano l’umanità tutta.

Bobbio, ancora, considerava i tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale, essendo gli altri due – quello della donna e quello della società – derivati.

La parte prima del libro è dedicata al pensiero unico dei giornali, largamente e diffusamente a favore della pista laica, meglio dire laicista, se non vogliamo che il linguaggio sia addomesticato dall’ideologia.

I radicali e la mentalità progressista sbandierano gli effetti curativi della marjuana, dimenticando però, affermano gli Autori, che marjuana e cocaina oltre a devastare il cervello, alterano la fertilità maschile e femminile.

La legge 40 ha voluto regolare la pratica della fecondazione artificiale, ponendo, però, dei limiti etici e di buon senso – come diceva Luciano Violante attuale deputato Pd – alla ricerca tecnico scientifica, perché gli embrioni non sono cose, ma esseri umani.

Il fronte scatenatosi contro la legge 40, a sostegno dei referendum, è ideologico, perché usando come alibi donne  e malati vuole a tutti i costi abbattere ogni riconoscimento per l’embrione, come fosse mera dottrina di Chiesa.

Ecco la strategia drammatica propinata dai radicali fin dagli anni ’70: squalificare moralmente quanti si oppongono alle presunte conquiste civili targate Pannella… E soprattutto accostare i non credenti al radicalismo, alle teorie libertarie, alla morte del diritto naturale, con la scusa che nessuno sarebbe in grado, nell’ottica relativistica, di decidere cosa è bene e cosa è male.

Tranne poi assoldare in qualsiasi momento i cosiddetti cattolici adulti…

La seconda parte di In Difesa della vita è dedicata ai retroscena del referendum, in una conversazione fra Socci e Casini, con i riflettori puntati sullo scontro politico, sulle idee della società civile, sul comportamento dei media, dei giornali e dei comunicatori di massa.

Il libro ha scopo divulgativo ma non manca approfondimento e passione nella trattazione degli argomenti: un vademecum per affrontare da un altro punto di vista la difesa della vita, un’indagine che svela i meccanismi settari di disinformazione, attuata soprattutto dai mass media, per negare il diritto alla vita dei più deboli e senza voce.

Se peculiarità della destra tradizionale dovrebbe essere quella di garantire la vita dal concepimento sino alla morte naturale nonché la centralità della persona; se caratteristica della sinistra fosse veramente quella di difendere i più deboli, questo tema allora dovrebbe unire tutti…

Perché la vita è pre-politica, e non si possono affrontare altri argomenti se prima non si tutela il valore p

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