ISRAELE SAPEVA DEI TUNNEL, MA BARACK OBAMA NE FERMO’ LA REAZIONE (di Pio Pompa)

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Senza parole
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Dal Foglio di martedì 5 agosto 2014 (pag. 3) leggiamo e volentieri pubblichiamo:  “In un articolo apparso il 24 luglio sul sito al Monitor veniva ventilata la possibilità che possa essere istituita, al termine delle operazioni di terra dell’esercito israeliano a Gaza, una commissione d’inchiesta sul fatto che l’intelligence israeliana fosse all’oscuro della enorme rete di tunnel realizzata, negli ultimi anni, dai terroristi di Hamas. Tre i quesiti posti: “Hanno fatto qualcosa le forze di sicurezza e d’intelligence israeliane sulla minaccia senza precedenti dei tunnel? E, se sì, i risultati sono stati inoltrati ai vertici politici? In tal caso perché essi non hanno agito di conseguenza?”. Il tutto in presenza, come ha fatto notare ad al Monitor un anziano membro del gabinetto di sicurezza israeliano, della possibilità che oltre duemila commando di Hamas potessero, attraverso i tunnel, materializzarsi improvvisamente nel sud d’Israele procedendo al massacro di migliaia di cittadini israeliani. “Sennonché – raccontano al Foglio fonti d’intelligence – la proliferazione di tunnel nella Striscia di Gaza, che secondo alcuni sarebbe stata maldestramente ignorata, in realtà era nota da tempo. Le prime informazioni vennero acquisite nella seconda metà del 2012 e un quadro preciso dell’intera rete, composta da oltre 40 tunnel, venne redatto alla fine del 2013. Per tutelare il dispositivo humint (human intelligence), attivo a Gaza, venne deciso di trattare il dossier con il più alto livello di segretezza trasmettendolo in visione solo al primo ministro, Bibi Netanyahu, e, a distanza di qualche giorno, al ministro della Difesa, Moshe Yaalon. Entrambi, al fine di evitare una reazione militare immediata che sarebbe stata richiesta dato il rischio mortale che correva Israele, ritennero di prendere tempo evitando di informare il Consiglio dei ministri e la Knesset. Ma la questione era veramente troppo delicata e non poteva essere taciuta a lungo. Netanyahu e Yaalon decisero di coinvolgere, sul dossier, anche il Consiglio dei ministri e il gabinetto di sicurezza. Alla fine del marzo scorso, il Mossad ricevette l’incarico di sondare sull’argomento la Cia per valutarne le reazioni, verificare se avesse o meno dei file aperti sull’argomento e attivarla nei confronti di Washington. Dopo poco tempo, il funzionario della Cia delegato a mantenere i contatti con i suoi omologhi del Mossad fece sapere che sia il presidente, Barack Obama, sia il segretario di stato, John Kerry, erano stati messi al corrente della minaccia imminente che i tunnel di Hamas rappresentavano per lo stato e il popolo israeliani. Ma, dopo un primo moto di reazione, la loro sola preoccupazione sarebbe stata quella di impedire a ogni costo che a Gerusalemme maturassero l’idea di un intervento militare proprio quando si stavano compiendo passi significativi di distensione con l’Iran attraverso una lunga serie di colloqui segreti bilaterali che tuttora continuano a precedere le trattative sul nucleare iraniano. Fu sempre un funzionario della Cia a confidare ai vertici del Mossad come la cosa più importante per Obama, ‘quasi un’ossessione’, fosse quella di ‘passare alla storia come il presidente che era riuscito nel capolavoro politico di condurre Teheran verso un processo di apertura e collaborazione con l’occidente contribuendo alla pace mondiale e alla stabilizzazione del medio oriente’. E’ sull’altare del dialogo con l’Iran che avrebbe sacrificato anche il popolo siriano lasciandolo nelle mani di Bashar el Assad. Ecco perché Netanyahu trovò un muro nell’affrontare formalmente con Washington il dossier dei tunnel realizzati da Hamas. Un muro che scricchiolò appena sotto le prove evidenti e dettagliate fornite da Gerusalemme. Da qui la richiesta avanzata da Obama di procrastinare, nonostante la minaccia che incombeva su Israele, ogni iniziativa militare che di certo avrebbe riverberato i suoi effetti sulle trattative segrete con l’Iran”. Per questa ragione Netanyahu avrebbe concesso a Obama, sottolineando l’ennesimo, estremo sacrificio compiuto dal proprio paese, alcuni mesi di tempo per poi procedere senza indugi a un’offensiva contro Hamas e la sua letale rete di tunnel denominata con poca fantasia “il sentiero di Ho Chi Minh”. Poi le cose sono precipitate e di certo Tsahal non si ritirerà prima di aver distrutto tutti gli oltre 40 tunnel trasformati in una trappola mortale per i soldati israeliani e in avamposti per i terroristi di Hamas ed Ezzedin al Qassam destinati a colpire nel cuore d’Israele. Gli stessi che hanno scientemente lasciato allo scoperto le donne e i bambini palestinesi nascondendosi come talpe nella loro rete di tunnel realizzata sottraendo più di 150 milioni di dollari agli aiuti umanitari (compresi quelli italiani) destinati, tra l’altro, a scuole e ospedali.”.

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