KEKKO DEI MODA’ (di David Taglieri)

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modàIn un’epoca come quella attuale permeata di relativismo, è bello scoprire che c’è ancora qualcuno pronto a interrogarsi sulla vita e sulla morte, e sull’esistenza di Dio, formulando le proprie domande sulle note del rock e del pop.

Magari sfruttando la propria passione per le armonie e per le suonate, conciliandola con l’attenzione per dei testi che sono lontani dal pessimismo e dal vittimismo, vezzo di molti sedicenti cantautori di italica tradizione.

Nella musica di Francesco e dei Modà c’è la ricerca del bello, l’analisi dell’amore non visto con la prospettiva dell’egocentrismo e del “sesso prodotto da consumare”, ma come progetto di vita e di viatico verso l’infinito.

Piangersi addosso e prendersela con Dio e con gli altri è una brutta consuetudine, figlia di certi artisti e che emerge oggi dai vari X Factor; e invece è tanto più avvincente quanto difficile stimolare i giovani a prendere lezione pure dalle prove e dalle sconfitte.

Non è un caso che il regista del film Bianca come il Latte… e lo stesso autore del libro Alessandro D’Avenia abbiano scelto  le melodie dell’ultimo disco del gruppo per far da colonna sonora al loro lavoro.

Lo scorso anno uscì “Come un pittore”, testo molto positivo sui colori della vita, una giusta trasposizione della pittura in musica, “…verde come la speranza, azzurro come il cielo, blu come la notte, l’aria che puoi solo respirarla”.

Bella collaborazione con Jarabe de Palo; è di questa primavera la canzone “Se si potesse non morire” che affronta situazioni legate alla brevità della vita, alle emozioni che senza qualcosa di grande rischiano di offuscare la mente, al pensiero della Bellezza nelle cose, al tempo per viaggiare, alla maternità e alla paternità: “…se si potesse nascere ogni mese per risentire la dolcezza di una madre ed un padre”.

La fede…se si potesse regalare un po’ di fede a chi non crede più nel bene e nel male, trapela dal resto del brano.

Checco dei Modà vive un percorso di avvicinamento alla Fede, tenta di scardinare l’assioma secondo il quale per essere grandi tutti i musicisti si drogano. Per lui prima dei concerti c’è spazio solo per preghiere e corse; crede in Dio e gli parla continuamente, convinto di una Vita dopo la vita; non contesta la Chiesa ma aspetta ancora prima di rientrarvi; nel mondo c’è tanta libertà di pensiero ed è giusto che tutti si esprimano. Dunque anche la Chiesa.

Un tempo – egli dice – il catechismo era obbligatorio, e si domanda se la facoltatività possa aver indotto molti ad allontanarsi. La multietnicità delle città da una parte e il relativismo dall’altra delimitano uno spazio difficile, dove poter recuperare fede e tradizione.

Cantare in pubblico, con passione e fede, può creare uno slancio verso l’Assoluto e un’energia per gli altri. Nel suo piccolo, Checco tenta di dedicare il suo lavoro a qualcosa di Alto, e come si può sentire nel connubio testo-musica, c’è la volontà di ritrovare il Bello, e quindi il Vero.

Ancora crede nel pranzo della domenica in famiglia (trasgressione oggi) e nell’Angelo Custode, nel Bene che se fai ricevi indietro… per il resto tanti dubbi che però intende approfondire. Sa per certo che ha un Angelo Custode, lo zio che ha perso troppo presto e che conversa con lui continuamente.

Ma il gruppo non si ferma. E’ recente il pezzo “Gioia”, dove si parla di discese apprezzate dopo lunghe salite e di rispetto per i morti, per gli anziani e per l’esistenza a tutto tondo.

Buon piazzamento all’ultimo Sanremo. In realtà la loro canzone, che meritava di vincere, si è collocata al terzo posto, mentre a nostro avviso le altre due davanti avevano ben poco da dire, ma si conformavano bene alla moda del momento: il pessimismo dilagante.

E invece con i Modà ogni pezzo è una gioia o perlomeno rappresenta l’umiltà di cercare il Bello.

Il percorso verso il Paradiso -dice- non sarà semplice, ma la vita, le canzoni, il superamento dei limiti umani sono una partita tutta da giocare, il vero Festival da vincere…

2 Commenti

  1. Bene David! Fai tuo l’ ottimismo che trapela dalle canzoni dei Moda’ e fai bene. Di qualsiasi fede siamo partecipi abbiamo il dovere di non spengere mai la speranza, embrione di ogni piccolo o grande sviluppo e che aiuta l’ uomo, nella sua effimera presenza su questa terra, a lasciare un po’ di sé per il bene universale.

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