LA MORTE ROSSA. STORIE DI ITALIANI VITTIME DEL COMUNISMO (Il Corriere del Sud)

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8831784986.jpg “La mort e rossa” (Dario Fertilio, Marsilio Editori S.p.A., Venezia, 2004, pagg.375) nasce da un’intuizione straordinaria. Finchè si parlerà delle vittime del comunismo in termini puramente generali, non si potrà comprendere a sufficienza l’abisso di orrore che esso ha rappresentato per milioni di uomini e di donne.

Come le memorie di Anna Frank hanno aperto non solo le coscienze ma anche i cuori e la sensibilità di intere generazioni sui crimini del nazismo, così le singole storie di vita, spezzate e distrutte dal comunismo, aiuteranno a gettare un po’ di luce sulla più grande utopia istituzionalizzata che la storia dell’umanità abbia mai sperimentato. L’assurdità dei nostri tempi, infatti, consiste nel fatto che mentre sessanta anni di educazione civica e storica hanno portato alla generale esecrazione del nazismo, non altrettanto è avvenuto o sta avvenendo per il comunismo. Anche se, come noto, a voler f are un bilancio puramente quantitativo le vittime del socialcomunismo ammontano a 100 milioni contro i 6 milioni del nazismo. Non solo. In Cina, nella Corea del Nord, a Cuba, le prigioni conoscono ancora detenuti per reati di opinione o di professione religiosa. In Cina e in Corea del Nord i campi di “rieducazione al marxismo” funzionano a pieno ritmo.
Nonostante tutto ciò, l’Autore nota come possa accadere di frequente che in un mercatino di Praga o di qualche altra capitale dell’Est la gente con naturalezza si fermi ad acquistare gadget riproducenti simboli del vecchio potere sovietico, per non parlare di magliettine con il volto austero del Che
Evidentemente la gente comune avverte in modo completamente differente le due ideologie mai infatti si sognerebbe di fare simili compere con l’armamentario del nazional-socialismo! Diverso dunque è l’approccio culturale con cui la scuola, i mass media e l’intellighenzia in generale affrontano il comunismo – con un’intentio absolvendi – e il nazismo – con un’intentio damnandi -.
La postfazione del libro, a cura di Frediano Sessi, va al cuore del problema: perchè questo diverso atteggiamento ?
Il comunismo sembra fondarsi su un’ideologia universalistica e umanitaria, anelante alla felicità dell’umanità, e questo per molti è bastato, e basta, a salvare il “buon proposito” dalle sue realizzazioni pratiche, considerate semplicisticamente come deviazioni.
In realtà proprio queste “deviazioni”, rispetto ad una presunta utopia “buona”, costituiscono l’ essenza di ogni socialismo di stampo marxista. Il comunismo, infatti, dovunque e in qualunque tempo per affermarsi ha avuto bisogno di un nemico da abbattere.
La vittoria dell’utopia è passata innanzitutto per la disfatta e l’eliminazione fisica di una parte del popolo (cento milioni?), definito di volta in volta come “borghese”, “traditore”, “reazionario”
Questo falso umanitarismo ha ingannato molte persone in buona fede, non solo indebolendo la reazione di chi comunista non lo è mai stato ma anche trascinando nel vortice ideologico le vite di tanti giovani sognatori.
“La morte rossa” è una galleria di venti vite spezzate, quasi tutti giovani anarchici italiani, che negli anni ’30 e ’40 cercarono o sognarono l’Unione Sovietica come il paradiso in terra. A volte non seppero neanche il perchè della loro condanna: una mezza frase contro Stalin o semplicemente il fatto di essere Italiani.
Comunisti italiani sparivano nel nulla dei gulag siberiani perchè accusati dai sovietici di essere anti-stalinisti; comunisti italiani finivano nel nulla dei gulag adriatici perchè accusati dagli Jugoslavi di essere filo-stalinisti. Preti spariti nel nulla dell’Albania di Enver Hoxha perchè preti, e per di più italiani
E poi ci sono le storie di quelli assassinati in Italia, dai partigiani nel triangolo rosso dell’Emilia. Nel viaggio verso il buio questi uomini spesso furono accompagnati dalle loro donne, colpevoli solo di aver amato l’uomo sbagliato.
E’ un libro terribile ma importante quello di Dario Fertilio, perchè consente al lettore non soltanto di comprendere, ma di “sentire” l’odore, macabro, della morte rossa. Che, in fondo, non è tanto diversa da quella “bruna” dei nazionalsocialisti, perchè se il male estremo esiste ” allora potrebbe essersi servito del comunismo o del nazismo allo scopo di realizzare i suoi progetti distruttivi. Questo spiegherebbe perchè, dentro ai gulag e ai lager, la ferocia alla fine sia degenerata, scalando picchi estremi di crudeltà assoluta, in realtà senza scopo. Forse non c’era altro obiettivo, nei piani di sterminio, se non l’annientamento del bene“.

Roberto Cavallo

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