Le Nazioni, nella prospettiva del gesuita padre Taparelli d’Azeglio (1793-1862), si formano alla luce della storia e del senso comune.
Concezione realista che si contrappone a quella romantica e risorgimentale di Nazione come bene comune supremo, cui anche la fede e spesso anche la ragione devono inchinarsi. Uscito nella primavera del 1848, durante i giorni della insurrezione di Milano contro il governo imperiale asburgico, il saggio suscitò subito reazioni polemiche da parte dei liberali e dei mazziniani.
L’introduzione di Giuseppe Bonvegna colloca il lavoro del padre Taparelli all’interno del dibattito fra le culture politiche del suo tempo — e anche di quello odierno —, situandolo altresì storicamente nel complesso frangente risorgimentale in cui vede la luce.
Padre Luigi Taparelli d’Azeglio, S.J. (1793-1862), torinese, è uno dei più noti e brillanti filosofi e sociologi conservatori del primo Ottocento.
Giuseppe Bonvegna, milanese, è ricercatore e docente di Antropologia Filosofica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.