L’ELOGIO DELLA COSCIENZA. LA VERITA’ INTERROGA IL CUORE

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elogio della coscienzaE’ possibile che oggi la fede sia vissuta come un peso così grave da essere ritenuta sopportabile solo a nature particolarmente forti?  Perchè l’uomo non è più capax Dei, ma avverte nel profondo quel male del vivere che è scacco della sua stessa tensione divin a?  L’uomo si mostra perdutamente calato nel suo solo individualismo, dove la verità è gioco di prestigio di maggioranze,  e mai accessibile; la libertà diviene visione arbitraria, la coscienza un’istanza chiusa in se stessa. L’uomo così ridotto non può che avvertire la lontananza di Dio, “… vede in se stesso il grande distruttore del mondo, un prodotto infelice dell’evoluzione. E in realtà, l’uomo che non ha più accesso all’infinito, a Dio, è un essere contraddittorio, un prodotto fallito: qui appare la logica del peccato… facendosi indipendente dall’Amore l’uomo si è separato dalla vera ricchezza del suo essere, è diventato vuoto…”.

Sono alcuni degli interrogativi e delle considerazioni che compaiono nell’  “L’elogio della coscienza. La Verità interroga il cuore” (Cantagalli, Siena, 2009, pagg. 176, euro 13,50), il libro che raccoglie diversi interventi inediti del Card. Ratzinger, tratti dalla sua ricca e illuminante produzione teologica. Si comincia con l’elogio della coscienza, per poi affrontare il tema del relativismo nelle democrazie moderne, riportando un pò di ordine sui tanti quesiti che si pongono all’uomo moderno.

Nella seconda parte, l’autore indica San Tommaso d’Aquino come testimone e maestro della ricerca della verità, mentre nella terza affronta, fra l’altro, la questione controversa circa la vocazione ecclesiale del teologo, per poi dedicare splendide pagine alla “nuova evangelizzazione”; in particolare alla struttura e al metodo che dovrebbero caratterizzarla, prima ancora dei contenuti.

Il libro e’ pervaso dal respiro profondo del cristianesimo, che attraversa secoli e ideologie appunto perchè  “…il dato essenziale, dal quale si deve partire, è e rimane la visione biblica dell’uomo, formulata in modo esemplare nei racconti della creazione. La Bibbia definisce l’essere umano, la sua essenza, che precede ogni storia e non si perde mai nella storia”.

Il Card. Ratzinger sviluppa la sua riflessione partendo dalla seguente esortazione di John Henry Newman, un pensatore protestante del XIX secolo convertito al cattolicesimo: “Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo pranzo, cosa che non è molto indicato fare, allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa.”.

Questa espressione potrebbe prestarsi a facili  equivoci: la preminenza della coscienza  – e in ultima analisi del soggettivismo – sul magistero e sull’autorità. La riflessione del Card. Ratzinger prende dunque il via da tale eventualita’  per fugare ogni possibile equivoco. 

Scrive il Papa: “Non esito ad affermare che quella di verità è l’idea centrale della concezione intellettuale di Newman; la coscienza occupa un posto centrale nel suo pensiero proprio perchè al centro c’è la verità. In altre parole, la centralità del concetto di coscienza è in Newman legata alla precedente centralità del concetto di verità e può essere compresa solo a partire da questa.”

Non a caso in occasione della sua elevazione al cardinalato, Newman confessò che tutta la sua vita era stata una battaglia contro il liberalismo. Potremmo aggiungere: anche contro il soggettivismo nel cristianesimo, quale egli lo incontrò nel movimento evangelico del suo tempo e che, per la verità, costituì per lui la prima tappa di quel cammino di conversione che durò tutta la sua vita.

Anche se la crisi di identita’ dell’uomo moderno nasce dall’essersi volontariamente allontanato dal suo Creatore, per fortuna resta la coscienza. In ogni civilta’, cosi’ come in ogni singolo uomo, c’e’ un nucleo di verita’ – per quanto offuscato possa essere – che viene continuamente richiamato alla memoria dalla coscienza. Il Card. Ratzinger spiega che funzione dell’Autorità è aiutare a mantenere vivo tale ricordo della verità: il Papa e il magistero non impongono nulla dall’esterno, ma custodiscono la memoria – spesso labile – su cui si fonda la nostra fede. Il rapporto fra coscienza e verita’ e’ come il rapporto esistente fra l’occhio e la luce: il primo ha bisogno della luce per vedere. La coscienza ha bisogno della luce della Verita’ per poter discernere e per non perdersi in un vuoto soggettivismo. Il fatto cristiano – ecco il ruolo del magistero – deve allora essere continuamente difeso dalle minacce di una soggettività dimentica del proprio fondamento e dalle pressioni del conformismo sociale e culturale.

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