L’ESPERIENZA DELLA PANDEMIA CI AIUTERA’ ? (di David Taglieri)

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Si apprende dal die Welt che in occasione della reunion annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ la cancelliera tedesca Angela Merkel ha promosso una campagna per un trattato internazionale che metta nero su bianco i parametri per affrontare nuove ed ulteriori emergenze. 

Dunque l’unico modo per stroncare un eventuale ritorno della crisi pandemica potrebbe tradursi in uno strumento giuridico in grado di arrestare sul nascere i segni di un ipotetico virus figlio dell’attuale o teoricamente e sostanzialmente altro e differente con il mezzo della prevenzione. 

Sembra una frase fatta ma davvero prevenire è un fattore migliore rispetto alla cura. Anticipare gli eventi, anche se alcuni non sempre si sostanziano e prendono forma, e’ un buon modo per studiare, approfondire, far si che la scienza e la politica e tutti i settori coinvolti nella gestione della guerra al virus siano preparati. 

E’ inutile ricorrere alla scaramanzia, chiudere la mente o cambiare canale quando ascoltiamo queste informazioni: la tentazione e’ umana, ma uno dei grandi errori nella gestione e nella lotta a questa piaga e’ stata proprio quella di farci trovare impreparati. 

L’ auspicio di tutti è che la Cancelliera si stia sbagliando, ma se non vogliamo vivere eventuali ed aggiuntive crisi interne, interiori, legate alla vita di tutti i giorni, dovremmo avere l’ abilità di riproiettarci in un altro modo di vivere, mantenendo la prudenza, e ricominciando allo stesso tempo a coltivare la socialità; spingendo un po’ di più sull’acceleratore, senza andare a sbattere. 

Adesso la sfera relazionale deve essere agevolata, stimolata, attivata: la nostra salute passa dalla testa e dal corpo, due elementi che interagiscono. 

In tal senso si apprende dal sito dell’Ordine degli psicologi del Veneto l’esistenza di un vademecum pratico per psicologi e psicologhe al fine di affrontare nel miglior modo possibile le nuove sfide legate al Covid. 

E quali sono invece gli elementi che noi dovremmo riconsiderare in questo momento? 

Prudenza comportamentale, slancio nel riprendere a coltivare una vita all’aperto e in mezzo alle persone ma soprattutto il tentativo di ripensare un ritorno alla normalità, perché la parola da non dimenticare è vivere, non sopravvivere. 

Proprio per questo va bene pianificare sul lungo periodo e incominciare a prefigurarci la possibilità di tamponare nuove urgenze con strumenti che nel frattempo dovrebbero essere più strutturati ed attrezzati di esperienza e studio. 

Su le Figaro, ad esempio, ci si domanda quando abbandoneremo la mascherina: speriamo presto, perché la relazione sarà totale anche nella lettura degli sguardi, delle labbra, delle intenzioni e dei pensieri. 

I muscoli del viso torneranno a rilassarsi, e gli occhi non resteranno le uniche bussole, seppur affascinanti, per comunicare ed interpretare. 

Non vorremmo abusare della parola pazienza, vorremmo soltanto eliminare quanto prima distanziamenti e paranoie. Vorremmo soltanto il distanziamento dal virus, primo passo per la sua eliminazione. 

I tempi sono meno duri, perché abbiamo più strumenti di ieri, e l’ esperienza ci aiuterà. Almeno a non commettere le stupidaggini del passato, impedendo, per esempio, di indagare con libertà sulle anomale origini del virus.

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