L’HOSPITALE. LA MEDICINA TRA ARTE TERAPEUTICA ED ATTO CLINICO

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Autore: Cardinale Angelo Scola, Ed. Cantagalli

 

La scienza mod er na chiede di “desacralizzare” la malattia per capirne le vera natura e affrontarla secondo ragione. Eppure nel desiderio di liberare la pratica medica da superstizioni e riti magici per meglio diagnosticare e curare il male, spesso la re azione immediata è espellere del tutto il sacro dall’ambito della salute, come dal resto della vita umana, considerando il senso religioso un surplus non necessario o addirittura dannoso. Così oggi la scienza medica è dominata da una concezione meccanicistica del corpo umano e dall’idea che la malattia e la morte siano puri accadimenti biologici, e la cura si trasforma in una serie di interventi tecnico-sperimentali.

Cogliere il nesso tra malattia, morte e senso ultimo della vita, invece, è un’esigenza irrinunciabile della ragione. L’obiettivo a cui deve puntare il medico non è la perfezione biologica né eliminare la finitezza dell’uomo, ma la salvezza del suo paziente. Malattia e cura mettono in campo, prima ancora che due ruoli (il medico e il paziente), du e p ersone, due individui e la relazione tra loro. In questo quadro la morte non è una sconfitta del me dico o un incidente da correggere, ma la conclusione di un percorso.

Se pensata nell’orizzonte della vita, la morte ci rivela che la nostra esistenza non è un segmento di tempo sospeso tra il nulla del prima e del dopo. Lo scopo dell’arte terapeutica non è sconfiggere utopisticamente la morte ma avere cura del corpo e dello spirito degli individui che vi si affidano.

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