LIBANO: UNIFIL 2 RADDOPPIA (L’Ora del Salento, 1° settembre 2007, pag.11)

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lebanonmapjuly12-22.jpg Osservatorio geo-politico (a cura di Roberto Cavallo)

Mentre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione che rinnova di un anno il mandato della missione internazionale UNIFIL 2 nel Libano meridionale, Hezbollah – che da mesi ha ritirato i propri ministri dal governo libanese di unità nazionale – chiede lo scioglimento dell’attuale parlamento, la modifica costituzionale della distribuzione dei seggi e l’immediata indizione di nuove elezioni politiche. Le elezioni sono in programma per il prossimo autunno, e già suscitano accese polemiche, con la minaccia di tutta l’opposizione, guidata da Hezbollah, di boicottare le votazioni in Parlamento, in mancanza di un’intesa su un “candidato di compromesso“, per la scelta del successore al filo-siriano Emile Lahud alla Presidenza della Repubblica.

Tale carica in base al dettato costituzionale spetta ad un esponente della comunità cristiano-maronita: per eleggere il nuovo Capo di Stato la normativa prevede la presenza di almeno due terzi dei parlamentari; numeri di cui il parlamento libanese attualmente non dispone.

Mentre un’apparente calma regna al sud, le autorità militari israeliane lamentano il mancato disarmo di Hezbollah e il traffico d’ armi che continu a a nord della zona di influenza di UNIFIL 2, lungo il confine fra Siria e Libano. Anche per questo si profila un possibile mutamento delle regole di ingaggio, che dovrebbero dare la possibilità alle truppe di UNIFIL 2 di disarmare gli Sciiti del sud.

Il governo Siniora, pur in contrasto politico con Hezbollah, non intende però procedere al loro disarmo, mentre la posizione ufficiale di Hezbollah è che lascerà le armi, così dichiarano i suoi esponenti, solo dopo che l’ultimo centimetro quadrato di territorio libanese sarà stato liberato da Israele. E davvero di pochi centimetri quadrati si tratta, visto che le attuali rivendicazioni di Hezbollah riguardano le cosiddette Shab’a Farms (fattorie di Sheba), strappate da Israele alla Siria nel 1967 insieme al Golan, e metà del minuscolo villaggio di Ghajar, spaccato il due dalla blue zone che corre lungo il confine.

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