LIBRO DI MANTOVANO PER IL FAMILY DAY (Corriere del Giorno, 12 maggio 2007, pag.6)

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family-day_169-ansa.jpg PRESENTATO A ROMA “LA GUERRA DEI DICO”

L’ultima fatica letteraria di Alfredo Mantovano, senatore di A.N. e Sottosegretario agli Interni del precedente Governo Berlusconi, è stata presentata a Roma lo scorso 3 maggio dinanzi ad un affollato quanto qualificato pubblico riunito per l’occasione a Palazzo Ruspoli.

Il libro – pubblicato dall’editrice Rubbettino – si intitola La Guerra dei “dico” (pagg.116, euro 10). Inutile dir e ch e si tratta di un prezioso strumento giuridico per tutto il popolo del “family day“, che il prossimo 12 maggio si darà appuntamento a Roma per contestate il disegno di legge n°1339 del Governo Prodi, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 febbraio e ormai in dirittura d’arrivo per essere discusso e probabilmente approvato in Parlamento.

“La guerra dei dico” è stato presentato da personaggi quanto mai illustri: Francesco Rutelli, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri nonchè Ministro per i beni e le attività culturali; Giulia Bongiorno, deputato di A.N. e penalista di fama nazionale; Maria Luisa Di Pietro, professore associato di bioetica alla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Presidente dell’Associazione Scienza e Vita e consulente del Vaticano per le questioni di bioetica. Alla presenza dell’Autore, ha coordinato la discussione Franca Giansoldati, giornalista del “Messaggero”.

Per Giulia Bongiorno, che ha collaborato dal punto di vista tecnico-giuridico alla stesura del libro, il pregio dell’opera è di fornire al lettore tutte le indicazioni normative e giurisprudenziali (tanto della Cassazione che della Consulta) già contenute nel nostro ordinamento e volte a tutelare le posizioni soggettive di persone conviventi al di fuori del matrimonio. Il capitolo 3 in particolare spazia dalla materia delle successioni a quella delle locazioni, dalla sanità all’anagrafe, dagli alloggi popolari alla normativa sui figli, dimostrando che gli interventi giuridici a sostegno dei cittadini che intraprendono convivenze stabili al di fuori del matrimonio già esistono, e sono pur e abbondanti. Non a caso a convivere si risparmia pure sulle tasse

Così ciò che resta fuori da tale tutela è davvero poco, e comunque tale da non giustificare la necessità di costruire ex novo un impianto giuridico antitetico con il concetto di famiglia come delineato dall’art.29 della Costituzione. Invece di intervenire su singoli elementi specifici e per singole materie – ha aggiunto l’ On.le Bongiorno -, il Governo ha preferito architettare ex novo un contenitore che, fra l’altro, non chiarisce in premessa nemmeno cosa debba intendersi per “stabile convivenza“: un anno, un mese, due giorni ?

La necessità di apportare modifiche al testo di legge in ambito parlamentare è stata riconosciuta anche dall’On.le Francesco Rutelli, che ha auspicato maggiori sostegni economici per la famiglia, oggettivamente penalizzata da politiche poco lungimiranti in tema di natalità.

Il Vice Presidente del Consiglio ha comunque difeso l’impianto di legge sui Dico, affermando che, nell’ottica di evitare discriminazioni fra unioni omosessuali ed eterosessuali, si è semplicemente voluto allargare l’area dei diritti soggettivi, più che creare nuove figure pubblicistiche.

La Professoressa Maria Luisa Di Pietro ha ricordato come la posta in gioco nell’attuale dibattito sui Dico sia il bene comune, rappresentato dalla famiglia in senso tradizionale, insostituibile elemento di stabilità per la crescita serena dei figli.

Considerando che le risorse economiche sono tutt’altro che infinite, si impongono delle priorità e dunque delle scelte: sostenere la famiglia come delineata dall’art. 29 della Costituzione o privilegiare forme di autorealizzazione individuale, spesso dissociate dall’assunzione di responsabilità durature? Questa seconda opzione, privilegiata dalla cultura laicista e fatta propria dall’attuale Governo, è il risultato di un percorso culturale che parte da lontano, che da Marx ed Engels passando per Marcuse giunge alle nuove teorie antropologiche del “gender“. Tale filosofia attribuendo rilevanza esclusivamente al “gender“, e cioè al “genere umano” sic et sempliciter, considera le differenziazioni basate sul sesso (la normale distinzione “maschio” e “femmina”) com e frutto di antiquat e e deprecabili incrostazioni sociali. Secondo le tesi dei sostenitori del “gender” (numerosi soprattutto negli ambienti gay), poichè ogni distinzione basata sul sesso non ha ragion d’essere, alle unioni omosessuali vanno garantiti i medesimi diritti della famiglia.

L’intervento conclusivo del Senatore Mantovano ha così chiarito come il riconoscimento giuridico delle unioni civili, e in particolare di quelle fra omosessuali, sia l’intento principale dei “dico-pacs“, e che oggi la sola reale discriminazione sia quella contro la famiglia tradizionale.

Roberto Cavallo

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