L’ISLAM ABITA IL NOSTRO PRESENTE

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Il nostro tempo è fortemente caratterizzato dal fenomeno della migrazione dei popoli nel contesto della globalizzazione prevalentemente economica, che restringe e depaupera i migranti in un’accezione asfittica di «Ersatzproletariat», poiché, a fronte di condizioni congiunturali – la maggiore delle quali è la crisi demografica dell’Occidente – emerge il bisogno di un «proletariato di sostituzione» in settori della produzione significativi.

Nella realtà non sono arrivate braccia ma uomini, provenienti talora da aree geografiche connotate da una cultura “religiosa”, che ne definisce i tratti salienti. A questo variegato mosaico, la migrazione di persone che professano il credo islamico porta un contributo specifico.

Nell’Unione Europea la popolazione musulmana è stimata fra i 15 e i 20 milioni di individui, con una presenza percentualmente significativa in Francia e in Germania, mentre in Italia i musulmani sono circa un milione e settecentomila, più del 32% del totale degli stranieri presenti sul territorio nazionale. Fra questi, centocinquantamila sono i musulmani italiani, settantamila i convertiti e ottantamila gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza.

Le moschee in senso proprio sono quattro ­– la Grande Moschea di Roma rappresenta l’unico ente di culto islamico riconosciuto dallo Stato italiano –, ma esistono diverse centinaia di musalla, luoghi di preghiera, nella maggioranza autogestiti dalle comunità nazionali organizzate sul territorio. Le comunità più numerose sono quella marocchina, con 504 mila presenze, e albanese, 271.000, che precedono i tunisini (111 mila) e gli egiziani (105 mila). Questi elementi quantitativi suggeriscono di accreditare come valida la tesi secondo cui «l’islam abita il nostro presente».

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