L’UMORISMO DI CICERONE (di Claudio Tescari)

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Arpino, città natale di Marco Tullio Cicerone

E’ meio perde n’amico che na bona battuta” si sente dire e si usa fare a Roma e dintorni. Ma questa abitudine alla risposta, all’osservazione fulminante, di quelle che lasciano il segno, ebbene viene da molto lontano. Anche nella Roma antica erano di casa lo sberleffo, lo “sfottò”e la presa per il…naso. Proprio gli scrittori latini hanno inventato un genere, la satira, che tutt’ora ha successo e fa incavolare chi ne è colpito. Il nome proviene da satura, una macedonia di frutta particolarmente ricca di ingredienti ed è passata ad indicare un componimento articolato e ricco di argomenti. Sono esistite persino le raccolte di barzellette, che ci sono pervenute in minima parte: in un testo di uno scrittore greco, noto come Philogelos (Filogelo significa amico del riso), ne sono riportate 150 circa. Molto numerose, invece, sono le battute riportate dagli storici latini ed attribuite a personaggi famosi. Tra questi, il più velenoso sembra essere stato Marco Tullio Cicerone. Ma giudicate Voi da questi esempi.

Vedendo un busto marmoreo che raffigurava suo fratello Quinto, uomo di bassa statura, Cicerone osservò “Che strano! Mio fratello è più grande quando è mezzo che quando è intero”. Il marito della figlia, pure lui non molto alto, non fu risparmiato; vedendolo indossare l’armatura e le armi di legionario, Cicerone domandava ai presenti: “Chi ha legato mio genero alla spada?”. In un dibattimento in tribunale, l’oratore Pontidio domanda alla corte: “Che uomo è mai uno che si fa cogliere in flagrante adulterio?”. “Lento!” esclama Cicerone. Un tal Vibio Curione era solito mentire sulla propria età e lo fece in presenza dell’oratore che gli domandò: “Ma allora quando andavamo a scuola insieme non eri ancora nato?”. E sempre sull’argomento età, saputo che Fabia Dolabella asseriva di avere trent’anni, Cicerone assentì: “E’ vero! Sono vent’anni che glielo sento dire.” Cicerone era un “ciociaro”di Arpino ed era considerato un homo novus, un parvenu nella società romana, mentre Metello Nepote discendeva da un’antica famiglia romana e lo sfotteva, durante le udienze in tribunale, chiedendogli chi era suo padre. Ma l’oratore, di rimando: “Per quanto ti riguarda, invece, tua madre ti ha reso difficile rispondere a questa domanda!” alludendo ai facili costumi della nobile matrona. Persino quando sfuggendo dall’ira di Marco Antonio fu raggiunto dai sicari, si sporse tra le tende della lettiga e li apostrofò: “Ecco la testa che desiderate”. Lo trucidarono e portarono quella testa al loro mandante, quale prova del successo della missione.

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