MACRON E I SUOI PROBLEMI (di David Taglieri)

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Antonio Campati su Avvenire di venerdì 6 dicembre 2024 analizza a fondo la situazione francese collegando le trasformazioni e i cambiamenti all’ombra della Tour Eiffel con l’alto tasso di imprevedibilità che contiene tutte le congiunture, le coincidenze, i moti umani e psicologici, in grado di determinare il clima sociopolitico di un paese.

Un combinato disposto di fortuna/sfortuna, in ordine sparso a seconda delle letture, e strategie sbagliate messe in campo da un leader o un partito possono provocare degli effetti importanti a livello interno ed internazionale. In mezzo, non lo dimentichiamo, esiste la rappresentazione disegnata ed elaborata dai media e dai giornali di tutto il mondo.

I modelli costituzionali, chiarisce l’editorialista di Avvenire, non incarnano dei motori infallibili esenti da azioni, reazioni e contro-reazioni sociali ed umane; un dato da non trascurare trasmette la sensazione che il sistema semi-presidenziale alla francese non garantisce quella stabilità che oramai era divenuta un mito (da sfatare) dei dibattiti intorno al mondo d’Oltralpe. 

Quello che si è consumato a Parigi deve essere letto con lenti nuove: aggiornate e contestualizzate per comprendere che i sistemi elettorali possono fare i conti con le tendenze estreme da una parte e dall’altra dell’area politica.

Rappresentatività/Governabilità

Dare priorità al discorso dell’equilibrio fra rappresentatività e governabilità deve andare di pari passo con la nuova consapevolezza delle trasformazioni, considerando anche il concetto di velocità che accompagna le aspettative dell’elettorato e degli strumenti mediatici.

Il giornalista di Avvenire focalizza la sua argomentazione su una affermazione/ipotesi che prende sempre più quota: il presidente Macron, sciogliendo il Parlamento, pensava di gestire i partiti estremi: o mettendoli alla prova delle responsabilità dopo una vittoria netta, oppure collocandoli all’opposizione.

L’ articolo di fondo di Avvenire sembra fare il paio con il dipinto descrittivo di Giuliano Ferrara su il Foglio di venerdì 6 dicembre 2024: Macron – per il fondatore del quotidiano di approfondimento – rappresenta il perfetto esemplare di un Futuro che non si fa costruire e costituire, con la caduta di un leader che registra un accumulo di ritardo storico. La ridondanza va da sé, ma compendia lo stato dell’arte di un momento.

Il fondatore della testata fogliante fotografa Macron con gli occhi e il giudizio della Merkel: colto e brillante, con idee, risorse e volontà progettuale. Non voleva una Europa pietrificata: da constatare le congiunture difficili che ha dovuto affrontare con il sapore della sfida, il dopo Brexit e l’avventura neo-imperialista con i piani megalomani di Putin.

Sfide

Sulla sua strada si sono concretizzati anche i problemi legati al rinnovamento dell’asse franco-tedesco, le controverse questioni collegate alla cancellazione della storia e della cultura, il wokismo di importazione americana, oltre alle difficoltà della transizione verde.

A livello interno si sono registrate la riforma del lavoro e delle pensioni e Giuliano Ferrara offre il suo giudizio netto in favore (secondo lui) della concretezza e del pragmatismo. Perciò scrive in tal senso: “il suo paese lo ha eletto due volte e due volte lo ha tradito, preferendo un identitarismo di destra e sinistra ad un percorso riformista.”

Attualità

Intanto l’attualità parla chiaro: Macron vuole restare fino all’ultimo giorno di mandato presidenziale, esclude le dimissioni contemplando un governo di interesse generale con una legge speciale per prorogare la finanziaria 2024.

A questo punto si fronteggiano il blocco trasversale di opposizione al governo e la chiamata a raccolta dei moderati uniti intorno a Macron. Come andrà a finire?

Non lo sappiamo, ma una cosa è certa: la necessità di governare con autorevolezza senza dimenticare gli ultimi e la vita reale.

Impresa non facile, ma la vera Politica non dovrebbe bollare come meramente populiste le esigenze della realtà.