MEMORIA E AVVENIRE DELLA RUSSIA (Il Corriere del Sud, n°17/2002, pag.43)

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1047463180671.jpg Aleksander Jakovlev ha ricoperto nel PCUS incarichi direttivi nei vari dipartimenti (scuola, propaganda, politica internazionale) fin dal lontano 1953. Per 10 anni è stato ambasciatore in Canada; ha quindi diretto l’Istituto di economia mondiale e di relazioni internazionali.

Già consigliere di Gorbacev per la comunicazione e le missioni speciali, oggi è Presidente del partito socialdemocratico russo, e presiede varie fondazioni, movimenti, associazioni. Per le Edizioni Spirali, dopo “La Russia. Il vortice della memoria” e “Da Stolypin a Putin”,  esce adesso “Memoria e avvenire della Russia” (2002, pagg.427, euro 35).

Jakovlev è oramai ottuagenario; non fosse altro che per questo particolare, oltre che naturalmente per gli incarichi di straordinaria importanza che ha ricoperto da 50 anni a questa parte, è oggettivamente un testimone di primo piano della recente storia russa: pur non avendo fatto in tempo a vedere la nascita della Rivoluzione d’Ottobre, ne ha però seguito la crescita, la maturazione ed infine l’autodissoluzione.

Il libro in questione non ha una trama ben definita; è piuttosto una raccolta di documenti, di atti processuali, di lettere, di interventi a conferenze e convegni. Dunque un materiale vasto e variegato, non direttamente riconducibile ad un unico corpo organico, scandito dagli avvenimenti che hanno segnato gli anni che vanno dalla perestrojka all’avvento di Putin.

Strettissimo collaboratore di Gorbacev, Jakovlev ne ha sostenuto e forse anche ispirato la politica di glasnost e di perestrojka, nella prospettiva non di finirla col socialcomunismo, ma di ritrovarne nuove e possibili energie vitali.

I nuovi partiti socialdemocratici e socialisti che nell’Europa dell’Est (in ciò affiancandosi ai cugini occidentali dell’Unione Europea) hanno raccolto l’eredità dei vecchi partiti comunisti, hanno imboccato la via del liberismo e del liberalismo per salvare il salvabile, a volte coniugando i nuovi indirizzi politici con la conservazione delle vecchie strutture di potere.

Jakovlev in tutto questo sistema culturale rappresenta dunque la continuità molto più dei vecchi nostalgici leninisti che egli contesta ed affronta a viso aperto nelle aule della Corte costituzionale della nuova federazione russa, dove viene chiamato a testimoniare dopo gli avvenimenti del fallito golpe dell’agosto del 1991.

Il limite di Jakovlev è quello purtroppo comune a molti analisti e intellettuali di sinistra: la convinzione di poter distinguere fra “prassi” socialista e “ideale” socialista. Il secondo sarebbe, a parere dell’Autore, intrinsecamente valido ma corrotto dalla prassi Da questo punto di vista dunque niente di nuovo , e ciò spiega come fino agli ultimi giorni dell’Impero sovietico Jakovlev ne sia stato un illustre ed ossequiato rappresentante; e spiega come mai oggi continui ad occupare posizioni di prestigio nel mondo editoriale e culturale russo.

Va sottolineato come l’Autore affronti con lucidità gli ostacoli che ancora oggi impediscono alla Russia di liberarsi delle proprie pastoie burocratiche, retaggio di un’ impostazione amministrativa di stampo ideologico duro a morire.

Jakovlev individua nella completa affermazione della dignità umana, superiore e precedente ad ogni programma sociale e/o economico, la via da seguire per ri-moralizzare il Paese dopo decenni di disprezzo ideologico per i fondamentali diritti umani individuali.

Dopo di ciò propone il rilancio della piccola e media proprietà privata, innanzitutto agraria, quale punto di partenza per dare consistenza e serietà a riform e prom esse e solo timidamente avviate.


Roberto Cavallo

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