“NO ALLE NOZZE GAY”: IN SLOVENIA STRAVINCE IL POPOLO CONTRO LA SINISTRA DEGLI INTELLETTUALI E DEL POTERE

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La bandiera slovena

Era il marzo scorso, quando la Slovenia divenne il 13esimo Paese dell’Unione europea, il primo dell’Europa dell’est, ad approvare i matrimoni e le adozioni omosessuali. La legge, promossa dai maggiori partiti di sinistra, fu approvata in Parlamento e presentata come un’urgenza nazionale. La legge passò con 51 voti a favore e 28 voti contrari. Un gesto doveroso, fu detto, al fine di poter collocare la Slovenia nell’alveo dei Paesi cosiddetti civili. Fu dipinto, il voto, come la logica conseguenza di un’istanza popolare.

Ma fin da subito si è assistito ad una straordinaria mobilitazione popolare, promossa dalla Chiesa e dalle forze politiche di centro-destra. Così, dopo varie traversie che hanno coinvolto persino un ricorso alla Corte Costituzionale, domenica 20 dicembre 2015 si è arrivati al momento in cui i cittadini sloveni hanno potuto finalmente esprimersi su questo tema. Il risultato è stato inesorabile: i “no” alla legge hanno prevalso sui “si” (63% per l’abrogazione della legge contro il 37%).

A distanza di nove mesi, quindi, arriva dall’Europa centrale un altro colpo formidabile alla quasi onnipotente lobby che ha in odio la famiglia: con una maggioranza di quasi due terzi dei votanti, il popolo sloveno ha vinto una battaglia referendaria importante nel lungo conflitto contro parlamento, mass-media e intellettuali liberal, che pretendevano di riaffermare la legge su “nozze” gay ed adozione.
E’ un segnale forte che viene da una Nazione confinante con l’Italia, anch’essa governata dal centrosinistra.

Particolarmente attive nell’aiutare la vicina Slovenia sono state le comunità cattoliche di Croazia e Slovacchia, dove la Costituzione riconosce come unico matrimonio quello tra uomo e donna. 
Nel centro e nell’est dell’Europa, nel contesto di un’apparente dilagare delle leggi anti-famiglia ed anti-nazione, si va riaffermando l’identità cristiana ed europea e la lobby gay registra una nuova bruciante sconfitta: questo accade, quando la voce viene data al popolo e non alle “élite”.
Adesso tocca alla Finlandia decidere sullo stesso tema.

 

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