Notizie dall’estero 13 marzo 2006

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images5.jpg Ben ritrovati a tutti gli ascoltatori con il nostro appuntamento settimanale sui fatti del mondo.
Anche se la notizia del momento è la morte in cella per arresto cardiaco di Slobodan Milosevic, ex ed ultimo presidente della Jugoslavia, oggi incominciamo con quella che ci sembra però la notizia più importante del momento e cioè la vicenda che proprio in questi giorni tiene banco al palazzo di Vetro di New York, dove il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è chiamato ad esprimersi sul braccio di ferro tra l’Iran e l’Agenzia Atomica Internazionale.
I fatti sono noti. E’ almeno dal 2003 che l’Agenzia atomica, l’AIEA, che è un organismo delle Nazioni Unite, ha rilevato un’attività irregolare da parte dell’Iran degli ayatollah nel campo della ricerca nucleare. In particolare negli ultimi anni il governo di Teheran ha accelerato l’accumulo di scorte di esafloruro di uranio e l’acquisto di macchinari ad elevata tecnologia – le c.d. centrifughe – per la produzione di uranio arricchito. Secondo gli scienziati e gli ispettori internazionali dell’Agenzia atomica la quantità di uranio arricchito che l’Iran potrebbe avere a disposizione ormai non è più conciliabile con scopi di pura ricerca, ai fini della produzione di energia nucleare a fini civili, come pure si affannano a dichiarare gli ayatollah di Teheran.
Con l’uranio arricchito a disposizione e con i nuovi progetti, pure essi oramai scoperti, relativi alla costruzione di missili a lunga gittata intercontinentali, l’Iran in breve tempo potrebbe essere pronto a lanciare armi nucleari non solo contro Israele, il nemico di sempre, ma perfino contro il sud dell’Europa e il Mediterraneo.
E così su Repubblica di giovedì 9 marzo, a pagina 12, leggiamo: “L’Iran denunciato all’O.N.U. L’AIEA vota: il caso-nucleare al Consiglio di sicurezza“.
E nel corpo dell’articolo l’inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, riporta le dichiarazioni del delegato statunitense presso l’Aiea, Gregory Sculte, che fra le altre cose ha affermato: ” Gli Iraniani giurano di voler usare il nucleare solo per scopi pacifici e di ricerca. Vogliamo credergli. Ma perchè allora insistono nei loro sforzi per mettere a punto il sistema delle centrifughe? Questa è la base per sviluppare l’arricchimento dell’uranio e arrivare a costruire ordigni atomici“.
Sempre nello stesso articolo leggiamo che Alì Asghar Soltanieh, il delegato dell’Iran presso l’Agenzia atomica internazionale, ha attaccato il direttore generale dell’Agenzia, El Baradei, dicendo che la sua relazione a Vienna è stata “troppo tecnica e troppo politica“. Ma le accuse più pesanti ovviamente sono arriv ate dall’ayatollah Alì Khamenei, che è la guida spirituale della Repubblica islamica.
Sempre la Repubblica, di venerdì 10 marzo, riprende le dichiarazioni di questo ayatollah che avrebbe affermato che “l’Iran è forte ed invincibile e che non si piegherà alla pressione e alla prepotenza delle potenze straniere“.
Ma qual è il fatto più importante di tutta la vicenda?
Beh, il fatto più importante ci sembra la serie di rinvii e di proroghe che finora l’Agenzia Internazionale atomica e i vari mediatori diplomatici hanno già accordato all’Iran. Ultimo in ordine di tempo è stata la mediazione russa, che ha proposto di mettere sotto la propria supervisione la produzione di uranio arricchito. Ma neanche questa soluzione è andata alla fine in porto, perchè l’Iran ha scelto di continuare comunque sul proprio territorio gli esperimenti nucleari.
Adesso quindi vedremo cosa accadrà proprio in questi giorni: a New York infatti in queste ore si sta discutendo al Consiglio di Sicurezza. Le alternative immediate in fondo sono due: o le sanzioni economiche richieste dagli Stati Uniti o ulteriori proroghe per cercare un compromesso che finora non è arrivato. E’ certo che Teheran qualche concessione dovrà pur farla, se non vuole imboccare una strada difficile per tutti.
Anche per gli Stati Uniti la strada comunque non è facile; tanto più che l’Iran vanta dei rapporti privilegiati con la Cina e con la Russia.
Su Repubblica di venerdì 10 marzo leggiamo in un pezzo dal corrispondente da Mosca. Gianpaolo Visetti, che per ottenere l’appoggio russo ad un’eventuale politica di sanzioni contro l’Iran, gli Stati Uniti sarebbero pronti a fare diverse ed importanti concessioni al Presidente Putin. In primo luogo l’accelerazione delle pratiche relative all’ingresso della Russia nel WTO, l’Organizzazione del Commercio Mondiale. Gravissime però, secondo noi, sarebbero le altre concessioni. Leggiamo da Repubblica: “Se Mosca non punterà i piedi sull’Iran, Washington si distrarrà sull’arretramento della democrazia in Russia, sulla violazione dei diritti umani nella guerra cecena, sulla voglia di imperialismo energetico del Cremino e sulla sua campagna per riacquistare influenza sulle ex repubbliche sovietiche“.
Ecco, fin qui l’articolo di Visetti su Repubblica. Una previsione che non ci sembra troppo lontana dalla realtà, visto che prossimamente si terranno le elezioni in Bielorussia e in Ucraina. In Bielorussia comanda ancora il dittatore comunista Lukashenko, mentre in Ucraina dopo la rivoluzione arancione del dicembre 2004 è al governo il partito democratico che ha avviato vaste riforme ma che proprio per questo risulta inviso al presidente Putin.
Ci auguriamo davvero che gli Stati Uniti non scendano a compromessi sul terreno della democrazia e dei diritti civili nei Paesi dell’Est europeo, perchè se è reale la minaccia nucleare iraniana – per cui Bush chiede sostegno ai Russi – dall’altra parte è impensabile disperdere i frutti del 1989 e del 1991.
Già nella scorsa puntata, come forse i radioascoltatori ricorderanno, abbiamo visto come al momento i Paesi ex comunisti dell’Est europeo sono fra gli amici più fidati degli Stati Uniti.
Bene, vedremo comunque nei prossimi giorni come andrà a finire il confronto sulle pretese nucleari dell’Iran al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Per ritornare all’Iran, nei giorni scorsi tutta la stampa ha riportato le dichiarazioni del Presidente George Bush, che ha invitato tanto l’Iran quanto la Siria a far cessare le proprie ingerenze nelle vicende interne dell’Iraq. E’ da tempo che gli Sciiti iraniani cercano di sobillare i più moderati Sciiti irakeni, anche tramite l’invio di propri agitatori e kamikaze pronti alle più spettacolari azioni terroristiche. “Basta con le ingerenze – ha detto Bush – chiediamo ai vicini dell’Iraq di lasciare che gli Irakeni sviluppino la loro democrazia”.
E intanto il prossimo 19 marzo ricorre il terzo anniversario dell’inizio della guerra in Iraq.
Adesso cambiamo argomento ma restiamo sempre nel campo dei diritti umani parlando di una notizia, anche questa pubblicata su Repubblica, relativa al controllo poliziesco su Internet. Parliamo della Cina, dove, leggiamo a pagina 25 di Repubblica del 9 marzo, ” 30 mila poliziotti non bastano, su Internet è il crimine a vincere. Migliaia di agenti sorvegliano gli oppositori e i blog, ma nella rete dilagano le illegalità. Pechino tenta di bloccare l’accesso alla rete, bloccando le ricerche con parole sensibili come Tienamen e Falun Gong“.
Dunque che significa? Significa che il regime comunista di Pechino ha specializzato ben 30.000 poliziotti per sorvegliare internet; se questo controllo mira a reprimere reati comuni, come il mercato della pornografia e della pedofilia, le maggiori attenzioni della polizia informatica sono però riservate ai gruppi religiosi e ai movimenti a difesa dei diritti civili.
Il Falun Gong, come si sa, è un nuovo movimento religioso tipicamente cinese, che raccoglie moltissimi aderenti. Insieme ai cattolici fedeli al Papa i militanti del Falun Gong sono tra i più perseguitati dalle autorità comuniste di Pechino.
Bene, con questa notizia chiudiamo la nostra finestra settimanale sul mondo, ringraziandovi per la cortese attenzione e dandovi appuntamento alla prossima volta. Grazie e a risentirci
Roberto Cavallo

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