“PADRI DELLA PATRIA” E LIBERTA’ RELIGIOSA. UN LIBRO DEL CARDINALE GIACOMO BIFFI

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Un italiano d’eccezione offre il suo contributo personale al controverso e multiforme dibattito sul Risorgimento. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Italia unita, il cardinale Giacomo Biffi pubblica un nuovo libro: “L’unità d’Italia. Centocinquant’anni 1861-2011. Contributo di un italiano cardinale a una rievocazione multiforme e problematica” ( Cantagalli, 2010, Siena, pagg. 88).

Si trattò davvero – si chiede in sostanza il cardinale Biffi – di «ri-sorgere»?

Di certo, pur riconoscendo taluni effetti positivi della «rivoluzione» ottocentesca, l’autore non può fare a meno di notare che gli italiani, finalmente uniti sotto il vessillo tricolore, abbiano «perso, per così dire, un po’ di smalto». Divisi, essi avevano dato prova di creatività e talento ineguagliabile nell’arte, nella musica, nella poesia, nell’architettura, e avevano offerto importanti contributi alla scienza. Ma, all’indomani della tanto sospirata unità nazionale, il genio italico sembra affievolito e la sua inventiva limitata a riproporre scolorite imitazioni di modelli altrui.

A tutte le regioni d’Italia, così diverse tra loro per indole e per tradizioni secolari, fu estesa la legislazione, la struttura amministrativa, la burocrazia piemontese. Così divenne un dramma politico e sociale, per esempio, la fusione precipitosa di due realtà tanto lontane e disparate come l’ area lombardo-piemontese e quella meridionale. Fu un dramma amministrativo anche l’improvvisa assimilazione centralizzata delle forme di governo degli Stati locali pre-unitari. Ma soprattutto è stato un dramma spirituale e morale che a motivare e a condurre il processo unitario fosse un’ ideologia deliberatamente antiecclesiale. Ci si è posti in conflitto – scrive Biffi – con i sentimenti più profondi del nostro popolo e con le sue tradizioni più radicate.  In realtà è poco più di un luogo comune che la causa principale dell’inimicizia fra risorgiment ali e Chiesa sia attribuibile al potere temporale dei Papi. E, infatti, la legislazione piemontese fra le due guerre d’indipendenza colpì pesantemente tutte le congregazioni religiose e la stessa autonomia dei vescovi, favorendo, al contempo, la propaganda religiosa di stampo protestante. Quella legislazione fu poi estesa a tutta l’Italia dopo l’unità e molti ecclesiastici – come riportano anche i giornali del tempo – finirono imprigionati o uccisi.

Allora, se è vero che le lezioni del passato servono per costruire il presente e il futuro, il cardinale Biffi suggerisce come immaginare e costruire l’Italia di oggi: uno Stato sanamente laico, democratico, sociale, che sappia accogliere le altre culture senza dimenticare, però, la propria identità e in cui non siano mai negati la libertà della fede e il patrimonio culturale tramandato dal cattolicesimo.

 

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