PAKISTAN: DONNE E MINORANZE ORFANE DI BENAZIR (L’Ora del Salento, 14 giugno 2008, pag.11)

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bhutto_benazir.jpg OSSERVATORIO GEOPOLITICO


Nelle regioni tribali del Pakistan – quelle vicine al confine con l’Afghanistan, dove sono i santuari di Al Qaeda e dei Talebani -, persiste la secolare tradizione di cedere bambine-spose al clan rivale, come risarcimento per sanare faide, tensioni e lutti.

In tali zone il Consiglio degli Anziani (chiamato “Jiirga”) sostituisce le istituzioni dello Stato. Questa pratica di cedere bambine-spose, quale atto di riparazione, in realtà coinvolge pure altre regioni del Pakistan, come il Punjab e il Belucistan.

Per l’attivista Samir Minallah, fondatrice dell’organizzazione che si occupa di salvare le bambine scambiate fra clan rivali, il Pakistan, dopo le ultime elezioni legislative dello scorso febbraio, sta accentuando la sua deriva islamista, soprattutto nelle regioni tribali: “… Il patto tra il partito Popolare guidato dal vedovo di Benazir Bhutto e la lega islamica di Nawaz Sharif non tiene. E nessuno ha il coraggio di sfidare apertamente i leader tribali” (Militanti dei diritti civili in campo per salvare le 15 “spose bambine”, di Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera, 6 giugno 2008, pag.19).

Anche per le minoranze cristiane (2,5% della popolazione) i tempi si fanno sempre più difficili: la legge sulla blasfemia, che punisce con pene severe chiunque si pronunci contro Maometto o il Corano, è diventato il pretesto per perseguitare la comunità cristiana. Ecco le considerazioni di Shahbaz Bhatti, ex consigliere ed amico di Benazir Bhutto: “… La situazione non è per nulla positiva, anzi sta peggiorando: i cristiani subiscono discriminazioni dal punto di vista legislativo, le chiese vengono bruciate, le nostre donne violentate e convertite a forza all’Islam” (Cristiani sempre più perseguitati in Pakistan, di Lorenzo Fazzini, Avvenire, 7 giugno 2008, pagg.1-25).

E’ così che gli effetti dell’assassinio di Benazir Bhutto cominciano a farsi sentire, a distanza

di quasi sei mesi dalla sua tragica fine. La morte di questa donna coraggiosa, che rappresentava una figura di moderazione per l’intero sistema politico, ha segnato anche il punto di arresto delle riforme democratiche.

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