PAPA FRANCESCO: IN QUESTE FESTE NON DIMENTICHIAMO DI PREGARE PER I CRISTIANI PERSEGUITATI. E’ IMPORTANTE (di Marco Invernizzi)

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gerber_rimaneva-pregare-piangere_paoline_06h163 Il discorso del Santo Padre Francesco ai cristiani del Medio Oriente ci permette di fare una riflessione sul tema dei cristiani perseguitati oggi e di indirizzare le nostre preghiere durante il periodo delle feste natalizie e all’inizio del 2015.

Nel suo discorso il Papa ha toccato diversi temi che meritano di essere approfonditi.

Anzitutto ha ricordato che i cristiani risiedono in Medio Oriente dal tempo apostolico, cioè dall’inizio della storia della Chiesa, quando appunto gli Apostoli scelti da Gesù, obbedendo al suo invito missionario, andarono ovunque nel mondo a fondare nuove Chiese. La cosa più importante, ha detto loro il Papa, consiste proprio nella loro presenza, che testimonia pubblicamente la presenza di Cristo, più che nelle opere che riescono a realizzare.

Così il Pontefice ha indicato la via corretta per le missioni, cioè che bisogna anzitutto portare Cristo a chi non lo conosce, mostrando la fede cristiana e la sua bellezza. Ecco perché ha detto loro che non esiste alternativa al dialogo, cioè all’instaurare rapporti con chi professa la religione islamica per costruire il bene comune nella terra in cui convivono le diverse religioni. Attraverso questo dialogo, si mostrerà al musulmano come i cristiani siano fortemente legati all’identità della religione che professano, ma nello stesso tempo sono molto disponibili a convivere con gli altri, rispettando le loro persone e desiderando sinceramente costruire qualcosa insieme. Questa, ha detto papa Bergoglio, è la strada per superare il fondamentalismo, una tentazione per ogni religione, ma che oggi sembra essere un problema che riguarda soprattutto il mondo islamico.

Se il fondamentalismo, con la sua mentalità che non considera l’esistenza di aspetti buoni nella Creazione e dunque nella natura, che il peccato non ha alterato completamente, deve essere superato e condannato, non bisogna peraltro cadere nel sincretismo o nel relativismo. Anche su questi aspetti, il Pontefice è stato molto fermo e ha ricordato come soltanto un dialogo che cerchi la verità merita di essere praticato.

Quando uccidono un cristiano non gli chiedono a quale Chiesa appartenga

Il Papa ha parlato anche di dialogo con le comunità ortodosse, parlando di “ecumenismo del sangue” che unisce cattolici e ortodossi e che fa ben sperare per l’affrettarsi della riconciliazione definitiva. Una unità che non nasce a tavolino, ma dalla comune sofferenza di fronte alla violenza dei terroristi dell’Isis, una realtà che non si poteva immaginare potesse arrivare ad avere una consistenza così significativa.

0946fc43 Il diritto alla libertà religiosa

Mi sembra molto importante questa attenzione del Pontefice ai cristiani perseguitati, ma anche alla persecuzione subita da altre comunità religiose, in particolare dagli yazidi, una comunità religiosa molto antica che i musulmani dell’Isis perseguitano con particolare violenza, offrendo loro come alternativa alla morte soltanto la conversione. La particolare attenzione che i cattolici hanno nei confronti della libertà religiosa come diritto fondamentale della persona e delle comunità di scegliere liberamente la religione da professare, senza intimidazioni da parte di nessuno, ci aiuta a capire come la Chiesa abbia ben compreso con largo anticipo questo aspetto fondamentale delle relazioni internazionali. E, conseguentemente, abbia capito l’uso vergognoso della religione da parte di quelle realtà fondamentaliste, come l’Isis, che appunto negano questa libertà fondamentale, così come aveva denunciato con grande puntualità papa Benedetto XVI nel corso del suo pontificato.

La riflessione del Papa deve essere ripresa. Come? Ognuno faccia la sua parte. Ma tutti possiamo dire una preghiera e fare celebrare una Messa per i cristiani perseguitati. E tutti possiamo chiedere ai parroci di organizzare degli eventi per ricordarli, ai responsabili dei centri culturali di organizzare delle conferenze, agli uomini politici di usare la loro influenza, se ne hanno. Importante è che coloro che non festeggeranno il Natale a casa perché i terroristi li hanno costretti a fuggire si sentano aiutati e sostenuti, non soltanto dalle realtà internazionali, ma anche dai loro fratelli nella fede.

Anche per loro preghiamo durante le prossime feste.

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