PAPA FRANCESCO. QUESTA ECONOMIA UCCIDE (recensione a cura di Giuseppe Brienza)

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downloadGiovedì scorso 12 febbraio, nell’Aula Magna dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, il card. Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore della commissione di 9 cardinali voluta dal Papa per la riforma della Chiesa, il presidente del Movimento cristiano lavoratori (MCL) Carlo Costalli ed altri, moderati da Manlio Sodi della Pontificia Università Salesiana, hanno presentato il libro dei vaticanisti de “La Stampa” Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi: “Papa Francesco. Questa economia uccide”  (Edizioni Piemme), uscito il 13 gennaio 2015.

L’opera, ricorrendo anche alla testimonianza e all’opinione di protagonisti illustri, si propone come un viaggio nel magistero sociale di Bergoglio e, in appendice, riporta un’esclusiva intervista al Papa “su capitalismo e giustizia sociale”. Francesco vi riflette su questioni che, fin dall’inizio del Pontificato, sono al centro del suo insegnamento, come la necessità dell’etica in economia e l’applicazione pratica della Dottrina sociale della Chiesa. Facendo diversamente, denuncia il Papa, gli esiti della crisi finanziaria saranno irrevocabili.

Il Pontefice, rispondendo alle domande dei due giornalisti, propone nell’intervista anche consigli pratici per i cristiani impegnati nella vita politica ed economica per seguire Gesù, estendendo soprattutto ai poveri e a coloro che vivono ai margini della società l’amore e la misericordia del Vangelo.

Andrea Tornielli, che lo scorso anno ha vinto la II edizione del Premio giornalistico sull’informazione vaticana “Giuseppe De Carli”, fin dal 2013 ha rilevato la centralità dei temi etico-economici e sociali nel magistero di Bergoglio. Nell’intervista inserita nel libro, di cui ampi stralci sono stati pubblicati sul portale Vatican Insider del quale è coordinatore (collegato a “La Stampa on line”), il Santo Padre chiarisce il suo pensiero in merito all’equità sociale e ribadisce a chiare lettere che l’attenzione della Chiesa verso i poveri non ha nulla che vedere con il marxismo.

Se da un lato Francesco riconosce che «la globalizzazione ha aiutato molte persone a sollevarsi dalla povertà», dall’altro prende atto che «ne ha condannate tante altre a morire di fame», facendo crescere «in termini assoluti» la ricchezza mondiale ma anche incrementando le «disparità» e le «nuove povertà». Quindi il Pontefice, facendo eco all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, denuncia nell’intervista: «Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, quando il denaro diventa un idolo, gli uomini e le donne sono ridotti a semplici strumenti di un sistema sociale ed economico caratterizzato, anzi dominato da profondi squilibri».

Si impone così la «cultura dello scarto», che colpisce in particolare i bambini – con l’aborto –  e gli anziani  – con «l’eutanasia nascosta» – ma anche i giovani: «Mi ha impressionato apprendere che nei Paesi sviluppati ci sono tanti milioni di giovani al di sotto dei 25 anni che non hanno lavoro».

«A volte mi chiedo: quale sarà il prossimo scarto? Dobbiamo fermarci in tempo. Fermiamoci, per favore!», conclude il Papa con il suo stile consueto verso la fine dell’intervista concessa a Tornielli e Galeazzi.

C’è bisogno, insomma, di più etica, non soltanto in economia ma anche «in politica», insegna il Santo Padre. In perfetta continuità con quanto già sottolineato da Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, Bergoglio fa appello nei governi, nei parlamenti e nelle Istituzioni internazionali, a «uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo, consapevoli che l’amore e la condivisione da cui deriva l’autentico sviluppo, non sono un prodotto delle nostre mani, ma un dono da chiedere».

Una citazione dall’intervista a chi accusa il Papa di insensibilità alla Tradizione? Il fatto di giudicare «Ancora valide» ed, anzi,ancora più «comprovate dall’esperienza», le affermazioni del Magistero non solo del beato Paolo VI nella Popolorum Progressio ma, prima ancora, di San Pio X nel suo Catechismo, sulla proprietà privata che non è un diritto assoluto ma subordinato al bene comune. Insomma, come insegnato nelle tanto deprecate (dai novitisti) domande e risposte di Papa Sarto, opprimere i poveri e defraudare della giusta mercede gli operai è tra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio”.

E quindi Papa Francesco respinge anche l’accusa di “pauperismo” che talvolta gli è rivolta da alcuni ambienti liberali e liberisti, definendolo una «caricatura del Vangelo e della stessa povertà». La povertà, ricorda Bergoglio, fu rettamente intesa da san Francesco d’Assisi e, solo sulla sua scia, si può «scoprire il legame profondo tra la povertà e il cammino evangelico».

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