PERCHE’ LA TURCHIA NON PUO’ ENTRARE IN EUROPA

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TurchiaNonEntrareEuropa-DelValle_4_1Il geopolitologo italo-francese Alexandre del Valle è autore di numerosi saggi sul terrorismo, sull’islam radicale, sui conflitti balcanici e sul Mediterraneo. Collabora a varie riviste italiane e francesi e i suoi scritti sono tradotti in diverse parti del mondo. Del Valle è in particolare un eccellente conoscitore della realtà turca, e in tale veste è stato anche consulente del presidente francese Nicolas Sarkozy. Le casa editrice “Guerini E Associati”, da sempre molto  attenta al problema dei diritti umani in Turchia, ha pubblicato quest’anno una sua opera dal titolo: “Perché la Turchia non può entrare in Europa” (Milano, 2009, pagg. 237).

Nel 2005 la Commissione europea ha aperto i negoziati per l’ammissione della Turchia nell’Unione Europea, trascurando, però, le condizioni poste dal Parlamento europeo nel 1987. Tali condizioni imponevano – oltre al ritiro immediato delle truppe dalla parte settentrionale di Cipro, illegalmente occupata fin dal 1974 con l’espulsione di 200mila greco-ciprioti dalle loro terre – il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno, il rispetto dei diritti dell’uomo, l’interruzione di ogni atteggiamento persecutorio nei confronti delle minoranze etnico-religiose anatoliche.

Perché – si chiede del Valle – questa recente strana indulgenza nei confronti di Ankara, che contraddice gli stessi principi democratici su cui è fondata l’Unione Europea? A favore giocano certamente l’appartenenza della Turchia alla NATO, il suo ruolo di attore strategico nell’ambito delle dinamiche mediorientali, nonché la prospettiva dell’apertura di un nuovo, popoloso mercato per gli Stati europei in cerca di consumatori. Ma proprio l’aspetto demografico dovrebbe preoccuparci, avverte l’Autore, perché fra 10 anni, nel 2020, la Turchia – secondo il normale trend di crescita – avrà 90 milioni di abitanti e, di conseguenza, una volta accolta nell’Unione, disporrebbe del maggior numero di parlamentari europei. L’U.E. avrebbe così fra i suoi Stati membri un paese islamico in grado di far valere a livello legislativo istanze religiose e culturali sostanzialmente estranee  alle tradizioni del nostro continente. Tutto questo mentre ancora oggi in Turchia alcuni settori pubblici, civili o militari, sono di fatto vietati a cristiani e ad ebrei, la cui appartenenza religiosa compare sulle carte di identità. Ancora: nella parte turca di Cipro ogni riferimento al passato cristiano viene meticolosamente cancellato, anche se in gioco vi sono insigni monumenti che meriterebbero di essere salvaguardati, almeno per il loro valore artistico. Per del Valle anche la tanto propagandata laicità della Turchia merita in realtà qualche attenta riflessione. Ed infatti il regime laico impostato da Kemal Ataturk negli anni ’20  “… contiene in sé  tutte le condizioni potenziali per essere un giorno rovesciato  e fare rinascere al suo posto un nuovo, potente e riconosciuto Califfato. E l’eventualità, un domani, di ritrovarsi in casa Al-Qaeda, risulta un rischio ovviamente troppo grosso per l’Unione Europea.”

Senza ipocrisie o moralismi, del Valle utilizza le sue vaste competenze in ambito geopolitico, la profonda, diretta conoscenza della situazione turca e un’affilata intelligenza critica per esporre, in tutta la sua crudezza, un tema che toccherà profondamente il destino della nostra civiltà e delle generazioni future.

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