PREGHIERA PER L’AFRICA CHE BRUCIA (L’Ora del Salento, 16 febbraio 2008, pag.11)

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OSSERVATORIO GEOPOLITICO

040511_map_sudan.jpg Ormai è sicuro: il tempo nel Darfur gioca a favore del Presidente sudanese Omar el Bashir, che dopo aver promesso all’Unione Africana e alla comunità internazionale (anche al Presidente del Consiglio Romano Prodi) iniziative di disarmo unilatera le, ha di nuovo scatenato le sue forze, militari e paramilitari, contro i villaggi della regione.

Nel Darfur da anni ormai i movimenti autonomisti chiedono condizioni minime di sopravvivenza e la fine degli assalti indiscriminati da parte dei Janjaweed, i predoni arabi a cavallo, ausiliari delle forze governative di Khartoum.

Il presidente el Bashir in questi ultimi tempi sta invece allargando il proprio raggio d’azione, sostenendo le milizie fondamentaliste ed antigovernative nel confinante Ciad. Qui si trovano migliaia di profughi provenienti dal Darfur, assistiti alla meno peggio nei campi di accoglienza gestiti dall’ONU. Così il presidente sudanese raggiunge tre obiettivi: prolunga i tempi del programmato dispiegamento della forza multinazionale in Darfur (che dovrebbe operare proprio a partire dal confine ciadiano); sottrae ogni via di scampo ai profughi; destabilizza la regione indebolendo il presidente ciadiano Idris Deby. Nei primi giorni di febbraio, proprio nell’imminenza dell’arrivo del piccolo contingente europeo di Eufor (in tutto 3.700 uomini), che avrebbe avuto il compito di proteggere profughi sudanesi e centrafricani, nonché i cooperatori umanitari dell’ONU e delle ONG, una coalizione di ribelli ha attaccato la capitale ciadiana N’Djamena. Le forze governative del Presidente Idris Deby hanno respinto l’attacco con estrema difficoltà e molti quartieri della città sono stati devastati; mentre i 250.000 profughi del Darfur che vivono in territorio ciadiano nei campi d’accoglienza sono sempre in pericolo.

Dunque si allungano i tempi dell’arrivo di qualsiasi forza multinazionale nella regione, sia dell’Unione Africana (UNAMID) che di quella europea (EUFOR).

Anche dal Kenya continuano a giungere notizie di violenze e saccheggi, e di difficoltà per il mediatore Kofi Annan. Se sommati alle crisi endemiche di altre zone dell’Africa centrale e orientale, come la Repubblica Centrafricana, il Congo e la Somalia, si comprende il senso della grande preghiera per l’Africa proposta, per questa quaresima, dalla Conferenza Episcopale italiana.

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