Paolo Crepet – psichiatra, sociologo, scrittore – ha la capacità di veicolare concetti complessi e profondi con un linguaggio al contempo arioso, lineare e semplice: per Mondadori ha scritto Prendersi la Luna (2022), un saggio cadenzato di racconti autobiografici, di appunti di vita, di riflessioni e visioni ad ampio raggio, individuando con nettezza due termini che stanno caratterizzando i tempi odierni: l’indifferenza e l’anestesia dal dolore.
Educazione, scuola, famiglia: questi i temi affrontati da Crepet, partendo dall’analisi del contesto attuale in cui gli adulti sono sempre più assenti nel processo di educazione dei figli, che vengono comodamente parcheggiati davanti alla tv o ai videogiochi.
Ad ogni denuncia sensata, fra lo scorrere delle pagine, segue sempre una argomentazione che facendosi ragionamento ispirato alla vita, alla filosofia e alle scienze umane e psicologiche, cerca e ricerca una soluzione al problema, mettendo il lettore nella condizione di intercettare gli strumenti più adatti per non farsi sopraffare da tutto quello che ci viene propinato; dalla moda, dalla pubblicità, dai media, dalle tremende coazioni a ripetere del dover essere diversi da se stessi per conformarsi ad un pensiero unico e, in ultima istanza, ai mali del Pensiero Unico.
La società che ha rimosso il dolore, dice esplicitamente l’Autore, ha perso i riferimenti etici e un progetto credibile che punti alla Bellezza.
Oggi si esaltano i diritti – esercizio legittimo – ma ci si sgancia dall’autorevole, legittimo ed elevato rispetto dei doveri; alla stessa maniera cancellare il principio della fatica determina la morte degli stimoli, del desiderio e l’inevitabile dipartita dei sogni.
Ogni felicità vera, genuina, autentica ha necessità di non appiattirsi e di svilupparsi da una precedente propensione all’abnegazione: il percorso dell’impegno deve e può essere una Gioia perchè si incammina già sul sentiero impervio ed esaltante della ricerca della Felicità.
Quando invece l’Essere si risolve nell’Avere, la protervia della pretesa cancella l’importanza del sacrificio, e il motore esistenziale della vitalità si spenge gradualmente.
La lente di ingrandimento dei comportamenti e delle emozioni – che viene puntata attraverso le pagine di questo libro – coinvolge anche il delicato terreno dell’educazione: colpisce la percezione dello scrittore la vita “iper” organizzata da molti genitori per i loro bambini.
E’ giusto moltiplicare i loro interessi, le loro curiosità dando linfa ai talenti; è altrettanto sacrosanto però non avvilire l’innata spontaneità, insegnando ai giovanissimi il senso del tempo, dedicando ad esso anche la lentezza e i momenti di noia e di attesa; anche negli intervalli di tempo nei quali sostanzialmente si può star seduti a guardare la bellezza intorno a sè o a pensare, nascono grandi idee e perle di creatività. Dinamismo parola giusta; iperattività: prestare attenzione…
Non per nulla Paolo Crepet nomina la lentezza, come detto, connessa e collegata alla necessità di “perdere” tempo; anche per i più piccoli l’esempio degli adulti varrebbe tantissimo.
In voga orami è il termine condividere: cosa? Non si vive al concreto, non si cattura il momento. Riprendiamo il tramonto ma non guardiamo più con occhi veri: i modernisti potrebbero obiettare che era già un problema delle vecchie macchine fotografiche… può darsi, ma prima ci si godeva ad esempio anche l’attesa dello sviluppo del rullino; ed intanto si continuava a contemplare la Bellezza.
Gli smartphone, all’interno dei quali troviamo oramai tutto quello che cerchiamo, ci spingono a cercare sempre altrove, a non accontentarci mai, a disperdere quasi in maniera totale e chirurgica energie e concentrazione.
Il tempo è anche e talvolta soprattutto selezione: svanisce l’appuntamento con il presente; la discontinuità e l’interruzione sono divenuti dei miti indiscussi della società globale post pandemica; se leggiamo un libro, ascoltiamo una canzone, o siamo a teatro, come al cinema, non ci si immerge completamente nell’arte perchè si sente il bisogno, la necessità, l’urgenza di diffondere quella informazione o attingere dalla rete notizie simili a quello che stiamo facendo in quel momento. Chi sa in quali altri film avrà recitato questa attrice? Vediamo sul telefonino. Cerchiamo, e ci perdiamo l’istante che non torna più.
Le forze, le energie e gli scatti di vitalità li possiamo recuperare dal nostro vissuto interiore; oggi invece perfino l’entusiasmo viene professionalizzato. Il riferimento è ai mental coach, le figure della new economy che dovrebbero organizzarci l’esistenza.
Autostima, senso del limite, equilibrio: donne e uomini devono imparare a disconnettersi, a contestualizzare i messaggi e ad esercitare lo spirito critico. Le notizie che ogni giorno i media ci propinano, inconsciamente producono tristezza, apatia, dispiaceri.
Gli eventi ci stanno cambiando, anche se siamo noi a doverli cambiare attraverso l’educazione, la pratica della sensibilità e il recupero dei valori basilari.
Un viaggio fra famiglia, scuola, esistenze disperate, molte delle quali non ci stanno a farsi travolgere: servono le motivazioni, ed in questo libro ve ne sono svariate e variegate.
Ci ha colpito profondamente il commento e la citazione di grandi opere d’arte e di canzoni: a significare che l’arte, la cultura, la psicologia possono stringere un patto di alleanza per recuperare la Bellezza.
Se la tecnologia ha dimostrato come il mezzo da strumento è diventato fine, il ribaltamento nobile e spontaneo si deve sostanziare in un’affermazione: la modernità ha il dovere di aiutarci a vivere meglio, ma ad un certo punto può mettersi da parte in quanto l’obiettivo primario si chiama Persona, felice nella sua piena umanità e nella genuinità delle relazioni umane.
La luna appare, scompare, si fa attendere: sta a noi instaurare un rapporto di amicizia e di sano equilibrio.
Tante chiavi di lettura, un piccolo aperitivo di recensione da parte nostra per consigliare a ragazze e ragazzi, adulti, magistrati, politici la lettura di questo testo avvincente e ispirato al Bello.
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