PRESENTATO A ROMA IL FILM “UNPLANNED, LA STORIA VERA DI ABBY JOHNSON” (di Marco Invernizzi)

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 Unplanned è un bel film, che aiuta a riflettere.

Presentato in anteprima al Cinema Adriano di Roma grazie alla Dominus production, dopo avere ottenuto un successo strepitoso negli USA, racconta la storia della conversione di Abby Johnson, una dirigente del maggiore “abortificio” del mondo, Planned Parenthood

Il film non merita soltanto di essere visto, ma aiuta a riflettere, come scrivevo, perché mostra la strada che i movimenti pro-life possono intraprendere se vogliono risalire la china e convincere veramente il maggior numero possibile di persone che la vita è sacra e che le leggi devono tutelarla e non legalizzarne la soppressione. La strada, l’unica praticabile a mio avviso, è quella della persuasione che passa dalla militanza pro-life (il film mostra questi militanti raccolti in preghiera davanti ai cancelli della clinica abortista), ma anche dalla pazienza con cui ogni giorno cercano di avvicinare le donne che entrano in clinica per abortire e lo stesso personale della Planned Parenthood, fra cui Abby, la protagonista del film, che poi si convertirà.

La strada della pazienza e del dialogo personale è l’unica che può dare risultati, perché è quella che parte dalla realtà. Una realtà, in Italia, che apparve in tutta la sua evidenza nel referendum del 1981, quando la legge abortista n.194 venne confermata dal voto popolare. Solo il 32% si oppose: l’Italia non era un Paese pro-life. Da allora la legge ha prodotto un costume e soprattutto i più giovani, soprattutto quelli che hanno oggi 40 anni, hanno subito un continuo e pressante “lavaggio del cervello”. L’aborto oggi è considerato un diritto della donna, sacro e intoccabile, mentre nel 1981 era semplicemente una soluzione estrema per casi particolari e drammatici.

Da questa amara constatazione bisogna partire se si vuole risalire la china. Ormai tutti coloro che non hanno smesso di difendere la vita da allora, dal referendum del 1981, sono convintamente orientati in questa direzione. Non esistono scorciatoie, né improbabili soluzioni politiche. Anzi, quest’ultima è la tentazione più pericolosa, quella di pensare che attraverso il potere politico si possano modificare le leggi e invertire la rotta. Anche se questo deve rimanere l’obiettivo finale, non si realizzerà se prima non verrà fatto un paziente lavoro di convincimento personale, casa per casa, famiglia per famiglia, persona per persona, con tanta pazienza e molta preparazione.

Quest’ultima è fondamentale. Non basta indignarsi, né sperare di convincere senza formare dei militanti pro-life che sappiano argomentare, rispondere alle obiezioni, mostrare la bellezza della vita in tutti i suoi aspetti. E poi partire dalla realtà di che cosa è effettivamente un aborto, come il film mostra senza inutili ipocrisie.

Pazienza, preghiera, preparazione e realismo. Questo atteggiamento non farà mancare al movimento pro-life l’odio della cultura della morte, che è dominante nel nostro tempo. Ma se a quell’odio si risponderà con l’atteggiamento giusto, si otterranno dei risultati, prima o poi.

E Unplanned va felicemente in questa direzione.

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