PRIMARIE, PREFERENZE, PARTECIPAZIONE. UN MOVIMENTO POPOLARE PER RILANCIARE IL CENTRODESTRA

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Roma, 26 luglio 2012. Un momento della manifestazione di giovedì sera

Giovedì 26 luglio si è svolta a Roma, in piazza San Giovanni, una manifestazione a cui hanno partecipato circa 5.000 persone, a sostegno di un nuovo documento programmatico volto a rilanciare il Popolo della Libertà. Di seguito ne riportiamo il testo e i firmatari.

“Non è tempo di giri di parole, di tatticismi, attendismi, rinvii.

Una crisi devastante ha investito l’Europa e l’Italia, molti dei nostri elettori ci hanno voltato le spalle e non è possibile rispondere a queste emergenze con messaggi contraddittori e confusi, senza un minimo di autocritica, senza trovare la forza di dire chiaro  e tondo che un’epoca è finita, e con le sue molte luci, ma anche con qualche ombra, mentre un’altra, diversa e nuova, è tempo che abbia inizio.

Angelino Alfano, per volontà unanime del Popolo della Libertà e su indicazione di Silvio Berlusconi, era e per noi rimane l’uomo a cui è stato affidato ed affidiamo il timone della nave in questo difficile passaggio.

Anche i firmatari di questo manifesto che non sono più nel Pdl ricordano la Direzione Nazionale, in cui lui promise, in un discorso davvero degno di memoria, un “partito degli onesti”, dei valori, del merito, del rinnovamento. Un partito capace di ricucire alleanze, di ricompattare il blocco sociale su cui da sempre si fondano le fortune del centrodestra e della nazione. Un partito che avrebbe sottoposto a primarie ogni candidatura, dai sindaci ai Presidenti di Regione fino al candidato premier.

Noi crediamo ancora in quelle parole. Per questo non intendiamo rinunciare alla convocazione di elezioni primarie, immaginando una consultazione libera, trasparente, aperta a tutti i cittadini, che dovrà concludersi, sul modello americano, con una grande convention di investitura del nostro candidato per Palazzo Chigi.

Anche nel caso in cui Silvio Berlusconi confermasse realmente la sua volontà di correre per la guida del Governo, sarebbe un grande messaggio confermare le elezioni primarie: potremmo trasformarle in una straordinaria opportunità di mobilitazione popolare intorno ad un nuovo programma, un nuovo simbolo e quindi una nuova identità del centrodestra italiano. La leadership di Berlusconi, anche non misurandosi con rivali in grado di metterla in discussione, uscirebbe rinnovata e rafforzata da questa prova e al tempo stesso candidature innovative potrebbero richiamare l’attenzione di segmenti dell’elettorato che si sono allontanati da noi negli ultimi mesi. Infine forze che attualmente non militano nel Pdl vedrebbero in questa opportunità una capacità inclusiva del nuovo centrodestra e quindi la possibilità di trasferire i loro consensi con dignità ed anche con maggiore facilità nel nuovo soggetto politico che presenteremo alla prossima competizione elettorale.

Primarie per la leadership, preferenze per scegliere i parlamentari o comunque primarie per formare le liste qualora non si riuscisse a cambiare la legge elettorale: sono questi gli ingredienti che ci consentiranno di porre rimedio alle distorsioni provocate dalle liste cooptate e da anni di decisioni cadute dall’alto.

Intorno a questo manifesto si raccolgono quadri, dirigenti, militanti che non hanno nostalgia ne’ di An ne’ di Forza Italia, ma sognano un centrodestra capace di proiettarsi nel futuro dell’Italia portando il Paese fuori da questa crisi ed aprendo un nuovo, durevole ciclo di centralità politica.

Per battere questa strada non basta cambiare il volto di qualche dirigente: è anche necessario cambiare linguaggio e stile, aggiornare contenuti, tornando ad immergersi nel vivo del tessuto del Paese, tra le categorie che vivono maggiormente le contraddizioni e le difficoltà della crisi.

Una politica capace di ascoltare e di gettare sulla bilancia il peso di scelte utili ad attenuare gli effetti della congiuntura che sta schiacciando l’Italia, è l’unica medicina che può curare la crisi di credibilità che affligge la politica italiana. Una politica, cioè, che contribuisca a far guardare al futuro con speranza; che punti a recuperare lo spirito e l’energia che nel secondo dopoguerra animò la ricostruzione materiale e morale di una Nazione che usciva dal conflitto civile, nel segno di una crescita demografica che accompagnò il ritorno dell’Italia tra le grandi potenze economiche internazionali: allo stesso modo, sulle macerie della grandi crisi finanziaria del nostro tempo, la famiglia e le imprese reali devono sostituire la finanza speculativa al centro di un nuovo sistema di relazioni economiche.

Il nuovo centrodestra deve incarnare questa aspettativa, non solo costruendo un partito più competitivo, ma anche rinegoziando la nostra esperienza nel Governo Monti.

Certo, non ci piace l’esecutivo tecnico, non riusciamo a dimenticarne la natura extraparlamentare, né il modo in cui è nato. Ci infastidiva ieri la piaggeria mediatica che ne celebrava i primi passi, non ci diverte oggi il dileggio con cui taluni ne sottolineano i fallimenti. Di certo non possiamo e non vogliamo ignorare una congiuntura finanziaria ed economica internazionale che ci obbliga a sostenere un esecutivo tecnico che sta perdendo progressivamente consensi tra l’elettorato. Ma proprio per il bene dell’Italia avvertiamo il dovere di imporre, come è buon diritto di ogni maggioranza, una verifica per riempire di contenuti gli ultimi cento giorni del Governo. Contenuti che blocchino la crescita della pressione fiscale, le inutili sopraffazioni ai danni dei contribuenti, i problemi determinati dalle contraddizioni tecniche con cui si è dato origine al problema degli esodati. Ma anche che affrontino il tema della riduzione del debito, l’ampliamento delle compensazioni fiscali, la questione irrisolta di un rilancio dello sviluppo, quella – centrale e decisiva per ogni operatore economico – dell’accesso al credito.

L’idea di portare al tavolo del Governo una proposta forte per gli ultimi cento giorni della legislatura deve essere un tema di confronto durante le primarie, da sviscerare non nel chiuso delle riunioni di partito, ma coinvolgendo le forze sociali ed imprenditoriali, ascoltando tanto i protagonisti nazionali quanto gli attori dei principali sistemi locali di sviluppo.

In più è necessario ascoltare le proteste che provengono dagli enti locali e dalle regioni che denunciano il modo incongruo e pericoloso con cui il governo sta attuando la spending review. Il rischio di tagliare non gli sprechi ma servizi essenziali per i cittadini nel campo sociale, sanitario e della mobilità deve essere valutato con grande attenzione per evitare il collasso dei sistemi di solidarietà nel nostro Paese o il default di migliaia di enti locali italiani.

Questo confronto deve consentire ad Alfano e ai capigruppo di rappresentare a Palazzo Chigi istanze condivise dall’intero tessuto produttivo nazionale e dal sistema delle autonomie locali, dando così un mandato politico ad un governo tecnico che incontra difficoltà ad individuare una strada credibile per rilanciare lo sviluppo economico dell’Italia.

Una grande attenzione deve essere rivolta all’insieme delle liste civiche e delle esperienze elettorali locali che stanno crescendo spontaneamente in tutta Italia. Senza nessuna velleità di creare partitini alternativi o scissioni dal Popolo delle Libertà, è necessario raccogliere queste esperienze in una vasta rete che possa immettere nuova linfa vitale e nuovi meccanismi di partecipazione nel lancio del nuovo partito unitario in cui il PdL si deve trasformare.

Sulla riforma elettorale è inutile sprecare altre parole: occorrono fatti. Senza perdere la speranza di trovare un accordo sulla riforma costituzionale e sul presidenzialismo, non rimane che licenziare più in fretta possibile una legge che restituisca agli elettori la sovranità sulla scelta dei candidati, con la scelta inderogabile della reintroduzione delle preferenze, accompagnata da quelle di genere. L’elettorato non ci perdonerà mai se dovessimo tornare al voto per eleggere un altro Parlamento di cooptati.

Quanto all’Europa, il manifesto che proponiamo oggi a Roma indica a Berlusconi ed Alfano uno straordinario obiettivo ed un’affascinante prospettiva storica e politica: rifondare il Ppe alla luce di una grande mobilitazione popolare animata da giovani, piccoli imprenditori, lavoratori di ogni nazione del vecchio continente, per raggiungere quei risultati che la diplomazia, gli incontri multilaterali tra i leader dell’Unione e la burocrazia di Bruxelles non sembrano in grado di cogliere. La riforma della Bce, assegnandole maggiori ruoli di garanzia e di prestatore di ultima istanza, il consolidamento di un sistema creditizio che assuma come priorità il sostegno delle imprese e delle famiglie, il varo degli Eurobond e di un adeguato piano di investimenti per rilanciare lo sviluppo, i nuovi meccanismi di controllo e prevenzione delle speculazioni finanziarie, una più incisiva riforma dell’attività delle agenzie di rating nel senso di una riduzione del loro peso sull’economia internazionale, non scaturiranno mai da un compromesso tra i Paesi membri dell’Unione, senza un forte e radicato movimento popolare che ponga questi argomenti al centro di una grande spinta propulsiva verso un’Europa nuova e diversa, ben salda nelle sue radici solidaristiche, sociali, etiche, ispirate dalla tradizione giudaico-cristiana. Solo su questo retaggio si potrà fondare una effettiva solidarietà continentale attenta ai diritti umani ovunque vengano calpestati: a cominciare dai fermenti e i conflitti in corso nella sponda Sud ed Est del Mediterraneo.

Siamo certi che esistano tutte le premesse per porre la nostra comunità politica al centro di questo movimento.  Talmente sicuri da avere la presunzione di poterlo presto dimostrare nei fatti partendo da una petizione di iniziativa popolare con sette comitati promotori in altrettanti Paesi europei. È una grande ambizione, ma anche un sogno non lontano dalla realtà, immaginare la consacrazione del nuovo centrodestra in una straordinaria manifestazione con i nostri principali alleati europei a Bruxelles, il prossimo autunno, con migliaia di cittadini provenienti da ogni lato dell’Unione, mobilitati per conquistarsi il loro futuro.

Le primarie, l’elaborazione di un pacchetto di proposte per gli ultimi mesi di questa legislatura, il lancio di una petizione e di un movimento europeo per lo sviluppo, la nuova legge elettorale, sono solo  strumenti.

Il nostro movimento vuole utilizzarli nel migliore dei modi per conferire al rinnovamento del centrodestra la velocità e la concretezza che sono indispensabili a renderlo utile al tempo in cui viviamo. Velocemente, quindi, queste note giungeranno attraverso la rete ad ogni singolo quadro, dirigente, semplice iscritto.

La notizia è che le donne e gli uomini migliori di questo partito hanno di nuovo un’occasione ed uno strumento per darsi una prospettiva ed agire, volgendo la crisi che stiamo attraversando in una grande opportunità di cambiamento e di crescita.”

 

Gli europarlamentari: Roberta Angelilli e Carlo Fidanza

I senatori: Laura Allegrini, Andrea Augello, Domenico Benedetti Valentini, Franco Bevilacqua, Maurizio Castro, Gennaro Coronella, Cesare Cursi, Mauro Cutrufo, Cristano De Eccher, Franco Orsi, Maurizio Saia, Carlo Sarro, Oreste Tofani, Pasquale Viespoli

Gli onorevoli: Francesco Biava, Guido Crosetto, Marcello De Angelis, Sabrina De Camillis, Marcello Di Caterina, Giovanni Dima, Paola Frassinetti, Mario Landolfi, Maurizio Leo, Alfredo Mantovano, Bruno Murgia, Barbara Saltamartini. 

1 commento

  1. C’è assolutamente bisogno di una destra prepolitica e filosofica, ovvero una base culturale sulla quale rifondare un soggetto che sia attento alle radici identitarie comunitarie ,religiose.
    Un soggetto che sia Destra sociale lontano dalle ragioni dell’attuale governo di professoroni, quella Destra economica e bancaria che poco ci appartiene e va a braccetto con i salotti di Repubblica e dei Fabio Fazio…
    Al di là di chi sarà il leader, grati a Berlusconi per aver frenato il Cattocomunismo in Italia, speriamo anche nel rinnovamento, idee e programmi.
    E via le mele marce,iniziamo a non stipulare nessuna alleanza con l’Udc, e con il suo capo, più impegnato a navigare nelle acque della poltica che a difendere il crisitianesimo…..il tuo dire sia si si, no, no

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