RASSEGNA STAMPA (a cura di David Taglieri)

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Le Figaro in questi giorni ha puntualizzato la situazione internazionale puntando il binocolo sulla questione franco tedesca: la collaborazione fra i due paesi ha perso repentinamente i bottoni dei comandi, i freni sono saltati e il treno del dialogo ha deragliato. Poi però Macron ha ricevuto Olaf Sholz per tentare di rilanciare questa storica cooperazione fra le Nazioni, che affonda le sue radici nel passato e dovrebbe mettere le ali ai progetti del futuro.

Lo stesso quotidiano francese in prima pagina proietta la dimensione internazionale su un dato geopolitico: dall’inizio del conflitto non sarebbe chiara la posizione di Israele nello scenario della guerra russo-ucraina. Lo Stato ebraico, secondo le Figaro, intratterrebbe una relazione timida con Mosca, con chiaroscuri e talune zone grigie, giustificati forse dalla presenza in Russia di migliaia di Ebrei, che rischierebbero…

Una neutralità fattuale la si potrebbe leggere nella percezione di Zelensky, che aspirerebbe ad una compattezza mondiale nella logica della difesa ucraina. Putin intanto prosegue nella requisitoria antioccidentale, nella prospettiva della Grande Russia.

L’ANSA in questi giorni ha riportato la notizia della deportazione dei bambini ucraini:
il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov ha dichiarato in un commento a Novyny Pryazovia che le forze di occupazione russe stanno portando via anche i bambini dalla parte occupata della regione di Zaporizhzhia: “Oggi la deportazione dei nostri bambini è una questione estremamente urgente. Abbiamo già più di 300 bambini portati via da Energodar, Kamianka, Vodyane con la scusa delle vacanze nel territorio russo di Krasnodar e non sono stati restituiti. Avrebbero dovuto restituirli una settimana fa, ma questa settimana sono venuti dai loro genitori e hanno detto: “Dateci i vestiti invernali per loro, per ora non torneranno“.

Sempre secondo l’ANSA il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha confermato con un messaggio su Telegram che una sua unità è finita nei giorni scorsi sotto il fuoco dell’artiglieria ucraina nella regione meridionale di Kherson, riportando vittime e feriti: “Ventitré soldati sono stati uccisi e 58 feriti. Di questi, quattro sono rimasti gravemente feriti. Sì, ci sono state grandi perdite da parte nostra durante la notte, ma i ceceni stanno partecipando alla jihad. E se sono destinati a cadere in una guerra santa, è un onore e una grande gioia per ogni vero musulmano. Tutti sogniamo di morire sulla via di Allah“.

Su die Welt troviamo delle analisi politico economiche sulla fine delle tariffe del gas come le conosciamo: anche nel caso del quotidiano tedesco dominano le argomentazioni di politica estera, geoeconomica e geopolitica.

Viene affrontata anche la questione legata alla neutralità austriaca; intanto come scrive Repubblica, la tregua passa in prima istanza dalla testa di Putin, secondo la ricostruzione dell’ambasciata italiana in Ucraina, che ha spostato la sua sede a Leopoli e ha un contatto quotidiano con il governo ucraino. La possibile tregua passa per le intenzioni del presidente della Federazione russa.

Su El Mundo s’inquadra la minaccia di una guerra pericolosissima che potrebbe espandersi in lungo e in largo e a macchia di leopardo, rischiando di riproporre antiche vicende che rompono l’andamento di anni di stabilità e di pace.

Cesare de Carlo su il Resto del Carlino del 27 ottobre rammenta la letteratura storica di Manzoni, laddove si chiariva che la storia insegna che non insegna nulla: si arriva a bomba alla Cina che sta avanzando in mezza Europa. Sullo stesso giornale David Allegranti compara – in Italia –maggioranza e opposizione: a livello personalistico e carismatico la Meloni è presente, l’opposizione no.

In un editoriale del 26 ottobre su il Giornale, Augusto Minzolini ha messo bene in evidenza il ruolo cruciale della nuova premier, responsabilità doppia: mantenere la continuità con la fase propulsiva e positiva dell’azione di Draghi e perseguire l’identità della destra al potere. Vista la forte componente sociale ci auguriamo davvero che vengono attuate politiche che mettano il popolo e le persone al centro delle attività e delle ambizioni.

Valentina Stella su il Dubbio ha inquadrato con una telecamera ideale le aspettative riguardo all’incarico alla Giustizia del nuovo Ministro Carlo Nordio: razionalizzazione, semplificazione, riformismo pragmatico ispirato alla snellezza dei processi assicurando e centrando l’obiettivo della “Giustezza”.

Maria Sole Sanasi d’ Arpe su la Discussione ha svolto un’analisi antropologica e filosofica della politica in brevi ma intense righe: soffermarsi a bocce ferme a criticare una premier per ogni piccola virgola, accento o scelte di vestiario uccide l’analisi, annichilisce il confronto civile e corretto, restituisce colpi bassi ad una prepolitica che necessiterebbe di ideali e principi non negoziabili di educazione e di garbo.

Marcello Veneziani, su la Verità, ricorda la figura e la cultura di Paolo Isotta: “(…) il Teatro San Carlo di Napoli ha reso onore con un concerto a un grande musicologo e scrittore, Paolo Isotta, scomparso lo scorso anno. Il Sovrintendente del San Carlo, Stéphane Lissner è lo stesso che vietò sette anni fa a Isotta di metter più piede alla Scala di Milano per una fatwa infame, in seguito a una sua critica severa; un’interdizione che fece soffrire Paolino, all’epoca critico musicale del Corriere della sera (da cui fu in seguito “esodato”). Sarebbe bello che anche La Scala dedicasse un omaggio riparatorio al critico musicale che per 35 anni seguì in teatro gli eventi musicali per il principale quotidiano italiano.”.

Per concludere: sarebbe allora bello che attraverso l’arte, la bellezza e il mondo della saggezza a tutto tondo si riprendessero le redini di un mondo pazzo, che sta sbandando.

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