RETE 4: VA IN ONDA IL PROCESSO AGLI ANTIABORTISTI (di David Taglieri)

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I recenti tragici eventi di cronaca legati alla questione del duplice infanticidio, sui quali non entreremo nei particolari, inducono ad una riflessione: in un paese liberal democratico, aggettivo tanto osannato e lodato, dovrebbero avere diritto di parola tutti, perfino coloro che si oppongono all’aborto, perfino i ginecologi obiettori.

Nel corso di una trasmissione di approfondimento su Mediaset (Rete 4) dello scorso 6 ottobre, in maniera insinuante e subdola si è tentato di collegare il fatto di cronaca (il duplice infanticidio avvenuto nella villetta di Vignale di Traversetolo (Parma)) ad una presunta mancanza di apertura verso il tema dell’aborto: secondo l’opinione prevalente nel corso della trasmissione, all’interno dei consultori si farebbe terrorismo psicologico verso le donne che sarebbero propense a non portare avanti la gravidanza.

Si è così tentato di rappresentare una cartina geografica dalla quale si evincerebbe che specie nel sud Italia le pressioni sarebbero altissime,  in barba alla legge 194 (un impianto giuridico disgraziato, dal nostro punto di vista), che ha legalizzato quella che Papa Francesco ha più volte definito l’uccisione di un innocente.

Pensare all’infanticidio commesso dalla ragazza e connetterlo automaticamente alla sua cultura cattolica considerata “repressiva” è alquanto delirante. Il tutto è avvenuto con delle modalità comunicative affettate e mal celatamente faziose.

Il conduttore assecondava le posizioni maggioritarie nel dibattito, con fare sornione ed accomodante (ce ne dispiace essendo un bravo professionista) e forse la cosa più sensata è stata detta da Daniele Capezzone, non un clericale convinto, ma un ex radicale: nel silenzio assordante del prelato in studio che distingueva il piano morale da quello giuridico, il direttore editoriale di Libero ha affermato che un vero liberale non si snatura se ascolta le molteplici opinioni e si batte affinchè le stesse emergano, pur non condividendole.

Il focus si sostanzia nell’analisi di un mondo che ha perduto i valori di riferimento e nel quale vige la pseudo alfabetizzazione della rete: internet rappresenta uno strumento eccezionale ma è esattamente come una bella automobile, se non la sai guidare commetterai degli errori madornali e rischierai la pelle o la farai rischiare a qualcuno. La ragazza in questione, che ha commesso il duplice infanticidio, tramite la rete avrebbe consultato dei forum per pianificare l’aborto fai da te: dunque il problema non si può addossare alla famiglia, alla parrocchia frequentata dalla giovanissima o alle presunte pressioni dei consultori.

Alla stessa maniera, e forse in maniera preponderante, la psiche incarna un mistero: quindi la palla deve passare alla medicina della mente e alla magistratura, consentendo che venga svolto un lavoro serio e scrupoloso.

Evitando così processi alla Famiglia e alla famiglia, che già sta vivendo un momento drammatico, evitando di attaccare la fede, Papa Francesco ed in generale i bersagli preferiti dei salotti liberal-progressisti.

La legge esiste e non si comprende perchè debbano essere messi in silenzio, dileggiati e indicati come dei retrogradi coloro che per coscienza, credenza, fede ed anche laicamente reputano l’aborto un abominio: i ginecologi obiettori hanno tutto il diritto di lavorare con etica, con coscienza e con libertà.

La libertà di parola – concretamente – prevede la comparazione ed il confronto fra tutte le voci: ma abbiamo davvero tutti la libertà di pensiero, brocardo che precede o dovrebbe venir prima delle opinioni?