ROMANO IL MELODE, IL POETA CHE CANTAVA LA FEDE (Corriere del Giorno, 16 febbraio 2008, pag. 5)

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roman_melodist.jpg Per la “Collana di Testi Patristici”, fondata da Antonio Quacquarelli e diretta da Claudio Moreschini, le edizioni Città Nuova hanno pubblicato il secondo volume dei “Kontakia” di Romano il Melode (Roma, 2007, pagg. 278, euro 20,00), nella traduzione curata dal Prof. Ugo Trombi.

I Padri della Chiesa sono i testimoni della più immediata tradizione apostolica, per la loro partecipazione diretta alla vita delle prime comunità cristiane. Romano il Melode, pur non essendo annoverato fra i Padri, nell’ambito della letteratura cristiana ha però un ruolo estremamente significativo, perché riuscì a divulgare i temi sacri come fosse un cantore epico dell’antica Grecia. Il suo nome è indissolubilmente legato ai kontakia.

Di che cosa si tratta ? Nella variegata letteratura cristiana dei primi secoli, i kontakia costituiscono un genere particolarissimo, che in questo Autore, di origine siriana ma bizantino d’adozione, ha trovato la sua massima espressione poetica.

Romano il Melode dopo gli studi in Siria si trasferì a Cost antinopoli nei primi anni del VI secolo, e fu dunque coevo del grande imperatore Giustiniano. L’episodio chiave della sua vita, che le fonti riportano in maniera concorde, fu l’apparizione in sogno della Madre di Dio, che gli concesse il dono dell’ispirazione poetica. Probabilmente trascorse gran parte della sua vita presso la corte imperiale, ricevendo l’ordinazione sacerdotale.

Romano è fra gli autori più rappresentativi della Chiesa cristiana d’Oriente. Il suo nome, come si diceva, è legato al kontakion (“contacio” era il nome del bastoncino intorno al quale veniva avvolto il rotolo su cui era scritto il testo), genere letterario che univa la prosa alla poesia: una metrica innovativa e l’accompagnamento musicale facevano del kontakion una rappresentazione assai vivace, che il pubblico seguiva con estrema facilità. In questo modo Romano il Melode, allo stesso tempo poeta e musico, conquistava l’ attenzione dei suoi ascoltatori rappresentando contenuti sacri tratti dalla Bibbia, dalle raccolte apocrife e dai Padri della Chiesa. Ad uso dei fedeli riuniti ad ascoltarlo nelle principali chiese di Costantinopoli erano pure gli inni destinati alle solenni feste liturgiche, di carattere ora narrativo, ora lirico e drammatico.

Una cultura teologica e letteraria estremamente vasta e profonda è dunque alla base della sua produzione, che complessivamente ammonta a circa mille kontakia (ma a noi ne sono giunti solo una novantina).

Da grande comunicatore quale è, Romano alterna il racconto al dialogo, episodi della Bibbia con animazioni teatrali e a volte immaginifiche. Lo scopo però è sempre catechetico: far conoscere in modo semplice ed attraente l’economia della salvezza, il mistico processo che si snoda fra creazione e peccato, incarnazione e redenzione, misericordia e giudizio universale.

Nel pieno delle dispute trinitarie successive al Concilio di Calcedonia del 451, Romano pur conservando l’ortodossia, privilegiò l’aspetto salvifico dell’Incarnazione alle complicate questioni riguardanti l’essenza di Dio.

Il tutto sotto lo sguardo benevolo e protettrice di Maria, a cui egli attribuiva la sua straordinaria vocazione lirica.

Anche oggi, a tanti secoli di distanza, i kontakia risultano non solo di piacevole lettura, ma commoventi nella loro santa semplicità.

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