SAN FRANCESCO DI SALES E IL SEGRETO DELLA GIOIA

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Generalmente nell’immaginario collettivo quando si parla di “controriforma” viene spontaneo associare tale termine a qualcosa di cupo… Eppure due dei massimi esponenti di quel movimento storico – San Carlo Borromeo e San Francesco di Sales – sono dagli agiografi ricordati, oltre che per la loro dottrina, soprattutto per la straordinaria serenità e gioia di vivere.

Le Edizioni “Città Nuova”, a tal proposito, hanno pubblicato “Alle sorgenti della gioia”, un libro sull’opera di San Francesco di Sales dal titolo altamente significativo (a cura di F. Vidal, 2010, pagg. 302).

San Francesco di Sales (1567-1622), discendente da un’illustre famiglia della Savoia che lo aveva destinato a un’importante carriera forense, dopo l’ordinazione sacerdotale del 1593, fu consacrato Vescovo di Ginevra nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre del 1602.

Non era un episcopato qualsiasi quello di Ginevra, perché in quegli anni la città era la roccaforte del calvinismo, una derivazione protestante accesamente anticattolica ed antipontificia. Il ministero di San Francesco fu dunque particolarmente impegnativo perché esercitato talora in incognito, in un ambiente ostile. Tant’è che il nostro Santo fu costretto a trasferire la propria sede ad Annecy, mentre spesso era obbligato ad affidare la propria predicazione a degli scritti lasciati su semplici bigliettini o manifesti, che poi la gente trovava nei posti più impensati…Proprio per questo, e per la gran quantità di lettere destinate ai suoi figli spirituali, la Chiesa cattolica lo ha voluto patrono dei giornalisti. Il libro curato da F.Vidal raccoglie una parte significativa di tale vastissimo epistolario, suddividendolo per argomenti.

La gioia che animava interiormente il Vescovo di Ginevra si esprimeva nella serenità, nell’ottimismo, nella genuinità: sono queste le caratteristiche di Francesco di Sales, della sua spiritualità semplice e raffinata al tempo stesso. Il suo insegnamento, che non aveva nulla di cattedratico ma era estremamente lineare, facile e profondamente umano, si cala pienamente anche nella quotidianità del nostro tempo. Dalla viva voce di San Francesco, che parla attraverso le sue lettere, si delinea il ritratto di un santo inaspettatamente moderno. Fare la volontà di Dio, compiere il proprio dovere, essere umili, semplici, soprattutto dolci: per Francesco tutto ciò contribuisce non solo a migliorare il rapporto con se stessi, ma anche a rinnovare ogni giorno la scelta di Dio e a distribuire agli altri la luce della gioia e della pace. Francesco di Sales non ammette che si possa essere tristi. Diceva: “Sforzatevi di superare tutti gli stati d’animo di malinconia e di pessimismo”. Malinconia e pessimismo, infatti, quasi sempre nascono dal fatto che noi siamo soliti attribuire grande importanza a cose che spesso non ne hanno. E’ bella a tal proposito l’immagine dei bambini che si disperano (per esempio) per un castello di sabbia rovinato: una cosa da nulla che a noi adulti fa appena sorridere. Ma spesso ci comportiamo anche noi così, allo stesso modo dei bambini, che strillano e si rabbuiano per cose da nulla. Tutto è vanità, ci ricordano i Santi della Chiesa. Allora qual è la sorgente della gioia vera, quella che rimane e non passa? San Francesco di Sales risponde: “Chi ha Dio come oggetto delle sue intenzioni e fa ciò che può, perché dovrebbe tormentarsi? Perché agitarsi? Che cosa ha da temere? No, no, Dio non è così terribile con quelli che ama; si contenta di poco, perché sa bene che non abbiamo molto”. (pag. 209).

Il libro edito da Città Nuova ci introduce quindi a tale splendido percorso della spiritualità “salesiana” che, non a caso, San Giovanni Bosco volle poi mutuare per la sua nascente compagnia.

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