SE PUTIN VA DAGLI SCIAMANI…

53

Da Repubblica del 17 settembre pubblichiamo un estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti:

“Da Tuva alla Mongolia con superstizione. C’è un motivo se, a inizio settembre, Vladimir Putin ha visitato il capoluogo tuvano, Kyzyl, e da lì è volato nella capitale mongola, Ulan Bator, sfidando il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale. E non ha nulla a che fare con le ragioni della politica.

Il comune denominatore tra le due visite è la fede ancestrale del presidente russo negli sciamani, quei sacerdoti che si dicono capaci di viaggiare nell’aldilà e di comunicare con spiriti e divinità.

«La Mongolia e Tuva sono considerate la patria degli sciamani più potenti al mondo. E Putin combina da tempo il misticismo ortodosso con le tradizioni pagane», spiega Mikhail Zygar, ex fondatore e direttore della tv indipendente Dozhd e autore di All the Kremlin’s Men (“Tutti gli uomini del Cremlino”).

Ufficialmente a Kyzyl Putin ha inaugurato una lezione di patriottismo in una scuola locale e a Ulan Bator ha partecipato alle celebrazioni dell’85° anniversario della battaglia di Khalkhin Gol, che vide mongoli e sovietici sconfiggere i giapponesi.

[…]  A Mosca circolerebbe voce che Putin cercasse la benedizione degli spiriti a usare l’arma nucleare, o “arma di Dio” come la chiama il falco Sergej Karaganov. «Senza il consenso degli sciamani, non potrebbe intraprendere un passo così importante per paura di far arrabbiare gli spiriti. Tuttavia, questa versione sembra pura fantasia. Nessuna delle mie fonti può confermarlo», precisa Zygar.

[..] Putin sarebbe rimasto soddisfatto degli incontri. Non è sempre andata così. Si racconta che, in uno dei primi rituali a cui prese parte, ai funzionari del Cremlino non piacque l’aspetto degli sciamani. Li reputavano troppo giovani e, di conseguenza, poco autorevoli. Perciò decisero di sostituirli con attori più anziani.

[…] Nel corso di questi incontri, Putin si sarebbe inoltre convinto che forze soprannaturali lo hanno consacrato come il “Prescelto”. Prima di lanciare l’offensiva in Ucraina nel 2022, si sarebbe consultato con vari mistici, sciamani compresi, e gli avrebbero tutti predetto la vittoria. Il sospetto, però, è che da attori consumati non dicano a Putin quello che gli spiriti sussurrano loro, ma quello che il leader del Cremlino vuole sentirsi dire.”.

Oltre a quanto riportato da Repubblica, segnaliamo in merito anche un’analisi di don Stefano Caprio, fra i massimi esperti di spiritualità russa, pubblicato su asianews.it del 21 settembre 2024 con il titolo “La trinità delle religioni” della Russia:

“… Con il buddismo, l’islam completa la “trinità delle religioni”, e il patriarca Kirill non perde occasione di mostrare quanto l’ortodossia russa sia in grado di unire i popoli e le confessioni nel grande trionfo dei “valori tradizionali morali e spirituali”.

Alla comunione trinitaria sembra però affacciarsi sempre più una quarta ipostasi, anch’essa discendente dalle tradizioni dei popoli della Russia asiatica, a cui lo stesso presidente Putin guarda con particolare interesse.

Si tratta dello sciamanesimo mongolo, riconosciuto in Russia come confessione ufficiale pur “ancor meno tradizionale”, ma nel viaggio recente di Vladimir Putin in Mongolia, passando per Tuva, pare ci sia stato un consulto con alcuni sciamani locali riguardo al corso da tenere nella guerra con l’Ucraina, come affermano diverse fonti.

Putin si era recato più volte in queste terre, accompagnato dal fido Šojgu, ma questa volta la causa avrebbe assunto un carattere veramente apocalittico: secondo alcuni, il presidente avrebbe chiesto agli sciamani la benedizione per l’uso delle armi nucleari, ed è tornato rincuorato dalle loro assicurazioni che tale scelta non farebbe troppo infuriare gli spiriti maligni. In questo caso, lo sciamanesimo sorpasserebbe anche la “trinità tradizionale”, imponendo un culto che si dissolve nella spiritualità più pura e assoluta, quella della scomparsa degli esseri umani dalla terra.”.