“SOS TATA”, LE CULLE VUOTE E L’ECONOMIA CHE VERRA’ (di Alessandro Pagano)

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C’è un nesso fra “SOS Tata”, il programma de LA7 che tanto successo miete fra il pubblico televisivo e l’ attuale crisi economica ?

Secondo me c’è! Ma andiamo in ord ine.

Scenario n°1: facendo zapping scopro che ci sono ancora programmi degni di questo nome. “SOS Tata” non ha niente di speciale per carità, ma in tempi come questi anche un programma che non è spazzatura fa notizia.

Nella puntata che ho visto e che ha goduto di ottima audience, una tata spiega a due genitori quarantenni come educare i loro figli, visto che il papà e la mamma in questione sono praticamente un disastro con i loro bebè.

I due genitori sembrano un classico della nostra Italia: si sono sposati quasi trentacinquenni (sia perchè hanno trovato tardi il lavoro, sia perchè non hanno voluto rinunciare ad una vita abbastanza comoda a casa dei loro rispettivi genitori) e hanno generato due figli che però sono pieni di problemi educativi già alla loro tenera età.

Scenario n°2: l’Italia e l’Europa invecchiano velocemente.

Nel 2010 in Italia sono nati 557.000 bambini, quasi 12.000 in meno rispetto al 2009 e l’indice di natalità è sceso a 1,40 (il ricambio generazionale è garantito a 2,1 figli per coppia).

Non deve sorprendere: siamo nel mezzo della peggiore crisi economica da 80 anni a questa parte e abbiamo un sistema lavorativo e sociale caratterizzato da una “precarietà” diffusa (non è facile crescere un figlio quando si hanno oltre 35 anni, si guadagnano 1000/1500 euro in due, si vive in città e non si può avere alcun aiuto da nonni e da parenti).

Contemporaneamente i dati economici e demografici (Francesco Billari, Università Bocconi di Milano), dimostrano che il teorema di cui ci hanno bombardato per anni e cioè a “maggior sviluppo corrisponde un minor numero di figli” è un fenomeno incompleto visto che “la relazione sviluppo – natalità si inverte ad un livello elevato di sviluppo: quando le società sono molto avanzate, un maggior sviluppo economico si accompagna ad un numero di figli più elevato” (Sole 24 ore, 1 febbraio 2011. La Demografia e l’Economia perduta, di Guido Gentili).

E infatti gli USA hanno nel periodo 2000-2025 un tasso demografico di (+17%), e avranno nel periodo 2025-2050 un tasso di natalità demografica del (+10%).

E così tutti quelli che scommettevano su società opulente senza figli, alla fine del giro si sono accorti che se non si fanno figli, se non c’è ottimismo sul futuro, se non c’è una valorizzazione meritocratica dei giovani, se non c’è nerbo e valori in loro, non c’è neanche crescita del PIL.

Non solo, quando poi si decide di fare quei pochi figli, se non c’è qualcuno che ti passa il “testimone educativo”, cioè se non c’è nessuno che ti spiega come si educa un figlio, il piccoletto per colpa di papà e mamma rischia di diventare un disadattato, o un potenziale bullo, in qualunque caso una persona incompleta.

L’esperienza di “SOS Tata” dimostra che le nuove coppie di genitori al contrario delle generazioni che le hanno precedute, non sanno più educare i figli e la conseguenza di ciò avrà riflessi pure sulla crescita economica del Paese; un conto infatti è avere cittadini futuri che potenzialmente hanno “la schiena dritta”, un conto è che il futuro sia popolato da “smidollati”.

Sempre più spesso mi sento ripetere da pensionati, persone di qualità con tanto tempo libero, uomini e donne che gravitano nel mondo della chiesa, che vorrebbero fare qualcosa nel volontariato, ma che non sanno cosa.

Aiutare a formare un associazionismo intelligente che sappia diffondere la cultura della genitorialità potrebbe rappresentare una buona possibilità per il miglioramento futuro del Paese.

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