SPAGNA: COME I COMUNISTI ANDAVANO A CERCARE I SEMINARISTI PER AMMAZZARLI

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Titolo redazionale
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Dal sito www.santiebeati.it leggiamo: “Ángel Cuartas Cristóbal nacque a Lastres, nei pressi di Colunga, una cittadina marittima nella comunità autonoma delle Asturie, il 1° giugno 1910. Era il penultimo di nove figli. Suo padre José, come molti nel paese, era pescatore, mentre la madre, Josefa Cristóbal Granada, si occupava della casa.
I fratelli maggiori contribuivano al bilancio familiare cercando qualche piccolo lavoro, specie nella lavorazione del pescato. Anche Ángel cominciò presto a fare lo stesso, accompagnando la sorella Elvira, in modo da portare qualche soldo a casa e riservarne parte per sé: amava molto leggere, per cui spendeva in libri i suoi risparmi.
La gente del suo paese apprezzava il suo carattere semplice e trasparente. I compagni delle scuole elementari, invece, notavano che in lui non c’era alcuna forma di malignità, anzi, quando scoppiava qualche lite durante un gioco, era subito pronto a portare la pace.
Anche a lui piaceva molto il mare, ma solo quand’era calmo. I racconti di tanti pescatori che avevano lasciato mogli e figli morendo durante qualche tempesta lo impaurivano: temeva che lo stesso avrebbe potuto accadere anche a suo padre.
In parrocchia mostrava una notevole inclinazione verso quanto veniva insegnato al catechismo e una religiosità sincera, plasmata anche sulle tante forme di devozione in uso a Lastres: alla Madonna del Carmelo, a quella del Buon Successo, all’Addolorata, a san Rocco, a san Giuseppe, alle Anime del Purgatorio e al Corpo e Sangue del Signore.
Non stupì affatto, dunque, la sua scelta di entrare nel Seminario Minore della diocesi di Oviedo, che aveva sede nel monastero di Santa Maria di Valdediós, nel 1923. Per l’estrema cura che metteva in ogni azione, ottenne di diventare sacrestano del Seminario. Allo stesso modo, si preoccupava per i problemi familiari di qualche compagno, o per la situazione politica spagnola, sempre più difficile.
Dato che all’epoca in Seminario non c’erano molti svaghi, Ángel, come tanti allievi, divenne un buon giocatore di calcio: chiedeva sempre di essere collocato come centravanti nelle partite che si disputavano nell’antico chiostro del monastero oppure, quando serviva più spazio, nella piazza di fronte alla chiesa di San Domenico. Quando tornava a casa per le vacanze, stupiva i suoi vecchi amici per la destrezza che mostrava, ogni anno migliore, anche se indossava la veste talare.
Sempre durante le vacanze, trascorreva molto tempo ad aiutare i sacerdoti della sua parrocchia: il parroco, don José Fernández Acebedo, l’economo don José e il vicario coadiutore don Hipólito. A casa, invece, amava raccontare i vari eventi della vita del Seminario: i suoi fratelli ricordano che, tra i vari compagni che menzionava più spesso, c’era Gonzalo Zurro, molto abile nel teatro.
Nel 1929 passò al Seminario Maggiore, situato nel convento di San Domenico a Oviedo. Nel maggio 1934 fu ordinato suddiacono. L’ultima domenica del settembre successivo, terminate le vacanze a casa, tornò a Oviedo per iniziare il quinto anno del corso teologico.
Qualche giorno dopo, il 5 ottobre 1934, esplosero scontri a fuoco tra i minatori e la forza pubblica: era l’inizio della rivoluzione delle Asturie. All’interno del Seminario le lezioni proseguirono come al solito, ma gli echi dei disordini erano percepiti anche lì.
All’alba del 6, dopo una notte di scontri, le armi sembrarono tacere. Dopo qualche ora, furono assaltati sia il convento di San Domenico, sia il Palazzo Vescovile di Oviedo. A quel punto, i seminaristi scapparono, disperdendosi in varie direzioni.
Ángel, Gonzalo e altri sei compagni trovarono rifugio prima in una stalla, poi nella cantina di uno stabile sfitto. Con loro c’era un sacerdote domenicano, padre Esteban Sánchez. Trascorsero insonni la notte seguente, pregando e domandandosi quale sarebbe stata la loro sorte. Padre Sánchez li confortò, li benedisse e diede loro l’assoluzione.
Fecero anche un voto: sarebbero andati tutti al santuario della Madonna di Covadonga, se fossero usciti sani e salvi. Per ragioni di sicurezza, molti di essi, ma non tutti, avevano indossato abiti secolari. Quelli che però avevano già ricevuto gli Ordini Minori portavano un segno ancora più chiaro del loro stato: la tonsura.
L’indomani, il 7 ottobre, Gonzalo uscì per accertarsi che la situazione fosse tornata normale e, probabilmente, per cercare da mangiare per sé e per i compagni. Scavalcò un muro, attraversò una stradina e una terrazza, ma mentre stava controllando se proseguire fu sorpreso da alcuni uomini armati.
Poco dopo, ordinarono ai fuggiaschi di uscire: vennero fuori in sette, tranne il seminarista Juan Alonso Pérez, di I Teologia, e il religioso domenicano. Gli armati fecero loro attraversare alcune strade, tra gli insulti dei passanti.
Arrivati in quella che oggi è calle Padre Suárez, tra il civico 23 e il 25, vennero schierati contro un portone. Intuendo che stava per essere ucciso, Gonzalo ebbe il tempo di gridare: «Viva Cristo Re! Viva la Spagna cattolica!», come d’accordo con i compagni, poi cadde, primo tra tutti.
Ángel, invece, morì per secondo: aveva ventiquattro anni ed era il più anziano del gruppo. Uno solo dei sette, José González García, fu ferito gravemente, ma al momento di ricevere il colpo di grazia fu risparmiato: una donna accorse e disse di non sparargli in quanto non aveva la tonsura.
I familiari di Ángel recuperarono il suo cadavere due anni dopo. Venne sepolto sotto il pavimento della cappella del cimitero di Lastres e, successivamente, traslato in uno degli ossari laterali. Dal 19 marzo 2013 i suoi resti riposano nella Cappella Maggiore dell’attuale sede del Seminario di Oviedo, insieme a quelli dei suoi compagni.
La loro fama di santità, a parte un periodo di oblio, è perdurata negli anni. Fu quindi possibile cercare di avviare la loro causa di beatificazione e canonizzazione, per l’accertamento del martirio in odio alla fede.
Ai sei giovani assassinati nel 1934 furono aggiunti altri tre allievi del Seminario di Oviedo, uccisi in varie circostanze negli anni della guerra civile: Luis Prado Garcia, alunno del secondo anno di Filosofia, il 4 settembre 1936; Sixto Alonso Hevia, di III Filosofia, il 27 maggio 1937; Manuel Olay Colunga, suddiacono, il 22 settembre 1937. Anche i loro resti sono stati traslati nella Cappella Maggiore del Seminario nel 2013, tranne quelli di Manuel, che non sono mai stati trovati. (…)
La loro beatificazione si è svolta il 9 marzo 2019 nella cattedrale del Santo Salvatore a Oviedo… La loro memoria liturgica è stata fissata al 6 novembre, giorno in cui tutte le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del XX secolo.”.


Autore:
Emilia Flocchini

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