SYROS, L’ISOLA CATTOLICA DELL’EGEO (2^ PARTE)

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Il regime particolare delle isole cicladiche permise lo sviluppo di una certa autonomia amministrativa. L’isola di Syros insieme con quella di Andros fu ceduta nel 1779 dal sultano Abdul hamit a sua nipote Sah Sultana, che a sua volta assegnò l’amministrazione dell’isola agli organismi locali, cioè all’assemblea del “Koinò” (comunità) e ai commissari che essa stessa eleggeva.

All’inizio del XIX secolo questo sistema di autonomia amministrativa comunitaria si sviluppava sotto il controllo del consiglio dei Protesti (i notabili).

Nonostante Syros facesse formalmente parte dell’impero ottomano, i suoi abitanti restarono sotto la speciale protezione della Francia (regime delle capitolazioni).

Tra il 1750 e il 1820 la popolazione dell’isola raddoppiò, passando da 2.000 a circa 4.000 abitanti. La pirateria islamica si ridusse, il movimento commerciale nel porto si incrementò. Gli abitanti dell’insediamento agricolo-pastorizio iniziarono a commerciare il vino e alcuni si occuparono di attività marinaresche. Queste favorevoli condizioni, la diversità del credo religioso (cattolici a fronte del restante mondo greco-ortodosso), la semiautonomia e la protezione della Francia condussero gli abitanti cattolici di Syros a tenere una posizione neutrale nella fase iniziale della rivoluzione greca del 1821.

Dopo le devastazioni causate dai Turchi nel tentativo di reprimere la sollevazione greca del 1821, rifugiati provenienti dalle isole circostanti (Chios, Samos, Eubea), dalle città greche dell’Asia minore, da Rodi, da Creta, trovarono rifugio ad Ano Syros, la città alta incastonata sulla montagna e abitata da soli Cattolici. Per la sua posizione neutrale, Syros è stata paragonata alla “Svizzera dell’epoca’’.

Poiché il numero dei rifugiati aumentava in modo esponenziale, i profughi (quasi tutti ortodossi) iniziarono allora ad abitare la zona bassa intorno al porto: nacque Ermopoli, che significa “Torre di Hermes”, il dio del commercio. E infatti lo sviluppo del commercio e dell’industria condussero ad una straordinaria prosperità economica, testimoniata dai bei palazzi di Ermopoli, frutto del duro lavoro di architetti italiani e tedeschi.

Iniziarono inoltre a svilupparsi fabbriche tessili e concerie, cantieri navali e agenzie commerciali, dove i profughi trovavano lavoro. Alcuni dei nuovi rifugiati erano ricchi commercianti ed armatori dell’Egeo, che erano riusciti a trasferire ad Ermopoli anche le loro fortune e i loro legami panellenici. Fu così che la parte bassa di Syros iniziò a diventare oltre che un grande porto anche un centro politico di riferimento per la rivoluzione greca. Nella primavera-estate del 1823 i capi della rivoluzione greca stabilirono che Syros e Mikonos avrebbero costituito una Eparchia (provincia) del nascente Stato ellenico. Il primo eparca di Syros e Mikonos, Alessandro Axiotis, giunse nell’isola nel luglio del 1823, mentre poco prima era arrivato il primo comandante di porto designato a Syros.

Dunque – insieme ai profughi – anche le autorità amministrative greche cominciavano ad arrivare da fuori, designate dai comitati rivoluzionari.

C’erano cosi due mondi che si incontravano: quello cattolico originario, che da sempre era insediato a Syros alta, e quello nuovo più numeroso fatto di profughi che inizialmente erano stati ospiti, adattandosi a vivere anche in capanne, ma che progressivamente presero l’egemonia del porto e della città nuova (e più ricca!).

Gli abitanti cattolici di Ano Syros erano chiamati franco-siriani, per le loro origini latine. Essi accettarono i profughi nella loro terra, ma rimasero guardinghi di fronte al nuovo mondo che stava nascendo proprio ai loro piedi. I cattolici non accettarono la costituzione di un comune unico proposto dai più numerosi abitanti di Ermopuli (circa 20.000, quasi tutti ex-profughi), così che nel 1834, quando ormai tutta l’isola era divisa in comuni, essi ne costituirono uno loro comprendente tutta l’isola con l’esclusione di Ermopuli, che a sua volta era divisa in quartieri che richiamavano i luoghi di origine dei rifugiati di fede ortodossa.

Le differenze fra i due elementi religiosi (cattolici e ortodossi) rispecchiavano anche le differenze sociali: i primi dediti alle attività agricole e artigianali, i secondi al commercio e alla marineria: “La vuota striscia di terra che ancora oggi divide i due agglomerati urbani testimonia i loro … percorsi storici.” (Ermupoli-Siros, Guida storica, pag. 20).

Ovviamente con il tempo queste differenze si affievolirono, come anche una certa diffidenza verso i matrimoni misti.

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