Taiwan ponte tra Cina e Vaticano. Intervista all’ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede (Corriere del Giorno, sabato 10 marzo 2007, pagg.1 e 6)

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indicator_taiwan_map.gifLibri, talk show, giornali: tutti oggi parlano di Cina. Anche il più piccolo paese della nostra provincia vanta almeno un negozietto gestito da Cinesi, per non parl are delle città e delle metropoli, dove la loro presenza si estende a macchia d’olio.

La straordinaria forza economica della Cina sembra non avere limiti; ma, come ci ricordano molti missionari cattolici e le associazioni internazionali sul rispetto dei fondamentali diritti umani, tale esuberanza economica purtroppo non si accompagna ad una crescita in fatto di democrazia. Esiste però un’altra Cina, la Repubblica di Cina (ROC) nell’isola di Taiwan, che è perfettamente integrata nel sistema dei valori universali di libertà e di rispetto dei diritti civili.

Ne parliamo con S.E. Chou-seng TOU, Ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede.

La Repubblica Popolare di Cina considera Taiwan alla stregua di una provincia che, presto o tardi, si ricongiungerà alla Madre Patria. Qual è l’atteggiamento del Suo Paese in proposit o?

La Repubblica di Cina (ROC) fu fondata il 1° gennaio 1912 a Nanchino ma in seguito trasferì il governo a Taipei quando i comunisti salirono al potere nella Cina Continentale e nel 1949 istituirono a Pechino la Repubblica Popolare Cinese (RPC). Oggi la Repubblica di Cina continua ad esistere nonostante la sua popolazione e il suo territorio abbiano subito un ridimensionamento. Fin dalla nascita, la Repubblica Popolare Cinese non ha mai, nemmeno per un solo giorno, esercitato giurisdizione sul territorio di Taiwan. Di conseguenza, la ROC è uno stato sovrano e indip endente, esistente molto tempo prima della Repubblica Popolare Cinese. Nella situazione corrente sussistono due entità politiche che hanno seguitato a esistere fin dal 1949 – il Governo della RPC a Pechino e quello della ROC a Taipei. Due entità con un background culturale e storico in comune: sono tutti cinesi, la loro lingua è il cinese. ?ÉÀÜ come se si trattasse di una famiglia divisa in due, anche se con grosse differenze. La Repubblica di Cina è un paese democratico dove gli abitanti godono dei fondamentali diritti umani e di libertà. Chiunque è libero di professare la propria religione. In antitesi, la Repubblica Popolare Cinese è un paese comunista la cui popolazione non vanta i medesimi diritti e la libertà religiosa. Se la maggioranza delle persone che vivono a Taiwan optasse per la riunificazione con la RPC, il Governo della ROC rispetterà la volontà della gente. Ma fin quando la Repubblica Popolare Cinese resterà un paese non democratico in cui non vengono rispettati i diritti umani, l’unificazione sarà particolarmente ardua da realizzare.

La Repubblica di Cina vive da anni in isolamento diplomatico. Quante Nazioni oggi al mondo riconoscono l’indipendenza dell’isola?
L’isolamento diplomatico è dovuto prevalentemente alla pressione esercitata sulla maggioranza dei paesi a livello mondiale dalla Repubblica Popolare Cinese, la quale ha imposto la propria volontà alle nazioni del mondo, rifiutandosi non solo di riconoscere l’esistenza della Repubblica di Cina, quale paese distinto e sovrano, ma affermando altresì il “concetto” che Taiwan è una provincia di Pechino. Ne consegue che quella nazione che riconosce ufficialmente la Repubblica di Cina è obbligata a rompere i rapporti diplomatici con la Cina comunista. Eppure nel mondo non mancano esempi di paesi, come la Germania Orientale e quella Occidentale che, nel periodo precedente alla riunificazione, hanno perfino avuto un seggio distinto alle Nazioni Unite, o come le “due Coree”, entrambe accettate e ufficialmente riconosciute a livello globale. Troppe volte la comunità internazionale ha scelto di ignorarci a causa delle nostre dimensioni “contenute” per favorire le relazioni con Pechino. “L’esiguità” delle nostre dimensioni scoraggia ancora altri paesi dallo schierarsi a favore del diritto della ROC di far sentire la propria voce nell’ambito della comunità internazionale e del suo diritto fondamentale di determinare il proprio destino. Ma la Repubblica di Cina è realmente un paese “piccolo”? Dopo tutto il suo territorio è più vasto di quello del Belgio e la sua popolazione (23 milioni di abitanti) supera per numero quella dei 2/3 dei membri dell’ONU. Per di più, la Repubblica di Cina si colloca al 19° posto nella classifica mondiale per il commercio. Attualmente la Repubblica di Cina è ufficialmente riconosciuta da 25 paesi, prevalentemente ubicati in Centro e in Sud America (12), nella Regione dell’Asia-Pacifico (6) e in Africa (5). Il Vaticano è l’unica nazione europea a vantare rapporti diplomatici con Taiwan. Il precedente Ambasciatore presso la Santa Sede, in un’intervista rilasciatami qualche anno fa, confidava nell’ingresso della Repubblica Popolare di Cina nel WTO quale stimolo per l’allargamento della tutela dei diritti civili in quel Paese Secondo Lei perchè questo risultato non è ancora stato raggiunto?

A mio avviso, l’ingresso della Repubblica Popolare Cinese nel WTO è utile solo nel senso che Pechino deve conformarsi e rispettare le norme internazionali sul commercio. Sul fronte dei diritti umani non si registrano miglioramenti degni di nota. Il regime comunista è riuscito ad avere la meglio nella rivoluzione grazie all’aiuto ricevuto dai contadini e dagli operai. Ma il regime è anche scettico e teme la forza delle persone, il “potere delle masse”: è il motivo per cui il Governo Cinese opprime e controlla le persone e tenta con ogni mezzo di salvaguardare e di consolidare il potere. Pechino non tollera gruppi ben organizzati che non siano sotto il suo controllo, compresi i gruppi religiosi, in quanto l’evangelizzazione potrebbe indebolire il proprio potere; non accetta valori che si discostino dagli ideali comunisti. Questo è ciò che rende un sistema unipartitico radicalmente diverso da una società democratica. La Cina Continentale non tollera alcuna forma di opposizione e sarà così fino a quando la RPC non abbraccerà un processo di democratizzazione. La comunità cattolica è un gruppo ben organizzato che sfugge al controllo del regime e il governo comunista non può permetterle di entrare a far parte della Chiesa Universale. A tale riguardo, nel 1957 il Governo della Repubblica Popolare Cinese istituì “l’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi” (APCC), indipendente dalla Chiesa Universale di Roma, e la sua creazione causò l’interruzione dei rapporti con il Vaticano. I cattolici fedeli al Papa si diedero alla clandestinità fondando la “Chiesa clandestina” e fin da allora la Chiesa Cattolica nella Cina Continentale è stata divisa. In fondo, oggigiorno molti comunisti cinesi associano ancora la cristianità all’imperialismo e all’aggressione straniera perpetrata contro la Cina e provano risentimento per un tale proselitismo. In un simile contesto, l’adesione al WTO non contribuisce in modo particolare al conseguimento o all’ampliamento della tutela dei diritti umani.
Sua Santità Benedetto XVI° di recente ha avanzato un’ulteriore offerta di dialogo nei confronti delle autorità di Pechino, perchè siano riconosciute le fondamentali libertà religiose Quale ruolo può giocare Taiwan in questo tentativo di dialogo e quali effetti ne potrebbero derivare per la Repubblica di Cina se si normalizzassero le relazioni fra Santa Sede e Pechino?

?É‚Ä? di dominio pubblico che la Santa Sede desideri ormai da tempo normalizzare i rapporti con Pechino a scopo di evangelizzazione e di cura pastorale, a patto che venga garantita la libertà di religione e che la nomina dei Vescovi diventi una prerogativa del Vaticano. Sua Santità Giovanni Paolo II e, ora, Benedetto XVI hanno tentato in ogni modo di instaurare contatti e dialogo, perfino di normalizzare i rapporti con il Governo Comunista della RPC al fine di tutelare i cattolici nella Cina Continentale.
Nel 1984 il Santo Padre incoraggiò Taiwan ad agire quale Chiesa Ponte, con l’assistenza della Santa Sede, per agevolare l’accesso delle persone all’evangelizzazione. Il regime comunista non vede con favore le religioni, qualsiasi religione o gruppo organizzato che non sia sotto il suo controllo. Il dialogo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese fu interrotto nel 2000 in occasione della canonizzazione di 120 martiri cinesi da parte di Papa Giovanni Paolo II, un gesto ritenuto una provocazione da Pechino.

La Repubblica di Cina non è contro il dialogo tra Pechino e la Santa Sede ed è convinta che, sebbene il Vaticano abbia a cuore la sorte dei 12 milioni di cattolici cinesi appartenenti alla Chiesa Patriottica ufficiale controllata dallo Stato e alla Chiesa clandestina rimasta fedele a Roma, difenderà sempre i principi fondamentali del cattolicesimo. Finchè nella Repubblica Popolare Cinese non vi sarà libertà di religione, la Santa Sede non cambierà posizione e la normalizzazione dei rapporti con la RPC non si tradurrà nell’abbandono di Taiwan da parte del Vaticano.

Quale ruolo geopolitico attende Taiwan nel prossimo futuro?

Basta dare solo uno sguardo alla cartina geografica per notare che circa l’80-90% delle risorse naturali del Giappone passano attraverso lo Stretto di Taiwan. Anche la Corea utilizza quella linea di navigazione per i propri traffici commerciali. La Repubblica Popolare Cinese è un paese comunista che tenta di espandere la propria influenza militare e si trova nella posizione di poter bloccare lo Stretto di Taiwan, ammesso che lo ritenga necessario. Nel qual caso, le nazioni confinanti resterebbero alla mercè di Pechino. In un simile contesto, la posizione geopolitica di Taiwan è vitale per la difesa della sicurezza e della pace nella Regione dell’Asia-Pacifico. La sua posizione strategica, le attività commerciali, il vantaggio acquisito in qualità di paese ad elevata tecnologia – non dimentichiamoci che Taiwan è uno dei maggiori produttori mondiali di computer portatili, di schede madre, di monitor a cristalli liquidi (LCD) e di cable monitor, con l’implicazione che se la RPC attaccasse Taiwan o bloccasse lo Stretto, la fornitura di prodotti IT ne sarebbe gravemente compromessa – gli aiuti che elargisce ai programmi di cooperazione internazionale e la sua forza come “faro” funge da modello alla futura Cina democratica. Taiwan rappresenta un successo economico e il suo futuro ruolo geopolitico è decisamente importante.

a cura di Roberto Cavallo


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