UN LIBRO SULL’IMMACOLATA CONCEZIONE

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9788838484100g.jpg Probabilmente quando l’8 dicembre festeggiamo l’Immacolata ci viene spontaneo pensare alla festa della Madonna in chiave natalizia: di lì a poco saremo nel pieno del mistero del Natale!

Mai potrebbe venirci in mente che dietro quel dogma, definito in modo solenne nel 1854 dal Beato Papa Pio IX, c’è una storia più che millenaria, che ha attraversato i cuori di santi e di teologi, di pontefici e di semplici fedeli.

Questa storia ci viene raccontata dal giornalista cattolico Vincenzo Sansonetti nel suo libro “L’Immacolata Concezione” (Edizioni Piemme, 2004, pagg.175).

Nell’introduzione l’Autore, prendendo a prestito le parole del collega Vittorio Messori, sfata un luogo comune purtroppo assai diffuso anche fra cattolici: l’erronea confusione fra maternità verginale di Maria e il suo immacolato concepimento. Sono due misteri completamente diversi: il primo dice relazione alla perpetua verginità della Madonna, prima, durante e dopo il parto divino. Il secondo, invece, si riferisce al fatto che Maria, fin dal primissimo istante del suo concepimento, avvenuto ad opera dei Santi Gioacchino ed Anna, fu preservata dal peccato originale. Ciò è tanto vero che l’Immacolata Concezione è il terzo dogma mariano in ordine di tempo, dopo la divina maternità (primo) e la verginità perpetua (secondo). Sulla base delle Scritture e del perenne insegnamento della Chiesa tutti noi partecipiamo del peccato originale, così come tutti partecipiamo dell’abbondanza di grazia ottenutaci dalla Passione e Morte in croce di Cristo Signore. Il dubbio che ha attanagliato anche grandi Santi, come per esempio San Bernardo, che pure ha cantato in modo splendido le lodi di Maria, è che proclamando il concepimento immacolato di Maria venisse in qualche modo adombrata la portata salvifica universale di Gesù. Neanche la Madonna, si obiettava, può sottrarsi al potere di riscatto del sacrificio di Cristo, che necessariamente vale per tutte le creature umane.

Alla fine ci pensò Pio IX, il papa del Sillabo e della breccia di Porta Pia, a tagliare la testa al toro, e a proclamare solennemente con la bolla “Ineffabilis Deus” una verità ormai cara a tutto il popolo di Dio: lungi dallo sminuire la portata universale del mistero della salvezza, l’immacolata concezione è il segno dello speciale privilegio di Dio in vista dei meriti di Gesù. Ma il dogma dell’Immacolata Concezione, racconta Sansonetti, è anche un dogma “scomodo”, perché ci mette dinanzi agli occhi un fatto che la modernità ha sempre rigettato: il mistero del peccato originale. Da Rousseau in poi l’uomo ha la pretesa di bastare a se stesso e di considerarsi immune da colpe, che, al massimo, vengono individuate nelle “strutture sociali”, da abbattere – di solito violentemente – all’occorrenza. Ma così facendo, l’uomo, lungi dall’arrivar e al paradiso in t erra, ha fabbr icato i lager e i gulag del XX secolo, diventando carnefice di se stesso. In margine ad un viaggio di Giovanni Paolo II a Lourdes, il portavoce Navarro Valls commentò: “Il Papa è venuto a Lourdes per chiedere una guarigione, ma non da una malattia fisica, bensì dalla malattia più grave che attanaglia il mondo moderno: la dimenticanza del peccato originale. E’ la guarigione da questa negazione, quello che il Papa chiede alla Vergine”.

Roberto Cavallo

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