Dal sito alleanzacattolica.org del 12 luglio il reportage di Marinellys Tremamunno:
“Venerdì 28 giugno Papa Francesco ha nominato Mons. Raúl Biord Castillo nuovo arcivescovo metropolitano di Caracas, dopo aver accettato le dimissioni del cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, che il prossimo 10 ottobre compirà 80 anni.
Così Mons. Raúl Biord Castillo è diventato il XVII arcivescovo di Caracas e molto probabilmente presto sarà il terzo di una saga familiare di cardinali venezuelani: il Card. Lucas Guillermo Castillo Hernández (1878-1955) e il Card. Rosalio José Castillo Lara (1922-2007). (…)
Il 30 novembre 2013 è stato nominato Vescovo di La Guaira da Papa Francesco e ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 febbraio 2014. All’interno della Conferenza Episcopale Venezuelana è stato vicepresidente (2018-2022), segretario generale (2022-2023) e delegato presso il CELAM. Attualmente è membro della Commissione Permanente, presidente della Commissione Episcopale delle Circoscrizioni Ecclesiastiche e membro dell’Istituto Nazionale di Pastorale.
Il suo ministero si è caratterizzato per un forte impegno nell’educazione e nella pastorale giovanile. Mons. Biord è autore di diversi libri e articoli di teologia e filosofia e ha contribuito significativamente alla storia e alla spiritualità salesiana in Venezuela.
Nel 2017, la testata spagnola “Religión Digital” ha affermato che Mons. Raúl Biord “è uno dei vescovi più importanti dell’America Latina”. All’epoca era vescovo della diocesi di La Guaira, una diocesi periferica della città di Caracas che conta circa 500.000 abitanti, 27 parrocchie e un piccolo seminario.
È opportuno chiarire che, sebbene alcuni media venezuelani abbiano cercato di far passare l’idea che il nuovo arcivescovo di Caracas sia vicino al regime, la verità è che Mons. Raúl Biord non ha mai chiuso gli occhi di fronte alla realtà venezuelana, come ha dimostrato nell’intervista a Religión Digital, quando gli è stato chiesto del Venezuela: “È una situazione molto difficile quella che stiamo vivendo a causa della fame della nostra gente. Perché questo modello politico che si vuole imporre, il cosiddetto socialismo del XXI secolo (una rivoluzione socialista che si professa come comunista), ha portato in 18 anni povertà ed esclusione. Senza dubbio ha provocato e sta provocando la fame e la morte di molte persone innocenti”.
E, dopo sette anni, le sue dichiarazioni sono ancora più attuali: “C’è dolore, c’è pianto, ci sono fame e altre carenze di base tra la nostra gente, come la mancanza di medicine, per cui molti pazienti muoiono giorno dopo giorno.Per questo, la grande preoccupazione dei vescovi è qui, proprio in questa sofferenza”.
Non a caso lo abbiamo visto in prima linea in molti dei documenti emessi dalla Conferenza Episcopale Venezuelana, intento a denunciare la crisi democratica e umanitaria che il paese sudamericano vive da più di due decenni. “In questi anni la Conferenza Episcopale è stata critica e può esserlo perché è con il popolo e difende gli interessi del popolo… I vescovi e i sacerdoti sono nei quartieri più poveri, tra la gente, e conosciamo la situazione in tutto il territorio. Non c’è alcun interesse politico in senso partitico, né alcun interesse diverso dal bene della gente”, ha spiegato.
Infatti, Mons. Raúl Biord, come vescovo della Diocesi di La Guaira, ha vissuto 11 anni in una delle zone più complesse del centro-nord del Venezuela, con gravi problemi di povertà e disintegrazione sociale, causati dalla frana del dicembre 1999, in cui morirono circa 30.000 persone. Questa realtà gli ha permesso di sviluppare una grande sensibilità per i più vulnerabili, concretizzatasi in numerosi programmi di aiuto sociale attraverso la Caritas Diocesana; inoltre il suo episcopato si è anche preoccupato del nutrimento spirituale del popolo, con la costruzione di nove chiese.
Ma cosa possiamo aspettarci da Mons. Raúl Biord come titolare della giurisdizione più importante del Venezuela?
In un’intervista rilasciata alla Pontificia Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre ha assicurato che come vescovo “siamo qui per servire il popolo, specialmente i più poveri. Il nostro ruolo e impegno consistono nell’essere una presenza che porta luce alla situazione dal Vangelo”. E il carisma di Don Bosco gli ha dato l’opportunità di lavorare nell’educazione di tanti giovani venezuelani; quindi, come salesiano. “sento l’invito a vivere nella gioia e nell’ottimismo tipico dei giovani, e a preoccuparmi per la loro educazione e salvezza”, ha detto a Primicias24 dopo la sua nomina.”.
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