UNA BUONA IDEA (recensione a cura di David Taglieri)

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Oggi il panorama musicale offre la rincorsa di dischi su dischi, video che con le immagini confondono il fruitore, perdendo l’illusione del pensiero e il fantasticare sulle canzoni.

Le classifiche come una clessidra si aggiornano e riaggiornano senza alcuna soluzione di continuità; a volte il livello è degradante o perché figlio di plagi o perché scontato e ripetitivo.

I contenuti identici e improvvisati, pacifismo d’accatto, mai ragionato o argomentato, sesso ridotto a merce e non considerato intimistico e splendido; denaro, competizione, storielle d’amore che omologano quindicenni e cinquantenni.

Il tutto in salsa giovanilistica con il condimento patetico alla volemose bene dei programmi alla X Factor o Amici, con giurie di vallette e presentatori, che di certo non hanno studiato al conservatorio …

Testi inutili e banali sono sostenuti da motivetti orecchiabili; musiche scialbe sorrette da parole forti, con slogan scurrili o gridati…

Poi, invece, esistono cantautori garbati ed eleganti che tentano di realizzare -volando basso e con umiltà- un giusto equilibrio fra musica e testo, pensiero ed azione, riflessione e proposte di vita.

Ci viene in mente un artista a nostro giudizio troppo sottovalutato nel panorama italiano: Niccolò Fabi, che con un linguaggio semplice, essenziale, sobrio -ma con classe- tenta da sempre di veicolare messaggi per affrontare la vita con misura e rimanendo se stesso.

Segnato un paio di anni fa dalla perdita della piccola figlia, ha rafforzato molte sue convinzioni sui valori e sull’esistenza; di certo considera la sua bimba un Angelo nel Cielo che non perderà mai più.

L’annuncio venne fatto sul social forum Facebook, con il comprensibile ritiro dal palcoscenico per un certo periodo di tempo.

All’inizio prevalse la rabbia, poi la ricerca di un senso, in qualche modo Niccolò iniziò ad affinarsi sempre di più in quella che reputa la missione dei suoi brani.

Anima, coraggio, dignità, parole che sono diventate quasi una bestemmia nel tempio del politicamente corretto, dove bisogna sempre essere leggeri a tutti i costi, quella leggerezza paradossalmente pesante e non pensante.

La leggerezza che ci vuole, certo, ma deve essere alternata alla profondità, all’analisi, insomma leggerezza che ci faccia riprendere il fiato e che sia appunto pensante.

Quello che trapela dalle canzoni è una introspezione dell’essere umano, senza essere tecnici o psichiatri, con le parole giuste, il vocabolario della persona semplice che deve arrivare, in base ad una esperienza non elevata, all’“Esperienza”.

Non personalizza, ma mette a disposizione i suoi errori ed i suoi limiti per parlare all’ascoltatore.

Fabi nasce a Roma nel 1968. È laureato in filologia romana, con una tesi in codicologia, con il massimo dei voti.

Amante delle lettere e delle narrativa, giovanissimo ha iniziato a lavorare come assistente al palco, nel tour del 1986 di Alberto Fortis. Frequenta l’ambiente musicale grazie al padre, noto produttore musicale degli anni settanta.

Il 9 ottobre è uscito il suo ultimo disco: Una Buona Idea.

Qui Fabi sottolinea come in tempi di dubbi e confusione quale quelli attuali, sia bello recuperare anche il sapore della memoria, il retrogusto del passato e delle origini, i discorsi degli anziani, colmi di saggezza.

Traspare l’ipotesi di una saggia e sapiente lentezza, ragionata, da applicare alla realtà, che non è solo corsa e frenesia.

Il rispetto per la morte, e quindi per la vita, il sentirsi orfano dei progetti, della passione che guida una costruzione mentale; il totem della democrazia mai applicata del tutto, mai tanto pronunciata quanto tenuta lontana dai confini, dai limiti, dalla misura e dalla sobrietà.

E poi la nostalgia dei pomeriggi di Italia di sole, l’Italia del calore e degli italiani che è sparita, orfanità del silenzio, mancanza di sogni che derivano dalle origini.

Perché solo quando ti senti radicato sei in grado di proporre qualcosa, con le radici che ci legano alla terra e ci proiettano al cielo.

Dice: “…orfano di uno slancio che ci porti verso l’alto, di una cometa da seguire, un maestro da ascoltare…”.

Il centro della canzone ed il ritornello è: “Vorrei soltanto essere Padre di una buona idea.

Ripensare se stessi, connettersi alle origini e volare alto: un grido disperato, che è già un idea per migliorare e migliorarci.

Assolutamente una buona idea….

 

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