Emanuel Macron (23,75 %) e Marine Le Pen (21,53%) saranno dunque i candidati e i protagonisti assoluti del ballottaggio che fra due settimane decreterà il nuovo Presidente della Repubblica francese.
Da una parte un centrista – di fatto un distillato dell’establishment – che fa dell’europeismo e della globalizzazione una bandiera ed una religione. Dall’altra una coraggiosa anti-europeista, molto confusa sui temi etici, ma sicuramente a favore di una politica sovranista, a difesa delle istanze nazionali e sociali. La partita è tutta in salita per la leader della destra, che già ha ottenuto un buon risultato, ma che probabilmente non potrà portare a termine i suoi obiettivi dato che il socialista Benoit Hanon (6,2%) e il candidato della destra gollista – Francois Fillon (19,9%) – già si sono espressi a favore di Macron per il secondo turno.
Fillon ha vinto in Corsica e in qualche dipartimento nell’Ovest della Francia; Melenchon candidato di sinistra ha vinto in tre dipartimenti conseguendo il 19,6% dei voti. Per Hanon e per il partito socialista il peggior risultato da sempre.
Parigi intanto è sotto choc perché si sono verificati degli scontri dopo l’annuncio dei primi risultati favorevoli al Front National. Tutti i media sono ora sul piede di guerra, mettendo in guardia la popolazione sul pericolo che si correrebbe nel votare Marine Le Pen. Lo rivela soprattutto la politica dei partiti, che ha sancito l’alleanza trasversale fra centro destra e sinistre (anche estreme) al fine di evitare la tanto temuta vittoria del Front National.
Dal mondo dei partiti ai mezzi di informazione passando per le lobbies europee e quelle targate pensiero unico globale, con i presunti centri culturali radical-chic in prima fila, è tutto uno scongiurare ed un combattere la causa Le Pen.
Mentre lo scollamento fra popoli ed Europa è sempre più incolmabile.
Popolo? Arrabbiato. Territorio? Dimenticato. Sovranità? Non pervenuta.
Lo chiamassero pure populismo…
