UNGHERIA: LA NUOVA COSTITUZIONE RICONOSCE LE RADICI CRISTIANE (di Omar Ebrahime)

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Fidesz, il partito conservatore al governo dell’Ungheria da circa un anno, come aveva promesso per bocca del suo leader (e attuale presidente del consiglio) Viktor Orban, ha prima presentato e poi fatto approvare al Parlamento di Budapest il testo della nuova Costituzione che ha sostituito quella varata all’indomani del crollo del regime comunista, nel 1989. Il testo è passato con i due terzi dei voti (262 sì, 44 no, 1 astensione), come richiedeva il quorum. Molte le novità che fanno ben sperare per la costruzione della società ungherese del futuro: il testo, infatti, prevede espressamente la tutela pubblica del matrimonio (quale unione unica e naturale tra un uomo e una donna) e riconosce il diritto alla vita dell’embrione come diritto inalienabile, senza eccezioni. Se da questa disposizione deriveranno, come è prevedibile, delle conseguenze dirette anche per la legislazione ordinaria, la conseguenza immediata, già lamentata dalle lobby abortiste presenti nel Paese, sarebbe la messa fuorilegge sic et simpliciter della pratica abortiva in quanto tale. Inoltre, secondo il nuovo testo lo Stato si impegna a riconoscere pubblicamente la natalità e la gratifica concretamente, premiando le famiglie numerose e incentivando la formazione di nuove: una disposizione apposita stabilisce infatti che le famiglie con bambini potranno esprimere un voto in più nelle consultazioni elettorali. Si tratta di un’altra decisione storica che, se portata ad applicazione, vedrebbe l’Ungheria quale primo paese al mondo a garantire il diritto di rappresentanza politica ai minori, da tempo auspicato anche in Italia e in diversi Paesi dell’Occidente per dare più ‘peso politico’ alle famiglie quali soggetti sociali che fondano la comunità civile, orientandone sensibilmente l’agire (e che preesistono quindi ad essa, non la seguono, secondo il principio di sussidiarietà), ma finora mai realizzato. Come se non bastasse, il preambolo del testo attuale, facendo riferimento alla storia del Paese, aggiunge che la Nazione ungherese ha contribuito in modo determinante alle radici dell’identità europea “combattendo i Turchi nel Medioevo, fino alla rivoluzione del 1956” [il riferimento è alla storica insurrezione popolare contro il regime comunista che portò alla liberazione del Primate d’Ungheria, il Servo di Dio Jozsef Mindszenty (1892-1975), ndr]. Lo stemma nazionale, infine, viene individuato nella Sacra Corona e nella figura di Santo Stefano d’Ungheria. Nel complesso, un panorama che impressiona in positivo e decisamente in controtendenza rispetto al vento laicista che soffia nel resto dell’Europa, soprattutto in considerazione del fatto che attualmente l’Ungheria detiene la presidenza di quella stessa Unione Europea che nella sua costituzione fondativa ha negato più volte il richiamo storico alle sue millenarie radici cristiane.

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