VERSO IL CALIFFATO UNIVERSALE

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verso-il-califfato_bigCome Maometto a Medina, così al Qaeda ha bisogno di uno spazio fisico per organizzare e riorganizzare le proprie forze. Sostanzialmente sconfitta in Iraq (almeno per ora), i punti nevralgici su cui la rete di Bin Laden punta tutta la propria attenzione e tutti gli sforzi  sono la Somalia e l’Afghanistan. In entrambi i Paesi, che pagano un tributo enorme in termini di distruzioni umane e materiali, i successi per il momento sono evidenti. Specialmente in Somalia ci sono intere regioni dove le milizie Shabaab, alleate di Al Qaeda, amministrano indisturbate il territorio. Quale l’obiettivo di questa strategia transnazionale ? Soltanto ritagliarsi delle fette di territorio e di potere locale ? Secondo il giornalista di “LiberoAndrea Morigi, esperto di finanza e di media islamici, il vero obiettivo sarebbe il califfato universale.

Verso il califfato universale” (Edizioni Lindau, Torino, 2009) è anche il titolo dell’ultimo volume di Bat Ye’or, la scrittrice anglo-egiziana diventata famosa per i suoi studi sulla dhimmitudine, – la sottomissione dei popoli non musulmani all’Islam -.

Per Bat Ye’or anche l’OCI, l’Organizzazione della Conferenza Islamica, con i suoi 57 Paesi musulmani aderenti, lavora al medesimo obiettivo del califfato universale.

Modalità certamente diverse, rispetto ad Al Qaeda, ma uguale finalità. L’OCI, infatti, si muove innanzitutto sul piano giuridico e legislativo per veder sancito in tutto il mondo il principio in forza del quale i musulmani – anche in Occidente – devono essere soggetti soltanto alla sharia: una sola comunità e una sola legge, che indirettamente rimandano ad un solo legislatore supremo (il califfo). Perché allora questo chiodo fisso? C’è una data che per gran parte del mondo islamico è tragica: il 1924. In quell’anno in Turchia fu cancellato, da parte del nazionalista Kemal Ataturk, il secolare califfato ottomano, che idealmente prolungava la serie degli immediati successori e compagni di Maometto, i cosiddetti “califfi ben guidati”. Fu un disastro storico ma anche spirituale. Per un musulmano il governo islamico universale, che sull’esempio di Maometto riunisce l’autorità religiosa e quella politica, è un’idea-forza in grado di trainare tutta la Umma, la comunità mondiale dei credenti.

Per gran parte dell’Islam, anche moderato, sforzarsi per raggiungere questo obiettivo è non soltanto un punto d’onore, ma un preciso impegno spirituale. Dinanzi a tali strategie come si pone l’Europa? L’Europa, si chiede Bat Ye’Or, sta forse diventando parte della Ummah, la “comunità dei fedeli”? Ci toccherà in futuro, nei nostri stessi paesi, la condizione di cittadini di seconda classe? I segnali in questa direzione si moltiplicano.

Europa/Eurabia ha abiurato la propria storia e i propri valori attraverso alcune scelte fondamentali: il ripudio delle radici cristiane, ignorate dalla costituzione dell’Unione; l’apertura della scuola pubblica all’insegnamento del Corano; il progressivo abbandono di Israele e la scelta di campo pregiudiziale a favore di Hamas; la dimenticanza dell’origine ebraica del cristianesimo per avvicinarlo all’islam, nella prospettiva del dialogo euro-arabo.

Forse le avanguardie del califfo sono già in mezzo a noi…

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