ZIMBABWE: I DISASTRI ECONOMICI DI ROBERT MUGABE (L’Ora del Salento, 01 marzo 2008, pag.11)

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OSSERVATORIO GEO-POLITICO

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Lo Zimbabwe è una repubblica democratica fondata sull’inflazione, che qui ormai tocca il nuovo record mondiale del 100.000 per cento (dati riferiti allo scorso gennaio).zimbabwe_intro_map.jpg

Sull’appellativo “democratico” molto ci sarebbe da discutere, visto che il suo Presidente Robert Mugabe, padre-padrone della patria, a 85 anni suonati è in sella al potere

Educato nelle scuole missionarie del suo paese, che un tempo si chiamava Rhodesia, negli anni ’70 Mugabe si trasferì in Mozambico. Qui, al tempo dell’apartheid, coordinava la guerriglia contro il governo rhodesiano del “bianco” Ian Douglas Smith, che proclamò unilateralmente l’ indipendenza dalla Gran Bretagna. In Rhodesia, infatti, la numerosa comunità bianca aveva dato vita ad un regime di apartheid, sull’ esempio e con il sostegno del vicino Sudafrica. Il 18 aprile 1980, al termine della lunga guerra civile fra guerriglia e potere bianco, venne proclamata la nuova indipendenza con l’attuale denominazione di Zimbabwe, e Robert Mugabe, con elezioni a suffragio universale, divenne Primo Ministro e poi, nel 1987, autoproclamato Presidente della Repubblica. Dopo aver eliminato con metodi sbrigativi l’opposizione di alcune minoranze nere, negli ultimi anni Mugabe ha cacciato i circa 300.000 coloni bianchi residenti. Il risultato, però, non è stato un’equa redistribuzione della superficie agricola, così da aumentarne la produttività. Esattamente il contrario: la partenza dei farmer, esperti agricoltori, è stata una delle cause che hanno fatto crollare la produzione. Sempre più violento contro l’opposizione democratica del Mdc (Movement for democratic change), ora Mugabe è inviso alla comunità internazionale, che disapprova i suoi nuovi metodi di governo, ispirati ad un vetero afro-marxismo del tipo “l’Africa agli Africani” (di fatto sono solo cambiati gli acquirenti delle materie prime, che adesso si dirigono verso Cina e Iran). Il Paese così versa in una crisi alimentare senza precedenti, con problemi gravissimi di denutrizione che coinvolge oltre 5 milioni di persone su un totale di dodici e, come si è detto, con un’inflazione galoppante che azzera i redditi già miseri di quel 30% che dispone di un lavoro. A questo quadro deprimente si aggiunge la crisi sanitaria in atto, e specialmente la veloce diffusione dell’AIDS.

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