A ROMA, IL DRAMMA DEL COLLEGIO NAZARENO (di Omar Ebrahime)

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Immagine del cortile della scuola con San Giuseppe Calasanzio
Immagine del cortile della scuola con San Giuseppe Calasanzio

E’ la scuola pubblica più antica d’Europa. Dal lontano 1630 si trova infatti proprio nel centro storico della Capitale e quindi nella culla della Cristianità; è stata fondata da un Santo ed ha fatto crescere artisti e intellettuali: è il Collegio Nazareno di Roma istituito da San Giuseppe Calasanzio, la prima scuola popolare della storia in senso letterale, essendo stata fondata proprio per le necessità, materiali e spirituali, del popolo dell’urbe in un’epoca in cui l’istruzione pubblica come la concepiamo noi oggi semplicemente non esisteva. Tante altre (la gran parte grazie allo sforzo benemerito di ordini e congregazioni religiose, ma non solo) poi ne seguirono ma il Nazareno, come  scuola pubblica aperta a tutti e gratuita, fu la prima. Oggi, a quasi quattro secoli di distanza, dopo una scellerata gestione finanziaria interna e scelte molto commerciali e ben poco educative, l’istituto potrebbe chiudere per sempre per trasformarsi in un albergo come un altro, alla mercé di immobiliaristi senza scrupoli, che nel corso degli ultimi anni, con una serie di operazioni spregiudicate, sono riusciti a mettere le mani su interi stabili del centro storico capitolino, pubbliche amministrazioni comprese. La vicenda, non senza sforzi dei pochi volenterosi che hanno ancora a cuore la memoria di questo monumento parlante della romanità più genuina, è arrivata ultimamente anche su qualche giornale (da Il Tempo a Libero a L’Opinione) e persino in Parlamento. Nell’ultima legislatura (Governo Berlusconi IV, poi Monti), infatti, a Palazzo Madama è stata presentata un’interrogazione parlamentare a risposta scritta a firma di due senatori, Luigi Compagna (Forza Italia, ora NCD) e Marco Perduca (Partito Democratico), i quali chiedevano esplicitamente al Presidente del Consiglio, nonché ai Ministri dell’Istruzione, dei Beni Culturali e dell’Interno se fossero al corrente della clamorosa vicenda che si stava consumando a pochi passi appena da loro e che stava decretando – nel silenzio assordante della grande stampa e dei mezzi di comunicazione – la fine ingloriosa della più antica scuola italiana. L’atto ispettivo, però, presentato nel novembre scorso, non ha mai avuto risposta e con la fine anzitempo della legislatura stessa appena un mese dopo (Monti, come noto, si dimette il 21 dicembre 2012), è stato definitivamente archiviato (valendo ovviamente per le interrogazioni lo stesso principio delle proposte di legge per cui, decadendo il Governo, decadono immediatamente anche tutti gli atti inevasi che si riferivano allo stesso).

Ancora, poco dopo, una lettera aperta al Presidente della Repibblica e al Ministro dell’Interno era stata inviata da Alfredo Arpaia, presidente della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (LIDU), e in passato già deputato alla Camera, richiamando l’attenzione sulle responsabilità indirette del Viminale in quanto la Fondazione omonima che attualmente gestisce la scuola “come tutti gli enti morali è sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’Interno”, sicché non potrebbe – in linea di principio – cambiare destinazione d’uso e proprietà all’istituto senza venire meno alla sua stessa ragion d’essere. Anche in questo caso, però, senza ottenere risposte, almeno finora.

Una storia obiettivamente clamorosa, tuttora in corso e non ancora completamente decisa nel suo inaspettato epilogo, in cui però – come si vede – ancora una volta è il ceto colto cattolico e la sua classe dirigente più impegnata (anche e soprattutto politica) a mancare del tutto mentre le risposte e i salvataggi vengono cercati altrove, dove si può. C’è da sperare solo che non sia troppo tardi per intervenire. Dopo gli otto anni di predicazione e scritti di Benedetto XVI, con tutto quello che hanno significato in tema di libertà di educazione e rilancio della questione educativa nel nostro Paese, che una scuola libera d’ispirazione cattolica, fondata da un Santo e diretta da un Istituto religioso cattolico chiuda i battenti per sempre proprio a Roma, giusto a una manciata di chilometri dalla cupola di San Pietro, sarebbe proprio il colmo.

 

 

                  

1 commento

  1. Mi dispiace per i nostalgici dei bei tempi che furono che sicuramente non condivideranno quel che dico e, forse, faranno anche i bacchettoni. E’ una scuola dove ho studiato alle superiori e che, personalmente, non rimpiango. Non mi è mai mancata e mai mi mancherà!!!

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