PACIFISMO E INGERENZA UMANITARIA NELLA PIANA DI NINIVE (di Marco Invernizzi)

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church-desecrated-1 Non so se qualche esponente importante del movimento pacifista si sia mai trovato nella condizione di subire un furto o, peggio, lo stupro di una sorella o di una figlia e, in questo caso, come abbia deciso di reagire. Né so come proponga di uscire dalla richiesta di aiuto, anche e soprattutto militare, che in queste ore sembra provenire da Erbil, la capitale del Kurdistan dove i cristiani in fuga si sono ammassati inseguiti dalla violenza omicida dei terroristi islamisti dell’Isis che hanno istituito il Califfato nelle regioni dove i cristiani risiedevano da prima della nascita di Maometto.

Perché si scrive e si parla molto di pace, la si invoca giustamente e qualcuno ne fa, quando fa comodo, una ideologia assoluta, ma poi arrivano momenti drammatici in cui si invoca chi ha la forza per ristabilire la giustizia o, almeno, per porre momentaneamente termine a una ingiustizia. E allora si guarda agli Stati Uniti, chiunque sia il Presidente in carica, perché soltanto da loro può venire quell’intervento che nella piana di Ninive sembrano tutti invocare, per esempio leggendo la drammatica testimonianza dell’inviato del Corriere della Sera.

Oltre alla preghiera per i nostri fratelli che vivono l’esperienza drammatica del genocidio in Iraq e in Siria, e per tutte le altre minoranze religiose che subiscono gli stessi effetti della violenza terroristica, come gli yazidi, oltre all’indignazione e alla pressione che ciascuno di noi può esercitare scrivendo lettere, articoli, intervenendo sui vari blog, oltre a queste benemerite iniziative sarebbe bene ritornare sul tema della “guerra giusta”, o meglio dell’«ingerenza umanitaria», come la chiamava san Giovanni Paolo II, quando ricordava che chi ha la forza ha anche il dovere di esercitarla per proteggere il più debole che subisce una violenza. Esattamente come avviene quando subiamo un furto o assistiamo a un tentato omicidio e chiamiamo la polizia o i carabinieri.

Adesso, in Iraq, chi possiamo invocare perché ponga fine all’ingiustizia? E basteranno i bombardamenti per restituire la libertà ai cristiani in fuga? E se non bastassero che cosa si potrebbe fare se non intervenire con truppe di terra, perché armare i valorosi soldati curdi (i Peshmerga) o l’esercito irakeno appare come una soluzione che non ha funzionato, almeno fino ad adesso?

E riflettiamo anche sulle parole dell’arcivescovo caldeo di Mosul, fuggito a Erbil, mons. Amel Nona, raccolte sempre dall’inviato Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera il 10 agosto: «Ho perso la mia diocesi. Il luogo fisico del mio apostolato è stato occupato dai radicali islamici che ci vogliono convertiti o morti. Ma la mia comunità è ancora viva». Sono parole di una persona ferita ma non rassegnata: «Per favore cercate di capirci – dice a noi occidentali –. I vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla. Occorre che ripensiate alla nostra realtà in Medio Oriente perché state accogliendo nei vostri Paesi un numero sempre crescente di musulmani. Anche voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri princìpi. Voi pensate che gli uomini sono tutti uguali. Ma non è vero. L’islam non dice che gli uomini sono tutti uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto in casa vostra».

Che nessuno si scandalizzi e neppure si esalti: non siamo di fronte né al rifiuto della pace, anzi al contrario siamo di fronte alla nostalgia del bene più grande che un popolo possa desiderare, la «tranquillità nell’ordine», come scriveva sant’Agostino. Né d’altra parte siamo di fronte all’esaltazione della guerra o della violenza e quindi nessuno si senta autorizzato a strumentalizzazioni ideologiche. Siamo semplicemente e drammaticamente di fronte alla realtà di un popolo inseguito da assassini che uccidono in nome di un “dio” che hanno adottato per esercitare un potere assoluto su territori che appartengono ad altri popoli.

 

 

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