APRIRE I CONSULTORI AI MOVIMENTI PRO-LIFE: IL CENTRO-DESTRA CI PROVA

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Le Regioni organizzano i consultori e “possono avvalersi, senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

E’ quanto prevede un emendamento al Decreto Legge Pnrr, a prima firma di Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia.

La maggioranza di centrodestra con questo emendamento intende offrire la possibilità, per i consultori pubblici che accolgono donne con gravidanze inaspettate, di avvalersi dell’aiuto di associazioni esperte nel sostegno alle maternità difficili.

La ragione è molto semplice: i consultori furono pensati dalla stessa Legge 194 – che resta una norma essenzialmente iniqua – come luoghi dove le donne potessero trovare alternative all’aborto e rimuovere le cause che potessero indurle o costringerle ad abortire: povertà, disagio sociale, solitudine, abbandono, ecc.

Quindi è del tutto naturale che le figure professionali esperte già presenti nei consultori possano collaborare con associazioni e volontari esterni specializzati nell’offrire, alle donne che lo necessitano, percorsi di ascolto, accoglienza e sostegno economico-sociale alle situazioni di difficoltà che si presentano.

Dunque tale emendamento prevede che le associazioni pro-vita (e antiabortiste!) possano entrare nei consultori italiani. Per chi segue le iniziative del Governo Meloni sul tema maternità e famiglia, quest’ultima proposta risulta coerente con quanto fatto fino ad ora. Questo emendamento, infatti, tanto contestato e “gridato” dalle sinistre e dai loro media, ha il solo scopo di portare un elemento di aiuto in più alla riflessione di una mamma che – si voglia o no – biologicamente sta per uccidere il bimbo che porta in grembo. Cosa che tante volte ha condotto, successivamente, a sensi di colpa e anche alla depressione post-abortiva.

Cosa c’è di male, dunque, a consentire un momento di riflessione ulteriore (perché di questo si tratta…)?

Cosa c’è di male se qualcuno ti aiuta a capire che i problemi che conducono alla scelta dell’aborto sono comunque suscettibili di soluzione (anche con l’aiuto di associazioni e volontari)? E che molto spesso quelle soluzioni sono facili e a portata di mano? Eppure le sinistre si sono scatenate, come al solito quando si tocca il “dogma aborto”.

Dicevamo che primo firmatario dell’emendamento è il deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola. Nel suo sito, al tema “famiglia” (https://lorenzomalagola.it/i-temi/famiglia/) Malagola evidenzia che è ancora possibile impegnarsi contro chi “… diffonde la cultura dello scarto e l’ideologia “woke”, minando le basi fiduciarie della Nazione“.

La denuncia della “cultura dello scarto” – come noto – è uno dei cavalli di battaglia di Papa Francesco, che la collega al presunto diritto all’aborto affermando come “nessuno possa vantare diritti sulla vita di un altro essere umano“, facendo appello “a quanti hanno responsabilità politiche affinché si adoperino per tutelare i diritti dei più deboli e venga debellata la cultura dello scarto” (Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2023).

Eugenia Roccella, Ministro per le Pari opportunità, per la famiglia e la natalità, ricorda spesso come “da decenni ci sia una cultura dell’anti-famiglia, un attacco alla famiglia e alla natalità“.

Per quanto riguarda invece l’”ideologia woke”, questo è concetto molto ampio, con cui i movimenti progressisti occidentali – allo scopo di difendere i diritti di minoranze varie (lgbt, razziali, arcobaleno, ecc.) – di fatto mettono all’indice la civiltà occidentale e in particolare le sue radici cristiane e giudaiche, spesso scatenando vere campagne di odio mediatico.