ALLE RADICI DELLA CRISI: IL CROLLO DELLA NATALITA’

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Fra le ragioni della crisi mondiale ed europea in particolare vi è anche il calo demografico. Più volte e in varie occasioni lo ha affermato a chiare lettere l’economista Ettore Gotti Tedeschi, che dalle pagine del settimanale “il Timone” (n. 95/2010) scriveva: “Quando ci domandiamo perché non c’è sufficiente visione etica in economia, dobbiamo ricordare che l’etica è stata a dir poco censurata. Negli anni 1973-1975 le dottrine neomalthusiane produssero il crollo della natalità nel mondo occidentale. Senza crescita di popolazione i costi fissi di una società crescono, perché diventa squilibrata la composizione della popolazione (che invecchia e provoca maggiori costi sociali contemporaneamente alla diminuzione di contribuzioni). Aumentando i costi fissi, non si possono diminuire le tasse; crollando la natalità e perseguendo al tempo stesso una politica di consumi, crollano i risparmi e la ricchezza finanziaria disponibile per investimenti.”

Già il prof. Colin Clark (1905-1989) aveva predetto i misfatti di un’economia a crescita demografica zero. Nel 1973 questo professore australiano di economia quantitativa dell’università di Cambridge, inventore del concetto di PNL (prodotto nazionale lordo), scrisse un libro, “Il mito dell’esplosione demografica”, con cui confutava tutte le teorie e le tecniche dimostrative neomalthusiane, ridicolizzando le previsioni catastrofiche di sfruttamento delle risorse ed esaltando, invece, la crescita della popolazione quale motore dello sviluppo, passato, presente e futuro. Non a caso, d’altronde, Cina e India hanno raggiunto livelli di produttività altissimi, pur essendo Paesi sovrappopolati.

Nell’enciclica “Sollecitudo rei socialis”, Giovanni Paolo II precisava: “Non si può negare l’esistenza, specie nella zona Sud del nostro pianeta, di un problema demografico tale da creare difficoltà allo sviluppo. E’ bene aggiungere subito che nella zona Nord questo problema si pone con connotazioni inverse: qui, a preoccupare, è la caduta del tasso di natalità, con ripercussioni sull’invecchiamento della popolazione, incapace perfino di rinnovarsi biologicamente. Fenomeno, questo, in grado di ostacolare di per sé lo sviluppo. Come non è esatto affermare che tali difficoltà provengono soltanto dalla crescita demografica, così non è neppure dimostrato che ogni crescita demografica sia incompatibile con uno sviluppo ordinato”.

Il fatto che il crollo dello sviluppo nel mondo occidentale sia dovuto alla non natalità diventa un fatto preoccupante, tanto che –sempre secondo Gotti Tedeschi– ci si inventa il tentativo di compensare tale crollo attraverso attività finanziarie e quindi anzitutto con la delocalizzazione, trasferendo tutte le produzioni in Asia, per riportarle al nostro interno a costi minori e con una maggior produttività. Ma ciò contribuisce ad impoverire il tessuto economico occidentale di imprese vive. Il sistema fiscale inquisitorio e vessatorio, poi, completa l’opera.

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