CRISI ECONOMICA: CINA VERSUS STATI UNITI

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mario-baldassarriIl senatore Mario Baldassarri (PdL) è fra i pochi politici ad avere le idee estremamente chiare sulle cause della crisi economica internazionale in corso. Non a caso prima di essere politico è stato economista di prestigio. Ottenuta la laurea in economia nel 1969, si è specializzato presso il Massachutts Institute of Technology seguendo gli insegnamenti di Franco Modigliani, Robert Solow e Paul Samuelson. Ancora trentenne ha ottenuto una cattedra universitaria, insegnando principalmente all’Università di Bologna come ordinario di Economia (1980-1988), per poi entrare nella facoltà di economia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ha insegnato anche all’Università di Torino e all’Università Cattolica di Milano. Negli anni Ottanta ha ricoperto per sei anni il ruolo di consigliere d’amministrazione dell’ENI, e per quattro anni quello di consigliere economico all’EFIM. Attualmente ricopre l’incarico di presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato.

In una sua recente intervista rilasciata al mensile di economia “Specchio economico” (n°2, febbraio 2009), Baldassarri delinea le origini dell’attuale crisi mondiale.

E’ evidente che la causa reale dello squilibrio è partita dagli U.S.A., non tanto con le “bolle” finanziarie ma con un fatto concreto: da oltre 10 anni quel Paese consuma il 6-7% in più di quello che produce, una quota che corrisponde al suo deficit con l’estero. Certamente gli Stati Uniti possono anche indebitarsi con l’estero: avendo una moneta internazionale pregiata, possono stampare dollari e pagare i debiti, ma questo fino ad un massimo del 3% del prodotto interno lordo, perché a tanto ammonta nel mondo la domanda di dollari per gli scambi. Se invece, come è accaduto, gli U.S.A. ne stampano un quantitativo pari al 7% e per 10 anni, alla fine l’ economia non resiste. Per alimentare questo consumismo esasperato sono nate prima la bolla della Borsa, poi quella dei mutui subprime; quindi non si è corretto lo squilibrio dei consumi, ma si è continuato a gonfiarlo oltre le reali possibilità dell’economia reale. Dunque per Baldassarri le ragioni della crisi vanno individuate in questo comportamento da “cicala” degli Stati Uniti, a cui è corrisposto, viceversa, l’atteggiamento da “formica” della Repubblica Popolare di Cina, che consuma molto meno di quanto produce e che ha reinvestito l’ingente risparmio accumulato proprio nell’ acquisto di titoli di Stato americani. Per di più, oltre ai titoli di Stato americani, la Cina da un paio d’anni ha cominciato a comprare in tutto il pianeta “pezzi di economia reale”, fac endo shopping soprattutto in Africa e in America Lat ina. Ovviamente con favorevoli ricadute anche politiche. Ma la Cina ha acquistato pure negli U.S.A. – per esempio l’IBM Computers – e solo quando ha tentato di accaparrarsi la terza compagnia petrolifera americana, Washington è dovuta intervenire per dire: “giù le mani dal petrolio”.

Insomma con il suo enorme risparmio la Cina può comprare tutto il mondo. E’ per questo, afferma Baldassarri facendo riferimento alle normali proiezioni, che fra 5 o 6 anni la Cina sarà la prima potenza economica.

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