DIARIO DI VIAGGIO NELLA TURCHIA DI BARTOLOMEO I E DEL PICCOLO GREGGE CRISTIANO. L’ULTIMA FATICA DI ALDO MARIA VALLI PER LE EDIZIONI PAOLINE (Corriere del Giorno, 28 luglio 2009, pag. 27)

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06h76In Turchia – terra natale dell’apostolo Paolo e dell’evangelista Luca – l a p opolazione supera i 70 milioni di abitanti ed è oggi nella quasi totalità musulmana. Della residua minoranza fanno parte circa 60.000 armeni ortodossi, 25.000 ebrei e meno di 3.000 greco ortodossi appartenenti al patriarcato di Costantinopoli. Sono questi tre i soli gruppi religiosi ai quali il governo riconosce uno speciale statuto di minoranza, interpretando in tal senso il Trattato di Losanna del 1923: uno statuto che peraltro non estende il riconoscimento legale alle gerarchie religiose. Al patriarca di Costantinopoli, in particolare, il governo non riconosce il carattere di patriarca “ecumenico” per l’intera ortodossia. Mancano statistiche precise, ma si stima che i cristiani in Turchia difficilmente superino i 100.000. I cattolici sarebbero circa 25.000, con sei vescovi; gli ortodossi di rito siriaco 10.000; i protestanti di varie denominazioni 3.000. Tutti gli esponenti di queste minoranze sono fortemente favorevoli all’ingresso della Turchia in Europa, che potrebbe comportare un miglioramento delle loro condizioni di vita. Oltre a mancare di un riconoscimento giuridico, infatti, tali minoranze sono impedite di costruire e persino di restaurare i luoghi di culto, di possedere edifici e terreni, di aprire scuole. Ai cristiani sono vietate talune cariche e professioni, in particolare quelle militari. La minuscola comunità greco-ortodossa è una delle più colpite da discriminazioni.

“La Porta accanto. Diario di viaggio nella Turchia di Bartolomeo I e del piccolo gregge cristiano” (Paoline, 2006, pagg. 143, euro 14,50) è il più recente volume di Aldo Maria Valli, vaticanista esperto – più volte al seguito di Giovanni Paolo II nei suoi viaggi-, nonché capo della redazione esteri del Tg3 e di recente  passato al Tg1.

Come recita il sotto titolo, il libro è il resoconto di un viaggio in Turchia, realizzato quasi in concomitanza con quel famoso discorso tenuto da Benedetto XVI all’università di Regensburg, che, facendo stato del dialogo culturale fra islam e cristianesimo, suscitò tante polemiche – e violenze – da parte del mondo islamico, tanto da costringere successivamente il pontefice a chiarire il proprio pensiero.

Un viaggio in Turchia dunque. Aldo Maria Valli si mette in cammino animato da intenti non esclusivamente turistici.  Un grande interrogativo lo accompagna: com’è possibile che la culla del cristianesimo neotestamentario, teatro di tutto il dibattito dogmatico della Chiesa delle origini, sia diventata terra di un’infima minoranza cristiana, per di più quasi totalmente straniera ? Che ne è dei cristiani di Turchia? (pag. 21). Perché proprio in Turchia si sono verificati efferati delitti contro la religione cristiana come l’assassinio di don Andrea Santoro ?

A tal proposito nella prefazione lo storico Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio) si chiede: “Sono realtà o solo fantasmi che riaffiorano da un passato ormai smarrito? Qualche volta si ha la sensazione di resti del passato e di ultimi rampolli di una famiglia che non ha domani. Non solo i grec i, ma gli armeni, i siriaci, gli assiri, ma anche i cattolici di vari riti, latini, armeni, caldei, siro-cattolici e infine i protestanti. Il lettore occidentale si perde tra le tante denominazioni cristiane o anche solo cattoliche. Eppure ogni comunità ha la sua tradizione teologica e liturgica, talvolta la sua lingua, la sua storia, spesso segnata da tanta sofferenza... “ (pag. 11).

Sì, la sofferenza: forse è proprio questo il tratto che più di tutti oggi accomuna tali brandelli di cristianesimo, ridotti al lumicino da decenni di persecuzione cruenta o strisciante, ma alla lunga insostenibile.

Ed ecco i numeri. All’inizio del ventesimo secolo i cristiani erano il 32% della popolazione, oggi sono meno dello 0,1%. Fino a 70 o 80 anni fa i cristiani si incontravano dappertutto in Anatolia. Erano una parte cospicua della popolazione. Poi le stragi della prima guerra mondiale, gli scambi di popolazione tra Grecia e Turchia, l’ostilità, l’emigrazione hanno fatto il vuoto. Oggi sono quasi scomparsi (pag. 14).

In Turchia per i cristiani non c’è stata solo la persecuzione cruenta (dal genocidio armeno del 1915 all’assassinio di don Andrea Santoro nel 2006).

La persecuzione può non conoscere la violenza del sangue, ma alla fine il risultato è lo stesso: l’eliminazione della presenza cristiana. Ecco di seguito taluni esempi di persecuzione “amministrativa”: “…La religione di appartenenza è registrata sulla carta d’identità e per chi cerca lavoro essere cristiano non è certo un vantaggio. La legge non vieta ad un musulmano di cambiare religione, ma quando questo avviene scatta la riprovazione sociale. La Chiesa cattolica non ha personalità giuridica, il che apre la porta ad infinite controversie nelle quali le parrocchie e le istituzioni cattoliche sono sempre in posizione di inferiorità e debolezza…Mi dicono che, per esempio, per un non musulmano acquistare un terreno è praticamente impossibile.” (pagg. 76-77). E’ naturale che con l’emigrazione – inseguendo il miraggio dell’Europa o degli Stati Uniti – le comunità si siano assottigliate fino a lasciare le chiese vuote. Per i governi nazionalisti e pan-islamici che si sono susseguiti è stato un gioco da ragazzi trasformarle in musei, dove oggi i turisti per entrare pagano il biglietto d’ingresso.

Resta il fatto che la Turchia si può considerare, dopo la Terra Santa, la seconda culla del cristianesimo. Ciò è sufficiente, secondo l’Autore e il suo principale interlocutore, il domenicano padre Claudio Monge, da anni missionario in Anatolia, a non abbandonare la speranza. La speranza del piccolo gregge evangelico, che deve e può giocarsi almeno due carte importanti: quella dell’ecumenismo, all’interno delle varie denominazioni cristiane; quella della carità che stupisce, dinanzi al mondo musulmano.

Ma anche a noi occidentali, suggerisce Andrea Riccardi, spetta un compito importante:  “E’ necessario…non dimenticare i cristiani di ieri e di oggi in Turchia, anche se non hanno i numeri e la forza per imporsi alla nostra attenzione…Per questo l’Autore fa compiere un viaggio tanto opportuno e affascinante tra la vita e la morte di questi cristiani turchi. Sicuramente non è un mondo da dimenticare e la memoria è già una premessa di futuro”.

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