GIOVANNI LINDO FERRETTI: UNA VITA DA RACCONTARE, DALLA RIVOLUZIONE A GESU’ CRISTO (di Omar Ebrahime e David Taglieri)

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Giovanni Lindo Ferretti
Giovanni Lindo Ferretti

Giovanni Lindo Ferretti è stata una delle voci storiche del punk-rock italiano tra gli anni Sessanta e Settanta: per un’intera generazione la sua musica (prodotta per il gruppo C.C.C.P.) è stata la colonna sonora della lotta sociale e politica condotta nelle piazze. Dalla rivoluzione socialcomunista a quella del Sessantotto. Ora, però a 60 anni compiuti, è arrivato il tempo dei bilanci e il messaggio dell’ex ribelle è dirompente: non sono i sistemi politici, nè tantomeno le rivoluzioni, a salvare l’umanità, ma solo Gesù Cristo. Il cantante si è raccontato nell’ultima rassegna di “Atreju” davanti a un pubblico decisamente incuriosito dal fatto che un leader storico della cultura antagonista più radicale arrivasse a mettere in discussione la sua vita e le idee di un tempo.

Interpellato sulla situazione odierna dell’Italia, e dell’Occidente in generale, Ferretti ha utilizzato la parola “sgretolamento” che a suo dire esemplifica meglio di altre il radicale passaggio critico che la società, un tempo cristiana, sta attraversando. Per secoli la civiltà cristiana si è costruita infatti attorno a due pilastri: la famiglia e la comunità. Oggi, invece, vediamo impotenti come i legami sociali e persino interfamiliari vanno sempre più allentandosi, indebolendosi e infine scomparendo. Cresce la ‘community‘ virtuale su internet ma evapora quella nella realtà dove aumentano invece le solitudini, i nuovi disagi e i ghetti. E pensare che quando era nato, all’indomani della IIª Guerra Mondiale, l’Italia era ancora un Paese largamente agricolo in cui i legami con il territorio e le tradizioni sociali erano molto sentite. Il cantante ha spiegato di essere cresciuto nell’Emilia ‘rossa’ che fa, oggi come ieri, nonostante la fine delle ideologie, della politica una vera e propria religione, e dove l’attivismo partitico assume toni letteralmente fideistici. Da ragazzo ci aveva creduto anche lui per un pò, prima di ricredersi e smettere definitivamente. Oggi dice che chi fa della politica una fede lo inquieta e lo spaventa. Come se il bagno di sangue dei totalitarismi passati non avesse insegnato nulla. La sua stessa conversione è iniziata a maturare quando ha conosciuto le vere storie dei contadini ucraini, come dei villaggi mongoli, sotto il socialismo reale sovietico. Una serie di crimini spaventosi e agghiaccianti, in gran parte mai raccontati, per cui mancano semplicemente le parole, più grandi di quelli che si diceva di voler combattere e che lo hanno spinto a cercare altre risposte. Poi, un periodo di angoscia e vuoto esistenziale, dovuto alla vita da rockstar vezzeggiata che faceva e che a un certo punto lo stava portando sull’orlo del baratro.

Così, si “è fermato”, interrogandosi in cerca di un senso più profondo, riscoprendosi affamato di Dio e di verità e gradualmente, cambiando amicizie, ha cambiato stile musicale a anche i testi delle sue canzoni, che sono diventati lo specchio della nuova vita (i C.C.C.P. nel frattempo sono diventati P.G.R., acronimo di “Per Grazia Ricevuta”). Infine, negli ultimi anni, il ritorno – anche geografico – alle origini: dopo la morte della madre, che ha accudito fino all’ultimo, Lindo Ferretti ha lasciato la grande città ed è tornato a vivere nella casa di famiglia, sull’Appenino tosco-emiliano, prendendosi cura della tenuta in cui era cresciuto da piccolo e degli animali domestici rimasti, cavalli soprattutto. Dopo una vita di utopie e ideologie é tornato, insomma, alla realtà: la stessa che a suo dire manca a troppi uomini pubblici e ultimamente persino a chi ricopre responsabilità di Governo, come chi vorrebbe cambiare i nomi di ‘madre’ e ‘padre’ sui documenti pubblici per negare le identità e gli ultimi dati di natura ancora rimasti in giro. Qualcosa che, ha concluso stizzito, se l’avessero fatto i giovani del P.C.I. ai suoi tempi sarebbero stati presi a schiaffi dagli stessi elettori. 


 

 

 

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