IL GRANDE IMBROGLIO (recensione a cura di David Taglieri)

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Piazza di Pietra, Teatro Adriano, Roma: il 27 settembre alle ore 18 ha inizio la presentazione del libro “Il Grande Imbroglio”, di Renato Brunetta (Marsilio, 2012).

Brunetta, già ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione del quarto governo Berlusconi, è editorialista del Sole 24 ore e de Il Giornale.

Viene introdotto da Giuliano Ferrara, uno degli intellettuali di punta del centrodestra italiano, e da un ospite di eccezione: Silvio Berlusconi, che – nel bene e nel male – non necessita di presentazioni.

Un’occasione per ripensare all’ultimo anno burrascoso, che ha visto l’alternarsi di due governi; il primo eletto democraticamente, ma alla fine inconsistente sia per la mancata compattezza interna sia per una stampa e per una politica internazionale sempre pronte a svergognare l’Italia.

Ferrara mette subito in risalto la maniera disinvolta dell’asse franco- tedesco di gestire la crisi economica, con diktat e imposizioni, laddove la Francia rivendica continuamente il suo ruolo di Paese leader e la Germania esige puntualità e rigore da parte di tutti, non trovando però delle soluzioni precise alla crisi.

In sintesi il direttore del Foglio ammonisce i liberali, se veramente si ritengono tali: non si può appoggiare il Governo delle banche, delle tecnocrazie, della pressione fiscale.

Bacchetta anche chi ha osteggiato Monti a prescindere, perché nel breve intervallo di sua competenza ha retto bene la crisi, e ha fatto pure cose buone; ha dimostrato ad esempio che Berlusconi non era il fattore-crisi, e per qualche mese ha garantito la pacificazione nazionale.

Prendendo la parola, Silvio Berlusconi ha fatto il punto riguardo alla propria gestione della cosa pubblica, consapevole dei risultati e delle riforme attuate (circa 40); ma anche tanta autoironia che cela preoccupazione sia per la crisi che per il futuro del centrodestra italiano, ad oggi senza un forte leader di riferimento.

Persa parte della sovranità nazionale -con l’introduzione dell’euro e con la conseguente fine del potere nazionale di stampare moneta-, Berlusconi ha fatto presente di essersi speso affinché la BCE divenisse un reale organo garante dei debiti dei vari Stati, specie di quelli più deboli.

A livello internazionale, però, gli sforzi italiani erano accompagnati il più delle volte da derisione e pregiudizio verso l’uomo Berlusconi, attaccato nella sua vita privata e poco giudicato su proposte e pensieri.

Inoltre la tanto decantata sobrietà del governo Monti non è andata di pari passo con i tagli reali e con provvedimenti meritocratici, che pure potevano essere effettuati perché non condizionabili da vincoli elettorali.

Poi Brunetta, che nel suo intervento ha parlato dei punti salienti del libro: innanzitutto le due direttrici che hanno confuso il governo Berlusconi in Europa: quella di Berlusconi, “sviluppista” contro l’asse Merkel-Sarkozy, e quella di Tremonti, rigorista senza sponde in Europa e in Italia.

E ancora: l’origine della crisi europea, il contrasto fra unione monetaria e Banca Centrale, incapace quest’ultima di garantire i debiti degli Stati dell’Unione; la mancanza di un governo europeo che coordinasse politica monetaria e di bilancio.

Poco coordinamento fra i Paesi, mancanza di un’anima economica, con l’egoismo dei grandi Paesi (Germania in primis) e l’egocentrismo dei piccoli che sprecavano o non utilizzavano al meglio gli aiuti ricevuti.

Brunetta parla di due Europa a velocità diverse, quella dei vincoli, e quella delle opportunità. Scrive: “Subire i primi e non cogliere le seconde è un modo per farsi male … Una politica saggia è in grado di vivere i vincoli come opportunità e trasformare le opportunità in punti di forza …”.

Analizza poi il flop del governo tecnico, che nasce con lo specifico mandato di incrementare la credibilità dell’economia italiana, promuovere l’azione dell’Italia in Europa e ridurre il debito pubblico.

A detta di Brunetta, però, siamo ancora lontani dalla portata di questi obiettivi.

Il saggio è anche una raccolta di articoli presi dal Giornale, dal Sole 24 ore e dal Foglio, che analizzano da un punto di vista tecnico-economico le ragioni scatenanti la crisi e la poca incisività dell’attuale governo.

Sia chiaro: la situazione non è semplice e la congiuntura è pessima, per cui forse oltre ai classici strumenti economici e politici bisognerebbe rimetter mano all’etica e alla pre-politica, perché la crisi economica finanziaria è generata appunto da enormi egocentrismi.

Per giudicare Monti e Berlusconi, due personaggi tanto distanti, serve equilibrio e competenza, senza ritenere uno Dio e l’altro il diavolo.

Anche la stampa europea ha tentato di distruggere dalla cartina la bella Penisola, con insinuazioni e supponenza.

Brunetta è tecnico, politico, giornalista, ideologo, un po’ di tutto, ma il tratto comune è la ricerca di una soluzione al disagio.

Una particolarità è data dalla differenza fra Tremonti e Brunetta, spesso coinvolti in vivaci contraddittori, entrambi provenienti dal vecchio partito socialista, il primo più favorevole all’azione dello Stato in economia, il secondo invece disponibile a sposare anche le teorie più liberal e monetariste.

“Il Grande Imbroglio”, quello secondo cui sarebbe proprio il Cavaliere all’origine del grande spread italico, è quindi un testo da non far mancare nello scaffale crisi ed economia.

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